Under The Sun – Under The Sun
Il disco risulta nel complesso davvero molto apprezzabile, mai noioso, né troppo ipnotico, né troppo pesante, un mix di ingredienti dosati con maestria
Il disco risulta nel complesso davvero molto apprezzabile, mai noioso, né troppo ipnotico, né troppo pesante, un mix di ingredienti dosati con maestria
The/Das amano definire la loro musica come “techno tenderness” e penso che l’espressione sia azzeccata: su basi elettroniche e minimali ma con un deciso piglio ritmico, la voce languida e carezzevole di Fabien Fenk vi farà lentamente muovere spalle e testa, senza farvi scomporre più di tanto.
Sicuramente ci deve essere una predisposizione dei paesi nordici verso la creazione di musica eterea, d’atmosfera, forse per via del clima, delle giornate che durano molto o molto poco e che in qualche modo ti condizionano l’anima.
Haley Bonar ci regala 9 tracce per un totale di poco più di mezzora di musica melodica, romantica e ironica, che trasmette freschezza e che allo stesso tempo nasconde un pizzico di cinismo.
Frederic Brown utilizza la fantascienza in modo molto semplice, di qui ne deriva una lettura molto snella e veloce.
Abominevoli distorsioni mentali che trovano soddisfazione in un sottobosco nascosto agli occhi di tutti, nel quale il “Lupo Cattivo” si muove con maestria e regna incontrastato
Un buon disco, molto vario: chissà come si comporteranno nella prova più difficile di un album intero e quale connotazione gli daranno.
Quindici minuti di ottima fattura che risultano equilibrati in tutti gli ingredienti.
“Hyperion” è tante sensazioni, tutte decisamente intense, un disco da ascoltare, ascoltare e riascoltare.
“La Dernière Renaissance” va assaporato con gusto, ad ogni ascolto si scardina lentamente la solidità di ogni singola nota e se ne carpiscono tutte le intrusioni cibernetiche ed elettroniche.
Il naturale si sovrappone e si mescola col soprannaturale, lasciando al lettore il piacere di completare a proprio piacimento alcuni aspetti volutamente non chiariti.
Un mix di country, folk e alternative rock americano genera un cocktail di emozioni soffuse e sommesse, ma intense.
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