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Recensione : The Queen Is Dead Volume 100 – Vigil – Frank Never Dies – Ufomammut Nulla+ Nagual Kyoto

The Queen Is Dead Volume 100: Vigil, Frank Never Dies, Ufomammut, Nulla+, Nagual Kyoto.

Vigil - Frank Never Dies - Ufomammut Nulla+ Nagual Kyoto

The Queen Is Dead Volume 100 – Vigil – Frank Never Dies – Ufomammut Nulla+ Nagual Kyoto

Centesima puntata per questa rubrica nata dal desiderio e dalla speranza di proporre buona musica. Ringraziamo tutti quelli che ci seguono e per questa puntata torniamo a scrivere in italiano dopo le puntate in inglese su www.iyewebzine.com che vi invitiamo a seguire, e sulla quale torneremo. Questo centesimo volume  vedrà più bands del solito, speriamo sia di vostro gradimento. Grazie.

VIGIL

Album di debutto per gli americani Vigil, nati dalle ceneri degli Onera, intitolato con ragione “Desced to extinction”. Come abbiamo sentito e visto per altri dischi il tema dell’estinzione della razza umana è assai dibattuto negli ultimi tempi visti anche gli ultimi avvenimenti mondiali, ma forse l’estinzione è connaturata all’uomo, come lo è la nascita e la morte per noi.

I due fondatori del gruppo ed ex Onera Justin Christian al basso e chitarra e Craig Sima alla chitarra e ai sintetizzatori hanno fondato il gruppo per portare ad un altro livello la propria musica, rimanendo sempre molto pesanti ma introducendo anche elementi emozionali e melodie inedite. Sul lato pesantezza hanno avuto l’idea di introdurre nella formazione anche un secondo basso che rende un profondità notevole al loro suono, che scava davvero dentro, soprattutto grazie alla presenza dei bassi.

Il risultato è un disco veramente potente con pezzi tirati e di grandissima intensità, ci sono momenti di saturazione totale dello spazio sonoro, per un gruppo oche è unico e da ascoltare a volume smodato come direbbero in Balle Spaziali. Serio candidato al titolo di disco estremo dell’anno.


FRANK NEVER DIES

I romani Frank Never Dies nascono da un’idea del chitarrista Mirko Giuseppone già presente in gruppi rock e post grunge della capitale italiana, con la collaborazione ai sintetizzatori di Simona Ferrucci.

Poco tempo dopo raggiungono il gruppo il bassista Maurizio Troia e il giovane batterista Luca Zannini, ed entrambi portano nel gruppo le loro differenti esperienze musicali. Prima dell’uscita di questo secondo disco Troia esce dal gruppo e il suo posto viene preso da Francesco Papadia che suon anche con gli Stonewood. La loro seconda fatica “Red moon rising” esce per Argonauta Records ed è un meraviglioso disco di musica totale, un dipinto che diventa film per poi tramutarsi in poesia e quindi in visione, perché queste note costruiscono sempre qualcosa di differente come il caos.

Non vi sono generi predefiniti, dato che si spazia ovunque, ricercando sempre suoni diversi, sospesi tra la psichedelia, il post rock e soprattutto il sogno. I Frank Never Dies sono un gruppo che grazie ad una musica magica riesce ad evocare dimensioni differenti senza essere mai duri o affrettati, trovando sempre soluzioni sonore elegantissime e dolcissime per la mente dell’ascoltatore. “Red moon rising” è uno dei dischi più originali, piacevoli, gentili e ben suonati degli ultimi tempi.

Qui trovate musica e solo musica, quella musica che significa sognare e andare oltre. Un disco sussurrato, un sogno così dolce che a differenza di quelli che facciamo raramente nella notte e poi ci scordiamo questo possiamo risentirlo ogni volta che lo vogliamo.


UFOMAMMUT

Ritorno dei piemontesi Ufomammut con “Hidden” su Neurot Recordings e Supernatural Cat Records.

Il gruppo italiano non ha bisogno di presentazioni, essendosi conquistato da molti anni lo status di gruppo culto nell’ambito della musica pesante in quota stoner, doom, sl e psych. “Hidden” continua nel solco tracciato con gli ultimi dischi, continuando a ricercare infinite possibilità ed infinite atmosfere nella loro musica. Il disco ci porta come sempre in diversi universi, e gli Ufomammut usano una miriade di soluzioni musicali diverse per costruire passaggi musicali che sanno di infinito, forse con meno distorsioni rispetto al passato, dando più importanza alla globalità del suono, alla circolarità e ai bassi.

Nel corso della sua carriera il trio ha sempre ricercato cose diverse, sperimentando ed aprendo molte nuove vie musicali, riuscendo a far convivere tantissime cose differenti sotto l’ombrello della psichedelia.

Tutte le tracce di questo ultimo lavoro sono evocative e speciali, ma il nuovo corso del gruppo viene sintetizzato molto bene da un meraviglioso pezzo come “Mausoleum”, dove ‘è tantissimo del percorso sonoro del gruppo.

Dopo il cambio dello storico batterista Vita con Levre gli Ufomammut continuano a macinare musica e molto di più in maniera speciale ed unica e “Hidden” è uno dei diamanti più luminosi e preziosi della loro fantastica collezione.

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Ufomammut- Oro : Opus Alter
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NULLA+

Tornano i Nulla+ con “Mente captus” per These Hands Melt, nati nel 2015 per mano e strumenti di Paolo Lombardi che aveva in mente l’ottima idea di fondere assieme black metal, crust e hardcore. Il risultato è una miscela unica che dal 201 devasta i nostri padiglioni auricolari dal 2016 con il debutto “Stornelli distopici” per Symbol of Domination e Metal Throne Prod, proseguendo poi per arrivare fino ad oggi. “ Mente captus” è un titolo quanto mai azzeccato, è latino ed è l’etimologia originaria di mentecatto che letteralmente significa “catturato nella mente”, con il quale i romani intendevano una persona con limitata capacità intellettive a causa di una cattura della mente appunto.

In questo contesto i Nulla+ ci mostrano molto bene ed in maniera efficace che i mentecatti di oggi sono chi vive per i soldi e per loro devasta tutto, affetti, natura ed altre persone, argomento quanto mai attuale. I mentecatti sono coloro che detengono il potere, che lo usano e lo abusano.

Ogni canzone del disco esplora un aspetto diverso della follia e della devianza mentale, descrivendo attraverso un linguaggio musicale incredibilmente ricco e con testi molto belli gli abissi che abbiamo dentro. La musica dei Nulla+ è qualcosa di unico, fonde elementi dell’hardcore punk con black metal e crust, e in questo album c’è forse un po’ mendo black metal rispetto ai precedenti ma più hardcore brutto sporco e cattivo. Come i migliori gruppi hardcore del passato i Nulla+ riescono sempre a recapitare il loro messaggio, grazie ad una musica molto azzeccata che viaggia benissimo assieme ad un cantato in italiano notevolissimo. Il gruppo cambia marcia quando vuole e ci fa sentire tutto il loro spettro sonoro, per un risultato davvero raro.

Il disco piacerà ai metallari più hardcore, come a chi ama l’hardcore e ha una discreta apertura mentale, vero affresco di come la rabbia riesce sempre a portare avanti la ricerca musicale.


NAGUAL 

Ritorno discografico dei piacentini Nagual con “ And once the storm is over…” su Orzorock records, titolo ispirato ad un passaggio del libro “Kafka sulla spiaggia” del giapponese Harukami Murkami.

Il gruppo è nato nel 2006 composto da veterani della scena rock piacentina e del pavese, e la loro esperienza sonora ha un bel peso specifico nel loro suono. I Nagual hanno sempre portato avanti un discorso musicale incentrato sul rock, hard rock e prog, proponendo una formula molto valida e matura. Questo ultimo lavoro è un ottimo proseguimento di ciò che hanno fatto prima, con un impasto sonoro che si riconosce subito essere loro, molto emozionale e corposo come un buon vino, corroborato dal gioco vocale fra la voce maschile e quella femminile. Le tracce sono tutte coinvolgenti grazie ad un suono potente e al contempo dolce e melodico, dato che le linee melodiche qui sono molto importanti.

Le canzoni spaziano fra solide costruzioni di base hard rock e rock, con una forte influenza prog e anche qualche sprazzo blues.

I Nagual sono un gruppo del sottobosco musicale più solido e attivo, quella provincia che suona da tempo e suona molto bene, non facendolo di professione ma per passione, cosa ancora più difficile, ma a loro riesce molto bene. Il disco è dedicato alla memoria di Luigi ‘Betty Blue’ Milani recentemente scomparso, che ha militato con Not Moving e Timepills, e ancora nei Lilith and the Sinnersaints. Un lavoro fatto con cuore e competenza, con molta maestria ed arte per un suono che fa star bene ed è sempre piacevole, con un forte sostrato hard rock di classe.


KYOTO 

Ultimo disco per questo centesimo volume di The Queen Is Dead, e passiamo a qualcosa di totalmente differente rispetto ai dischi qui sopra. “Limes limen” è il disco di debutto di Kyoto per Garden of J, etichetta degli organizzatori del Jazz:Re:Found festival.

L’universo di questo disco è quello dell’elettronica sperimentale, parole furiose con un interessante cantato in italiano e urgenti su tappeti sonori composti da beatbox ed elettronica molto moderna molto originale ed ispirata a Arca e Fever Ray tanto per citarne alcuni.

La miscela sonora di Kyoto è un qualcosa di totalmente nuovo in Italia, oscuro e catartico, con suoni prodotti molto bene e che raggiungono molto bene il loro obiettivo.

Kyoto al secolo Roberta Russo cresciuta fra Monza e Bari ha delle idee molto precise ed originali, e con la complicità nella composizione di Totò Renzulli di Truemantic sviluppa dei tunnel elettrici, wormhole che fanno sbucare l’ascoltatore da tutt’altra parte rispetto al punto di partenza. Il tutto è potente, diretto e al contempo elegante e ben confezionato, con idee molto valide e un amalgama fra parole e suoni inedito in Italia, una ventata di aria fresca e di sguardo teso al cielo e a percorsi musicali ancora inediti, un ottimo inizio.

 

 

 

 

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