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Recensione : The Queen Is Dead Volume 52 – Gwendydd \ Local Suicide \ Mizula \ Le Zoccole Misteriose

Gwendydd \ Local Suicide \ Mizula \ Le Zoccole Misteriose : sorpresa arriva dalla Bulgaria un disco duro, pesante e vicino alle cose belle del nu metal di anni, con un fortissimo cuore groove metal, ecco a voi Gwendydd.

The Queen Is Dead Volume 52 - Gwendydd \ Local Suicide \ Mizula \ Le Zoccole Misteriosevv

The Queen Is Dead Volume 52 – Gwendydd \ Local Suicide \ Mizula \ Le Zoccole Misteriose

GWENDYDD

A sorpresa arriva dalla Bulgaria un disco duro, pesante e vicino alle cose belle del nu metal di anni, con un fortissimo cuore groove metal, ecco a voi Gwendydd.

Tutto nasce dalla performance di Victoria Stoichkova in un talent show della tv bulgara, dove canta alla sua maniera “ Look waht you made me do “ di Taylor Swift. La curiosità è tanta, per questa ragazza che possiede una voce metal devastante e il produttore Nikifor Nikifirov la porta in studio dove mettono su un gruppo, arruolano al basso Sonya Radeva, alle chitarre Reni Angelova e Tina Zhelyazova.

Da Sofia parte questo progetto che suona groove metal, nu metal primi anni duemila e in genere molto metal con la voce di Victoria al centro delle composizioni. La sua voce è molto aggressiva e sembra molto simile ai lavori di Max Cavalera nei suoi ultimi momenti nei Sepultura e anche nei Solufly, ma riesce sempre ad essere personale.

I Gwendydd sono un gruppo di metal moderno, che guarda decisamente al futuro ma non dimentica la lezione del passato e la fa sua per cercare un proprio sentiero. “ Censored “ in uscita per Drakkar Entertainment è un disco molto piacevole, ha quel tiro che andava molto nella prima decade degli anni duemila e che è stato ingiustamente lasciato perdere, ma qui esce molto bene e compie in maniera egregia il proprio compito, divertendo l’ascoltatore dandogli una gran bella dose di metal moderno.

La produzione mette in risalto il tutto e il risultato è assai soddisfacente.

LOCAL SUICIDE

Immaginate un’immensa discoteca con i muri neri perfettamente levigati, con al centro del dancefloor una luce stroboscopica potentissima che deforma la realtà, guidata dai bassi di un duo che fa uscire bordate dalle casse mimetizzate nei muri.

Questo sarebbe un posto perfetto per le performances del duo greco di stanza a Berlino, i Local Suicide, che abbiamo già incontrato su queste pagine. Eccoli qui con il loro attesto debutto “ Eros Anikate “ su Iptamenos Discos, ed è un gran bel sentire.

Per il duo ellenico è stato coniato, e con ragione, il termine technodisco per descrivere la loro musica, un misto di techno con bassi annessi e connessi, e un grande immaginario disco. Musica molto tenebrosa ed oscura che ha però una capacità di essere ballata molto alta, data la sua sensualità e la sua sinuosità.

Molto forte è la componente new wave, sia nel sentimento che nella pratica, vista anche la presenza come ospite nell’ultima traccia di Lena Platonos, una leggende della scena new wave greca. “ Eros Anikate “ sembra proprio un disco new wave modernizzato e riportato ai nostri giorni, con un fortissimo sentire decadente, una carica nichilista ed oscura incredibile, uno degli ultimi balli di quest’umanità sul bordo del precipizio.

I suoni sono bellissimi, la voce femminile è incredibile e ci accompagna come una dea intorno alla sua creazione, puntellata da suoni che provengono da altre epoche. Molto presente anche l’immaginario greco, sia nelle musiche che nelle tematiche trattate, con un pantheon di divinità molto sentito e presente. Un lavoro particolarissimo che ha una carica disco new wave quale non si era mai sentita, che avrebbe stupito anche nei giorni dorati del genere, ma ora forse è ancora più prorompente e spingente.

Ogni traccia è una piccola meraviglia che fa ballare compiendo riti che i greci hanno sempre compreso molto bene, accompagnati da bassi che si intrecciano alla perfezione con le tastiere ed i sintetizzatori per una fatica sonora unica e di grandissima qualità che abbraccia molti gusti trasversali. Ci sono anche molti ospiti per abbellire ulteriormente il quadro.

Ci sono moltissime cose in “ Eros Anikate “ e sono tutte da scoprire e da ballare con gli occhi al cielo.

MIZULA

Affascinante ed elegantissimo esordio discografico per gli umbri Mizula con il disco omonimo pubblicato dalle etichette I Dischi del Minollo, La Cura Dischi, Tazzina Dischi e (R)esisto Distribuzione. Slowcore cantato in italiano, respiro ampio e tempi lunghi, calma e sentimenti diffusi, musica quasi oppiacea, note che curano e che non lasciano indifferenti, tra sax e chitarre, batterie lascive e un gioco di chiaroscuri. Fin dal primo pezzo “ Infiniti Blu “ si sente chiaramente che i Mizula possiedono una caratura differente, un passo musicale che si ascolta raramente, e ancora più difficilmente in Italia.

Atmosfere oniriche, un cantato in italiano che è magnifico, un calma imperante che raccontano tempeste silenziose, marosi che si abbattono in silenzio su spiagge che siamo noi.

I testi sono particolari, hanno una maniera originale di esplorare le cose e gli avvenimenti, il tutto visto sempre da angolazioni particolari. I Mizula attingono molto dalla tradizione italiana dei cantautori e la fondono con un senso di slowcore che invece è tipico dei paesi anglosassoni, e l’esperienza musicale riesce perfettamente, con un sapore di tempi andati ma anche di contemporaneità che regala una bella profondità a questo lavoro.

Il gruppo è nato nel 2020 ha come produttore artistico Marco Fasolo dei Jennifer Gentle e dehli I Hate My Village.

Un disco prezioso e molto al di là di ogni cosa che si può sentire nel cosiddetto alternativo italiano.

LE ZOCCOLE MISTERIOSE

Venticinque anni di carriera, quattro album in studio con quest’ultimo “ Oltre la siepe “ per Frekete Records. La formazione abruzzese ne ha viste molte e ne ha suonate molte in questi anni, passando da una fase più vicina la punk a qualcosa di più corrosivo e marcio come il suono di questo disco.

Le Zoccole Misteriose fanno un hard rock che fa capitolo a sé, cantano in italiano e con un immaginario tutto particolare e che rimanda fortemente all’underground italiano degli anni novanta come in “ Pedro e Gino “.

Tanto gira intorno a Raffale De Gregorio, unico superstite della formazione originale, e grande è anche il contributo alla chitarra di Angelo Xunah Merolli che abbiamo già sentito nel gruppo stoner Le Scimmie.

Ironia, autoironia, un sax che puntella il tutto, chitarre distorte con una ritmica incessante che sfocia anche nella doppia cassa, un impianto originale e davvero abrasivo, con testi che sfociano anche nel surrealismo. Gli elementi musicali sono molti, dallo stoner al blues, passando per il doom particolare di “ Urla contro il muro “.

Le Zoccole Misteriose sono un gruppo particolare che fa un genere solo loro, che ha i suoi punti di riferimento nel sottobosco italiano, un fiume oscuro che ha un percorso carsico che non ha mai smesso di essere tale da tanti decenni, e che lo si può sentire moderno in dischi come questo, lavori che hanno un peso specifico davvero notevole.

Il disco sé molto bello e sarà un ascolto al di fuori del comune anche per chi pensa di averle ascoltate tutte.

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