The Embrooks – Terry and Julie / Heart Full of Soul 7″
The Embrooks – Che dire di più se non che, come ogni loro uscita, questo 7″ altro non è se l’ennesimo tassello imprescindibile di una carriera luminosissima.
La storia di In Your Eyes ezine nasce dall’ acquisto del sette pollici non poteva non esistere una sezione per questo oggetto di culto e non solo.
Fate girare i vs 7″.
The Embrooks – Che dire di più se non che, come ogni loro uscita, questo 7″ altro non è se l’ennesimo tassello imprescindibile di una carriera luminosissima.
Le detroitiane Shadow Show propongono infatti due brani di dream pop rasentante la psychedelia che faranno la felicità di chi ha amato gruppi come i Galaxie 500 o i Cocteau Twins.
I Right In Sight le hanno fatte proprie entrambe riproponendole rivitalizzandole sì in maniera stilisticamente stravolta, ma trattandole con grande rispetto.
Tornano a sfornare nuovo materiale, stavolta in formato 7″, i paladini della scena high energy rock ‘n’ roll scandinava Hellacopters, a due anni di distanza dall’ultimo studio album, “Eyes of oblivion“, disco che aveva segnato il comeback ufficiale dopo diversi anni di pause, reunion e lutti, lungo un percorso che proprio nel 2024 raggiunge l’invidiabile traguardo dei trenta anni. Il quintetto svedese (Nicke Andersson alla voce e chitarra; Dregen alla chitarra e cori; Dolf de Borst al basso e cori; Robert Eriksson alla batteria e cori; Anders “Boba” Lindström alle tastiere) che già si era divertito a fare uscire un Ep di quattro cover, “Through the eyes of The Hellacopters” (bonus tracks originariamente presenti solo sull’edizione in doppio cd dell’ultimo long playing) e nel febbraio di quest’anno ha ristampato l’Lp del 1999 “Grande Rock” (in versione sia originale, sia rivisitata e rimixata) ha rilasciato in formato digitale (mentre quello fisico è previsto dal 18 giugno in avanti, su Lightning Records) un nuovo singolo, “Stay with you“, a cui fa da contraltare, come lato B, la cover di un classico dei primi Cure, “Fire in Cairo“. Registrata, missata e masterizzata nella loro natia Stoccolma, e prodotto dallo stesso Nicke Andersson, “Stay with you” – stando a quanto raccontato dal suddetto membro fondatore del combo – è una canzone realizzata nel bel mezzo della lavorazione del gruppo al suo nuovo – e nono – album (di cui non si conosce ancora la data di pubblicazione) ed era stata inizialmente concepita per essere inclusa nel futuro lavoro sulla lunga distanza, ma il gruppo è rimasto così soddisfatto del risultato finale da decidere di realizzarla come singolo standalone, ricalcando un po’ il modus operandi dei Beatles. Il pezzo non si discosta molto dalle sonorità di “Eyes of oblivion“, ricalcando il mood di quel full length, a tratti arrivando a sembrare quasi una cugina di “Reap a hurricane” (il singolo di lancio del loro ultimo album) introdotta da una tastiera saltellante che apre la strada a una sferragliante cavalcata rock ‘n’ roll (in linea col trademark della band) in cui un efficace bridge sfocia in un ritornello a presa rapida che resta ben impresso nella memoria e prende velocità come un treno in corsa, con una accelerazione finale che può ricordare le atmosfere incendiarie di “City Slang” della Rendezvous Band di Fred “Sonic” Smith (una canzone, tra l’altro, già coverizzata anche dagli scandinavi in passato). Un brano che conquista al primo ascolto e che invoglia il ditino a pigiare spesso il tasto play per farlo risuonare. La b-side riguarda la reinterpretazione di un evergreen del post-punk e della dark music tutta che non ha certo bisogno di tante presentazioni, e l’ensemble riesce nell’intento di energizzarlo senza snaturarne l’essenza e restando fedele all’originale. Se queste sono le premesse, è lecito aspettarsi un altro grande R’N’R record dai ragazzacci stoccolmesi. The Hella-fucking-copters are coming back!
Child of Panoptes – Un Petit Morceau de Buvard 7″: avvolge l’ascoltatore nelle sue spire psychedeliche grazie agli intarsi di un organo ieratico e stordente se si tratti di un Voxx o di un Farfis
Esperienze psichedeliche e beat freak vi aspettano con il nuovo singolo dei Loons, High and Lonesome. Scopri il magico sound del garage rock.
Pronti alla bisogna per assolvere nel migliore dei modi tale irrinunciabile esigenza ecco qui per me e per noi tutti, direttamente da quel di Sheffield, i veterani e collaudatissimi Mourning After ed il loro 7″ licenziato in questi giorni dalla Rogue Records.
The Mike Bell Cartel: sul lato A trova posto Ain’t No High, un pezzo esplosivo che, grazie al mirabile suono del farfisa, può ricordare i Lyres..
Continua il percorso a ritroso dei Faz Waltz: percorso in cui, la ormai ultra decennale band canturina, scandaglia la storia del rock’n’roll.
Le Muffe You Fly Away: Lo fanno con questo 7″ che esce sotto l’egida di Area Pirata, un’etichetta che si conferma, al solito, costantemente “sul pezzo”.
Il singolo è un’occasione per celebrare due band fondamentali per la storia del punk italiano, e rappresenta un esempio di come la musica possa essere un potente strumento di comunicazione e di cambiamento.
Quando penso ad un Maharaja non mi viene in mente un sovrano indiano, ma Jinder Mahal, wrestler in auge qualche anno fa che, con poca modestia, soleva farsi definire the Modern Day Maharaja e mi pare che in fondo, il mondo del wrestling – ancor di più quello della lucha libre – e quello del rock’n’roll abbiano sempre avuto un forte legame: troppo sopra le righe e magnificamente baracconesco , una sorta di circo Barnum, quello che noi da bambini chiamavamo “catch”, per non affascinare vaste schiere di (garage) punkers. Direi però, che la band Les Maharajas, oggetto di queste mie righe, non abbia fatto il mio stesso ragionamento per scegliere il proprio nome, fosse solo perché si sono formati prima che il succitato lottatore calcasse le scene, ma non fa nulla… ogni scusa mi par buona per aprire le mie recensioni con romantiche, spesso ardite, elucubrazioni. Ok, ho capito, passiamo alle due canzoni che compaiono in questo singolo fresco fresco, edito dalla benemerita Rogue Records. Sul lato A trova posto Talkin’ to the Man un pezzo di puro glam-rock ben costruito e assi ben suonato. Si gira facciata e con (Let’s) Play House i ritmi si alzano un pochino finendo per lambire territori pub-rock pre settantasettini; anche in questo caso il brano risulta assai frizzante, dimostrando una verve che non tutti i gruppi posseggono. I Maharajas fanno parte, a pieno titolo, della grande scuola scandinava che, partendo dal garage revival e passando per l’high energy rock’n’roll, ha fatto della terra di Bjorn Borg un’ eccellenza mondiale di suoni che amiamo e sempre ameremo. Ah, Jinder Mahal in realtà è canadese; adoro il wrestling ed il rock’n’roll, sono due grandi truffe che aiutano a tenerci giovani. Les Maharajas Talkin’ To The Man by The Maharajas Tracklist: 1. Talkin’ To The Man 03:20 2. (Let’s) Play House 02:35
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