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Recensione : The Budos Band VII

a The Budos Band, gioiello newyorchese di funky, jazz, soul, afrobeat e doom, sì doom avete letto bene, ascoltare per credere.

Primo disco sulla propria etichetta Diamond West Recordings dal titolo “VII”, come sette sono i dischi in studio della The Budos Band, gioiello newyorchese di funky, jazz, soul, afrobeat e doom, sì doom avete letto bene, ascoltare per credere.

Dopo venti anni con la Daptone Records il gruppo ha sentito il bisogno di prodursi e di pubblicarsi da solo, dato che ha giustamente avvertito il fatto che la loro direzione musicale si stava allontanando molto da quella della Daptone, e la separazione è avvenuta in maniera pacifica. “VII” è una nuova evoluzione nel suono unico del gruppo, un ensemble che in tre minuti e mezzo mette più elementi che altri gruppi in tre dischi. Il suono del gruppo è una peculiare unione fra jazz, funky, soul e una visione doom della canzone, perché i loro pezzi sono jam che si espandono in continuazione, come gas nell’universo, prendendo ora una forma, ora un’altra.

Percussioni, chitarre, basso che viaggia divinamente, batteria, fiati e un taglio analogico del suono che rende il tutto molto caldo e accogliente.

Il lavorio sonoro dei The Budos Band è un’esplorazione profonda delle possibilità del suono e un lavoro molto preciso di ingegneria sonora, pur mantenendo una fortissima impronta di libertà sonora, libertà che si unisce ad una creatività sterminata. “VII” è il passo definitivo verso l’infinito, il viaggio senza ritorno della navicella newyorchese nei meandri del suono, riportandoci indietro testimonianze del loro viaggio sotto forma di splendide composizioni.

Il groove continuo che anima questo disco è frutto della volontà di andare oltre i generi e oltre i pregiudizi sonori, per fare un esempio ci si aspetta che il funky suoni in una certa maniera, e qui c’è la rivelazione che il funky può essere sonicamente stravolto e funzionare molto meglio che nel contesto ortodosso.

Qui i fiati vengono usati come se fossero chitarre, e le loro linee sono riffs impetuosi che aprono alle divagazioni del resto del gruppo. Il tutto è. e deve essere strumentale, qui la voce sarebbe addirittura qualcosa di deleterio, un di più. Un altro elemento fondamentale del suono del gruppo è l’organo, quello sì veramente doom nel senso di immanenza e di grandiosità. Il percorso artistico di questo gruppo unico per originalità e ricerca musicale si muove ancora in avanti con questo disco, che diventerà una pietra miliare nella loro discografia, e un appunto di viaggio per un qualcosa che non si ferma, un’avventura sonora in continua mutazione.

Al centro di tutto ciò c’è il ritmo, la musicalità espressa in forme diverse, ma se chiudi gli occhi mentre li ascolti senti che c’è sempre un cuore ritmico pulsante unico, un motore prima che viene espresso sotto forme differenti ma è sempre quello ,e qui batte fortissimo.

La meraviglia si rinnova, ancora una volta.

The Budos Band VII

The Budos Band VII Tracklist

1. Thrice Crowned 03:07
2. Overlander 02:52
3. Night Raid 02:19
4. Lair of 1000 Serpents 02:09
5. Kudzu Vine 02:20
6. Sharky’s Delight 01:51
7. Curse of the Ivory Fang 02:35
8. Behind the Black Curtain 03:05
9. Escape From Ptenoda City 01:56
10. The Strigoi 03:24
11. Mean Streets 02:20

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