Dear Baby Deer – Tryst
Il nuovo ep di Gianluca Spezza, scivolando delicato, cambia pelle diverse volte e non stanca mai
Il nuovo ep di Gianluca Spezza, scivolando delicato, cambia pelle diverse volte e non stanca mai
I loro undici brani, sempre costruiti a partire da synth, tastiere, elettronica e melodie decisamente accattivanti, stringono l’occhio agli anni ’80 più solari e vacanzieri, conquistando l’ascoltatore con il loro animo intrigante
Un buon lavoro che si lascia ascoltare svariate volte , ma che, per diventare anche fondamentale, deve ancora trovare quel particolare che lo renda riconoscibile fra mille
Non concedendosi alcuna sbavatura e unendo le radici folk/blues con quelle slow core, si rivela fin da subito molto intrigante e coinvolgente
I nove brani dell’album danno vita a un ampio paesaggio pop fatto di delicatezza ed emozione
Un disco che si lascia ascoltare più che volentieri, ma che risulta fin troppo compatto e figlio del suono di Paolo Benvegnù
Pur non inventando nulla di nuovo (anzi, la mano di Paolo Benvegnù si sente con facilità), riescono a farsi notare grazie al loro sound (spesso malinconico) e alla cura posta nel sviluppare melodie e arrangiamenti
Il sound proposto, anche se facilmente catalogabile come derivativo, dimostra di aver carattere e personalità, catturando l’attenzione ad ogni occasione
Un album essenziale e sintetico che fa della sua notevole capacità di trasmettere emozioni il suo punto di forza
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