Who Dies In Siberian Slush – We Have Been Dead Since Long Ago
Secondo uscita su lunga distanza per i moscoviti Who Dies In Siberian Slush, dopo il buon esordio “Bitterness Of The Years That Are Lost” datato 2010.
Secondo uscita su lunga distanza per i moscoviti Who Dies In Siberian Slush, dopo il buon esordio “Bitterness Of The Years That Are Lost” datato 2010.
Un disco gradevole ma francamente ho seri dubbi che possa entrare a far parte dei titoli che verranno ricordati alla fine di questo 2013 ed è un peccato, perché i Beissert sembrerebbero avere i numeri e l’esperienza necessaria per fare molto meglio di così.
Se si prova ad ascoltare un disco come questo senza sapere nulla dei loro autori, potrebbe risultare sorprendente scoprire che questi non provengono dal profondo sud degli Stases, bensì dalla molto più vicina a noi Bassa Padana; in questo caso, quindi, il Po diventa il Mississippi (o viceversa) in un accostamento che si rivela tutt’altro che azzardato
Massive Blast – Out Of The Garage: I Massive Blast provengono da Guidonia e con Out Of The Garage danno alle stampe il loro primo Ep c…
Splendida prova di post metal dal grande impatto psichico ed emotivo, questa esibita dagli elvetici When Icarus Falls.
I baresi Godyva sono una delle realtà più consolidate della scena gothic della penisola e questo loro ultimo lavoro ne rafforza lo status mostrando peraltro interessanti elementi di discontinuità rispetto al passato.
“Imperfect Dichotomy” è vivamente consigliato a chi apprezza il prog metal meno cervellotico, e va semplicemente ascoltato e riascoltato per apprezzarne le sfumature che si celano al suo interno.
Proposta piuttosto strana, non tanto dal punto di vista prettamente musicale, quanto per le modalità particolari, questa dei russi Decay Of Reality.
Buona la prima per i Der Geist, dunque; teniamo d’occhio questi ragazzi che dimostrano, con “The Pain We Don’t Feel”, di possedere le carte in regola per ritagliarsi un posticino di riguardo nel panorama metallico italiano.
“Aeneid” è un disco senza punti deboli che riporta all’attenzione degli appassionati un’altra ottima band italiana
Human Tides: Black Light Inception è un lavoro nel quale la ritmica del death di matrice scandinava si amalgama in maniera mirabile con melodie di rara bellezza e, in certi casi, dallo struggimento prossimo al doom.
Cosa si può dire di un disco che, immagino volutamente, è stato registrato in maniera tale da rendere pressoché inintelligibile la musica in esso contenuta?
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