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Recensione : Lilith And The Sinnersaints – The Black Lady And The Sinner Saints

Lilith And The Sinnersaints - The Black Lady And The Sinner Saints: (ALPHASOUTH RECORDS 2008) : dopo quasi dieci anni di temporaneo abbandono delle scene, dai tempi di "Stracci", torna Lil...

Lilith And The Sinnersaints – The Black Lady And The Sinner Saints

(ALPHASOUTH RECORDS 2008) : dopo quasi dieci anni di temporaneo abbandono delle scene, dai tempi di “Stracci”, torna Lilith accompagnata dai Sinner Saints ,ovvero Tony Face Baciocchi (a.k.a. il marito di Lilith e figura storica del mod italiano), Betty Blue e Massimo Vercesi. I brani sono classici del rock, o nuove composizioni, ma il disco nasce come testimonianza di un patrimonio artistico da offrire alle nuove generazioni, e questi signori insieme a questa splendida signora, hanno molto da raccontare. Il primo pezzo è un intro che apre l’album, segue poi “Mumbo Jumbo Talking Blues” pezzo offerto a Lilith dai Santo Niente, e parla di voodoo e riti pagani, su un incalzante tappeto ritmico la black lady si attornia di demoni ai crocicchi delle strade, se andate in un incrocio a mezzanotte potrete barattare la vostra anima per chissà cosa, come fece Robert Johnson.

“Hammer Ring” è un canto carcerario riarrangiato in chiave blues rock molto attuale, Lilith e compari rendono molto bene una grande capacità del blues, quella di essere molto malleabile per ottenere pezzi sempre diversi, come un ottimo legno che si piega alle mani sapienti di un appassionato falegname. La quarta traccia è una cover degli Stooges da “Raw Power”, forse uno dei migliori dischi rock di sempre; qui si precipita all’inferno dei clubs da quattro soldi, tra fumo e puttane, stringiamo la mano alla piccola iguana e lasciamoci guidare dalla nera signora piacentina in uno stretto giro di morte e piacere. In questo pezzo al piano c’è Paolo Apollo Negri, già nei sottovalutatissimi Link Quartet. Il seguente pezzo Lilith è in compagnia di Giovanni Ferrario, padre dei Micevice, Sepiatone e collaboratore di Hugo Race, qui la voce accarezza l’acqua violacea di uno stagno in una notte di mezzo autunno, tutto si confonde, solo la sua voce c’è. In “Cousin Martino” si torna all’antico, arriva il vecchio compare Dome la Muerte e insieme a Lady Casanova si esibiscono in un bluesaccio con Maurizio Curadi alla chitarra e al banjo, e la meraviglia ritorna. Tav Falco dona “Secret Rendez Vous”, una sorta di cospirazione della bellezza e della gioia, languidamente rese da un tango, triste y final, como solo el tango puede ser. Il settimo sigillo è uno sconosciuto brano dei Stranglers, veloce e tranchant, e Lilith fà capire anche a chi non c’era, cosa faceva un bel pò di anni fà. Un altro regalo, “Something Happens For The First Time”, giunge dai Julie’s Haircut, che di melodia se ne intendono e molto; si increspa l’onda e la voce continua a guidarci, forse potrebbe essere Nina Simone che diventa indie, o forse qualcosa succede per la prima volta e poi basta. E questo è anche l’ultimo pezzo del concept album, che si chiude con “The Sinner Lady”, una ninna nanna per piccoli demoni che si annidano tra i denti di un pianoforte. Ma i demoni non conoscono le bonus tracks, e quindi avanti con François Cambuzat (ogni tanto ritorna pure lui), con la cover in inglese di “Les Feuilles Mortes” di Jacques Prevert uno che di soliloques desesperèe se ne intendeva, le foglie si staccano dagli alberi al passare della brezza, soffiata dalle labbra di una dolcemente immanente signora, insieme a un flauto preso in prestito dal dio Pan. Il tredicesimo pezzo è un cantato in dialetto piacentino, che parla della durezza di terre ed animi, concetti ormai persi, rimane lo struggente addio di una civiltà che non rivedremo mai, pezzo di una dolcezza che atterrisce, oltre la culla c’è il coltello. A chiuder pure il bonus c’è “Grazie alla Vita” di Gabriella Ferri, immenso inno alla vita e al corpo legato ad uno spirito già sconfitto, a mio modesto parere è un grandissimo pezzo, l’adoro alla follia, Gabriella mertava maggior fortuna, questo è un chiaro invito a scoprire l’opera della Ferri.
Lilith ci regala uno scrigno di gemme preziose, un disco eccezionale, una testimonianza di classe. Soprattutto fà capire cosa voleva dire Pitagora quando parlava di catarsi della musica, Lilith ti cava emozioni, strappa sorrisi, godimenti e lacrime, ci si rotola con lei ,si cammina ma si può anche esserne sconfitti, perchè Lilith è la Grande Madre.

Lilith è il demone femminile della religione mesopotamica associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. La figura di Lilith appare inizialmente in un insieme di demoni e spiriti legati al vento e alla tempesta, come è il caso nella religiosità sumerica di Lilitu, circa nel 3000 a.C. Vari studiosi datano l’origine verso il 700 a.C.[1]. Lilith compare nell’insieme di credenze dell’Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di Re Giacomo. Secondo la tradizione della cabala, è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente ad Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell’immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e dotata degli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria.
Alla fine dell’800, in parallelo alla crescente emancipazione femminile nel mondo occidentale, la figura di Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene posta a fianco di simboli come quello della grande Madre. (da Wikipedia)

www.alphasouth.it
www.lilithandthesinnersaints.com

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