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Recensione : The Queen Is Dead Volume 151 – Prince Far I, King Size Dub, Speng bond/Domino slims

Edizione totalmente in levare, partiamo dalla ristampa del fondamentale "Psalms for I" di Prince Far I, per poi festeggiare i primi trenta anni dell'etichetta digidub Echo Beach Records, per poi finire in bellezza con il nuovo dodici pollici della Jahtari Records, inna Jahmiga styla.

Prince Far I, King Size Dub, Speng bond/Domino slims

Edizione totalmente in levare, partiamo dalla ristampa del fondamentale “Psalms for I” di Prince Far I, per poi festeggiare i primi trenta anni dell’etichetta digidub Echo Beach Records, per poi finire in bellezza con il nuovo dodici pollici della Jahtari Records, inna Jahmiga styla.

PRINCE FAR I

La Lantern Editions ristampa su vinile “Psalms for I” il debutto discografico di Prince Far I, registrato nel 1975 e pubblicato nel 1976 dalla Carib Gems,  è stato ristampato su CD nel 1994 dall’etichetta tedesca Fotofon e successivamente nel 2002 dalla Pressure Sounds, quest’ultima edizione includeva una traccia bonus. ​Prince Far I è una figura chiave dell’unione del toasting deejay con il dub e il rastafarianesimo. “Psalms for I” è un disco inciso con la sua particolarissima voce che doveva portare i salmi della Bibbia a chi non sapeva leggere, un’opera di divulgazione cristiana, ed è un disco fondamentale per il reggae giamaicano, dato che fissa in pratica un vero e proprio genere. Nato a Spanish Town nel 1945 con il nome di Michael James Williams, comincia come dj nel soundsystem Sir Mike The Musical Dragon, per poi diventare membro della sicurezza allo studio di Joe Gibbs, poi si inserisce nelle registrazioni allo Studio One, diventando noto con il soprannome di King Cry Cry, dato dalla sua abitudine di piangere quando si arrabbiava.

Un giorno per caso, come capita spesso nella storia della musica giamaicana, King Stitt non partecipò ad una sessione di registrazione e Coxsone Dodd gli chiese di incidere, e rimase favorevolmente impressionato dal suo stile, tanto da proporgli di fare un disco che diventerà poi questo che stiamo ascoltando. La sua voce, rinominata voce del tuono, diventò una delle più conosciute in Jamaica e non solo, e il canto di Prince Far I fu una delle particolarità del reggae per anni, influenzando molti gruppi come i Clash che lo citeranno in “Clash city rockers” e altri gruppi, e anche la fondamentale etichetta visionaria On-U Sounds verrà pesantemente influenzata dal suono di Prince Far I. “Pslams for I” è un disco in bilico fra toast reggae e dub, anche se lo stesso Prince Far I non ha mai amato la definizione di toasting.

Il gruppo che suona in questo disco sono gli Aggrovators, semplicemente una delle migliori backing band della storia del reggae. Il disco è molto bello, evocativo e profondo senza però dimenticare il divertimento implicito nel suono del reggae, ed è un disco molto importante per chi vuole comprendere a fondo questo suono, ed è un lavoro molto amato anche dagli amanti di altri generi musicali.

Purtroppo la carriera di Prince Far I, che ci ha lasciato altri dischi assai notevoli, viene stroncata dall’omicidio di Prince Far I il quindici settembre del 1983, quando sconosciuti fecero irruzione in casa sua e gli spararono, si dice per una disputa su soldi o altro, Prince Far I morirà in ospedale, mettendo fine ad una carriera unica e che possiamo cominciare a gustare con questa ristampa in vinile del suo primo capolavoro.

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ARTISTI VARI, KING SIZE DUB HAMBURG

Quale miglior modo per festeggiare i trenta anni dell’etichetta tedesca Echo Beach che pubblicare un doppio disco dedicato alla sua patria Amburgo, con tantissime canzoni uscite negli anni per questa referenza nel campo del dub e dell’elettronica ? La Echo Beach è una di quelle poche etichette illuminate che spazia in tanti generi, con lo scopo di sperimentare e di poter offrire una proposta musicale variegata e di qualità ai suoi ascoltatori. che diventano esploratori sonori. Il fondatore Nicolai Beverungen di Amburgo fortemente legato alla sua città, fondò questa etichetta per diffondere il dub in tutte le sue accezioni, e negli anni ha pubblicato quattordici volumi della raccolta “King size dub” che è diventata una referenza fondamentale per il dub e per l’elettronica.

Negli anni la Echo Beach ha collaborato con l’etichetta inglese Blood & Fire nella scelta e nella pubblicazione di gemme rare del reggae anni sessanta e settanta. Inoltre Nicolai ha fatto decollare la carriera del fenomeno reggae dancehall di Berlino Seeed, che in Germania ha numeri pazzeschi, dato che la dancehall in Germania è un genere molto più popolare che da noi. La Echo Beach ha cominciato con la diffusione del digidub, un sottogenere del dub che vede una fusione molto penetrante fra elettronica moderna e dub, una tendenza che nacque in Inghilterra negli anni ottanta e novanta per poi diffondersi nel mondo.

In questi lussureggianti due cd, due vinili o dischi digitali dedicati alla città di Amburgo che è un vivace polo culturale e tanto altro, potrete sentire una varietà infinita di declinazione del dub che si incontra con una miriade di altri generi, per esempio la traccia finale del secondo disco è un rifacimento pazzesco d “I & I survive” dei Bad Brains fatto dai Kein Hass Da e remixato in digidub, e d è meraviglioso. In questa raccolta sentirete moltissimo la lingua tedesca, dato che in Germania la scena reggae dub dancehall si esprime quasi esclusivamente in tedesco e la lingua teutonica funziona benissimo.

Dub post punk, two step, house, Lee Perry, dancehall dub, hip hop, sono solo alcune delle meraviglie che potete gustare in questo giardino delle delizie. Trentasei canzoni che esplorano uno spettro davvero ampio che parte dal dub digitale per andare verso l’infinito musicale, perché qui le possibilità sono infinite ed è davvero un’esplorazione continua. La Germania è da tanto tempo che segna una rotta originale e particolare nei territori del reggae, dub e dancehall, e la Echo Beach è una parte importante e notevole di questo percorso, e qui la sentiamo nel suo massimo splendore, anche attraverso un sentito omaggio alla città di provenienza che è Amburgo, una città dalle dinamiche musicali particolari, e non solo quelle musicali. Una pietra miliare nella discografia di una etichetta unica, e un doppio disco che fa conoscere ed apprezzare molti artisti che meritano tantissimo, come la scena tedesca della musica in levare che è un universo tutto da scoprire. Elettronica, dub e tantissimo altro.

 

SPENG BOND/DOMINO SLIMS

Nei primi giorni di luglio uscirà questo dodici pollici per la collana Jahmiga della Jahtari Records, emerita etichetta tedesca di digital reggae, digital dub e tanta gioia. Si comincia con la Speng Bond, un veterano della scena dancehall inglese, con all’attivo fra le sue mille cose anche un singolo con gli UB40, ha suonato in diversi concerti con gli Steel Pulse e da anni ha il suo soundsystem Blessedluvmuzik con base a Reading, e molto attivo in Inghilterra. “Empress” è un pezzo con una base clamorosa jazz funk prodotta dai losangelini Disrupt e Dubsworth, una base che insieme alla voce di Speng Bond diventa un clamoroso gancio in bilico fra dancehalle jazz, addentrandosi quasi in territorio house, per un pezzo che spopolerà sul dancefloor. Speng Bond è un’enciclopedia della dancehall e ce lo dimostra in un pezzo come questo, e il tappeto sonoro è sinuoso e molto originale.

Come ogni pezzo reggae che si rispetti dopo “Empress” troviamo “Empress dub”  che viene prodotta dalla Jahtari Riddim Force, un commando di pronto intervento che porta dub di altissima qualità, come in questo pezzo, dove le meravigliose linee di basso del pezzo originale diventano i portali per entrare in altre dimensioni della musica in levare, perché qui il reggae assume altre forme e altri siginficati, e anche il dub è differente da quello canonico.

Nel lato b troviamo poi Domino Slims che canta sontuosamente “My song (don’t talk to me now)”, un pezzo con un andamento molto funk, che sfocia anche in alcuni passaggi house in vecchio stile, con Domino Slims che dichiara il suo sconfinato amore per la sua canzone preferita, e ci sono momenti di disco dance notevole in questo pezzo, che conferma ancora come in casa Jahtari non si faccia solo musica in levare, ma si vada ben oltre.

Dopo questo pezzo arriva ovviamente la versione in dub ad opera della Jahtari Force Riddim, “My song dub” è un viaggiare nelle stesse coordinate sonore del pezzo originale, andando a studiare più fondo quella linea di basso che scava fossati, con l’aggiunta di un tocco di polvere spaziale ad opera di Kimchi Shocka, per un effetto molto valido. Un dodici pollici dal tasso ritmico altissimo, due pezzi di grande bellezza che ci portando nella dancehall, nel jazz, nel funk, nel dub, nella house e ancora più sù, ennesima gemma di un’etichetta che non smette mai di stupire.

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