
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA – IGNORANCE IS BLISS
È proprio “ignoranza” il termine intorno a cui tutto ruota, e che più ci piace usare per definire e associare tutti coloro che “scelgono” di non leggere.
Confessioni di una maschera – nel momento in cui siamo costretti a crearci una falsa personalità per rispondere ad esigenze di inclusione sociale e nascondiamo quelli che sono i nostri reali sentimenti non possiamo che dirci complici e partecipi di una mascherata. questa rubrica è per chi sente la necessità di togliersi la maschera e mostrarsi per quello che è realmente.
È proprio “ignoranza” il termine intorno a cui tutto ruota, e che più ci piace usare per definire e associare tutti coloro che “scelgono” di non leggere.
Continuo a pensare che il male assoluto sia da far coincidere con la sovraesposizione da social network. La rete ci ha reso ancor più schiavi di quanto non fossimo già. E lo ha fatto facendoci credere che stessimo conquistando quella “libertà” che da sempre cerchiamo.
In altre parole: si può ancora parlare male di un disco oppure dobbiamo dire che escono solo dischi belli prima che qualcuno si incazzi?
È l’uomo, come sempre, la più grande delusione dell’anno. Lo diciamo da talmente tanto tempo che forse stiamo diventando stucchevoli nel nostro ripeterci.
Come ci accade costantemente negli ultimi trent’anni, da quando cioè la politica è diventata una dicotomica scelta, quasi plebiscitaria, tra chi stava con il magnate brianzolo, e chi stava contro, tagliando sistematicamente fuori ogni altra visione sociale del paese, abbiamo disertato le urne.
Pensare che qualcuno ancora non è riuscito a capire la differenza che c’è tra i social network e la realtà, è un qualcosa che mi annichilisce, sotto tutti i punti di vista. Non è ancora stato creato un antidepressivo in grado di aiutarmi a rialzarmi dalla catatonia che mi assale ogni volta che realizzo quanto sia radicata l’idea che i due contesti siano sullo stesso piano.
Mentre cerco di raccogliere le idee e convogliarle in un qualcosa che abbia un senso logico, l’occhio mi cade sul calendario e mi rendo conto che siamo in quel periodo dell’anno in cui dilaga sui social…..
Negli ultimi anni, e mi riferisco al periodo pre-pandemico, abbiamo assistito a mutamenti sociali e comportamentali che hanno stravolto il nostro stile di vita. Tra i tanti l’avvento del cellulare e la sua prepotente ascesa nella scala gerarchica delle nostre priorità, è quello che considero più pericoloso.
Confesso di sentirmi spesso ai margini, nelle conversazioni che, mio malgrado, mi ritrovo a dover sostenere nei rari momenti in cui interagisco fisicamente con gli altri esseri umani.
E non sarà e non potrà essere un “like” sui social network a pulire la nostra coscienza dalla totale assenza di empatia.
“C’è un tempo per vivere e un tempo per morire” – Il tempo passa ma continuiamo a vivere in una realtà dicotomica da cui pare impossibile discostarsi.
La nebbia che in questi primi giorni dell’anno è inaspettatamente calata sul Granducato è l’immagine perfetta per descrivere la situazione sociale sempre più triste in cui ci siamo insabbiati.
Questo è un negozio di prova — nessun ordine sarà preso in considerazione. Ignora