LIBERI di LEGGERE
“Il tallone di ferro” di Jack London, edito da Feltrinelli
Pubblicato nel 1907, questo romanzo di Jack London rappresenta un esempio insuperato di chiaroveggenza sui destini della società capitalistica. “Il tallone di ferro” è uno dei più allucinanti e veridici affreschi della società dominata dal profitto, dipinta nella sua durezza senza scampo, nella sua oppressione generalizzata, nei suoi inevitabili sbocchi di violenza e massacro. London, con largo anticipo, prevede la prima guerra mondiale e gli esiti che avrebbe avuto: la svolta fascista.
Nel romanzo, il profeta di tutto questo è Ernest Everhard; a questo personaggio memorabile deve il suo nome di battesimo Ernesto Guevara de la Serna, più noto come Che Guevara.
Potrete leggere passaggi come questi:
• C’è un’altra maniera per squalificare i metafisici, giudicarli dalle loro opere. Cosa hanno fatto per l’umanità oltre a tessere aeree fantasie e scambiare per divinità la propria ombra? Riconosco che hanno aggiunto nuovi motivi all’allegria del genere umano, ma quale bene tangibile hanno mai apportato? Hanno filosofato, scusatemi la parola di cattivo gusto, sul cuore come sede delle emozioni, mentre intanto gli scienziati studiavano la circolazione del sangue. Hanno declamato sulla peste e sulla carestia, considerandoli flagelli di Dio, mentre intanto gli scienziati costruivano silos e risanavano gli agglomerati urbani. Descrivevano la terra come centro dell’universo, mentre gli scienziati scoprivano l’America e scrutavano lo spazio per scoprirvi le stelle e le leggi degli astri. Insomma, i metafisici non hanno fatto assolutamente niente per l’umanità. Han dovuto indietreggiare passo dopo passo davanti alle conquiste della scienza, ma appena i fatti scientificamente accertati rovesciavano le loro spiegazioni soggettive, ne fabbricavano altre su scala più vasta per spiegare appunto i fatti accertati. E così, senza dubbio, continueranno a fare sino alla fine dei secoli. Signori, i metafisici sono impostori. Fra voi e l’esquimese che immaginava dio come un mangiatore di grasso vestito di pelliccia, c’è solo una differenza di qualche migliaio d’anni di fatti accertati. Tutto qui.
• “Oggi la chiesa non insegna la dottrina di Cristo,” rispose Ernest. “Per questo gli operai non vogliono niente a che farci. La chiesa approva la terribile brutalità, la ferocia con la quale il capitalista tratta la classe lavoratrice.”
• L’indiano selvaggio è meno crudele e meno implacabile della classe capitalistica.
• (…) sono semplicemente uomini d’affari. Non sono filosofi, non sono dei biologi o dei sociologi: se lo fossero, tutto procederebbe meglio, naturalmente. Un uomo d’affari che fosse nello stesso tempo versato in queste scienze, saprebbe più o meno cosa occorre all’umanità. Ma anche tolti dal loro dominio commerciale, questi signori sono stolti. S’intendono solo d’affari. Non comprendono né il genere umano né il mondo, e tuttavia si erigono a arbitri della sorte di milioni di affamati e di tutta la massa umana. La storia, un giorno gli farà una gran risata in faccia.
• I vostri cuori sono duri come i talloni con i quali calpestate i poveri. Perciò miriamo alla conquista del potere. (…) come la vostra classe ha abbattuto la vecchia nobiltà feudale, così sarà abbattuta dalla mia classe, dalla classe dei lavoratori.
• I rapidi mutamenti del nostro sistema industriale ne provocano altri, non meno rapidi, in tutte le strutture religiose, politiche e sociali. Una rivoluzione invisibile e formidabile si sta preparando nelle intime fibre della nostra società. Queste cose s’avvertono solo vagamente, ma sono nell’aria, oggi, adesso. Si sente incombere qualcosa di vasto, vago, pauroso. La mia mente si rifiuta di prevedere la forma nella quale questa minaccia diverrà realtà.
• È un vecchio trucco, come la lotta di classe, che consiste nello scegliere i propri capitani togliendoli all’esercito del nemico. Poveri lavoratori eternamente traditi! Sapessi quanti sindacalisti, in passato, sono stati comprati così! Costa meno, molto meno assoldare un generale, che non affrontarlo con il suo esercito e combatterlo.
• La stampa quotidiana? Un trucco continuo.
• Quando ogni paese si troverà in possesso di beni in eccedenza inconsumabili e invendibili, il sistema capitalistico crollerà sotto l’enorme peso dei profitti che ha accumulato.
• (…) gli uomini politici sono dei lacchè.
• E non dimenticate che la stampa, il pulpito e l’università manipolano l’opinione pubblica, stabiliscono il clima mentale del paese.
• Mio padre fu marchiato come anarchico e nichilista (…). Venne aspramente attaccato da tutta la stampa, in lunghi e spietati articoli, per la sua anarchia e furono fatte allusioni a una sua incipiente follia. Questa tattica, ci informò Ernest, non era una novità da parte della stampa capitalistica, che inviava di solito i suoi cronisti a tutte le riunioni socialiste, con l’ordine di alterare e svisare ciò che veniva detto, per spaventare la borghesia e distoglierla da ogni idea di una possibile unione col proletariato.
• “Cristo disse al giovane ricco di vendere tutto ciò che possedeva,” disse Ernest, con amarezza. “Il vescovo ha obbedito al comando, e è stato rinchiuso in un manicomio. I tempi sono cambiati dall’epoca di Cristo! Oggi il ricco che dà tutto al povero è un pazzo. Non ci son dubbi al riguardo. È il verdetto della società”.
Volete sapere qualcosa di più di questo libro? Pare che “Il tallone di ferro”, che in più periodi ebbe la funzione di una piccola bibbia popolare del socialismo scientifico, capitò anche nelle mani di Mussolini e influenzò non poco la sua formazione, tanto che egli non lo dimenticò quando fu al potere, vietandone la ristampa e la diffusione.
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