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Recensione : The Queen Is Dead Volume 149 – Im Nebel, Bell Of Mimir, Skyjoggers

Im Nebel, Bell Of Mimir, Skyjoggers: Si parte con un disco georgiano di black metal prog e di avanguardia, poi andiamo in Finlandia per un disco eccezionale di doom metal e chiudiamo sempre nella terra dei laghi con un disco spaziale e pesantemente psichedelico.

Si parte con un disco georgiano di black metal prog e di avanguardia, poi andiamo in Finlandia per un disco eccezionale di doom metal e chiudiamo sempre nella terra dei laghi con un disco spaziale e pesantemente psichedelico.

IM NEBEL

Arriva dalla Georgia, la repubblica ex sovietica non lo stato americano, “Hypocrisis”, il nuovo disco degli Im Nebel per Octopus Records, sussidiaria di Argonauta Records. Questo secondo capitolo sulla lunga distanza della loro discografia esce molto tempo dopo il primo “Vitriol” del 2008, ed è un disco che abbraccia un lungo tempo di concepimento e riflette anche diversi cambiamenti nella formazione del gruppo. Il suono del gruppo georgiano è un black metal molto progressivo e gotico, con tante tastiere ma lontano dal symphonic black metal, un’esplorazione sonora di codici musicali che in apparenza sono lontani dal black, ma che in realtà ne possono benissimo far parte.

Le cavalcate sonore degli Im Nebel sono in apparenza minimali, racchiudono dentro di loro tantissimi elementi che lasciano sempre l’ascoltatore interessato, un suono vivace e mai ovvio. La loro poetica musicale è strutturata molto bene, c’è tanto gotico soprattutto nel modo di modellare le canzoni, con uno sviluppo mai ovvio e mai scontato, le tracce si snodano come fossero canzoni medioevali cantate da un bardo sui generis. Il nome del gruppo si ispira ad un poema di Herman Hesse, uno scritto che ha influenzato molte altre successive creazioni artistiche, e che racchiude uno spirito romantico che abbraccia sia la vastità del nostro mondo, sia la caducità delle nostre vite.

Tutto ciò viene rappresentato molto bene in musica dal gruppo georgiano, che coglie in pieno la contraddizione originaria del nostro io, producendo un disco che tocca il nostro conscio e anche il nostro subconscio profondo, un disco che sa di Enslaved, qualcosa degli Emperor più prog, Arcturus ma meno spaziali e i Dimmu Borgir più romantici e tecnici.

Un disco che è come un balsamo per l’anima, rimette a posto molte cose grazie a un suono neoclassico e sempre molto piacevole, fatto con grande gusto e passione vera.

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BELL OF MIMIR

“Nocturne” su Octopus Rising è il debutto discografico dei finlandesi Bell Of Mimir. Il disco è pura ortodossia doom metal, una liturgia oscura e tenebrosa, un bilanciamento fra distorsioni e melodia. Questi finlandesi hanno fatto un disco doom metal come non se ne sentiva da tempo, andando a porsi in quello spazio più classico del genere, seguendo una tradizione finlandese molto sentita nel doom. Il disco è bellissimo, ascoltandolo sembra davvero di aggirarsi in una landa oscura e desolata, coperta di ghiacci e di pericoli, un vagare fra venti e piccoli fuochi, sovrastati da un qualcosa molto più grande di noi che ci porta a dover lottare per ogni piccolo anfratto di vita.

Non c’è solo doom nel disco, per esempio la finale “Devil’s garden” è un bellissimo pezzo ambient e che amplia ulteriormente la portata musicale del gruppo. I Bell Of Mimir riportano il doom metal alla sua accezione più neoclassica, quasi vicino al funeral doom, con il cantato in chiaro e riffs di chitarra megalitici e potentissimi. Un altro elemento molto importante del gruppo è la melodia, che è la vera struttura portante del tutto, e la melodia dei Bell Of Mimir è molto notevole. A partire dalla bellissima copertina di Jean Honoré Fragonard che vale da sola l’acquisto del disco, e che non potrà mai essere comparata ad un lavoro di una AI.

Musica struggente, gotica e lascivamente melanconica, per chi ama i tramonti e il marmo, le emozioni soffuse eppure forti, ed è bellissimo abbandonarsi in un disco come questo, che produce una sospensione nel nostro affannoso ed affannato tempo e ci porta lontano, in una dimensione dove i sentimenti ruotano più lentamente ed in maniera più marcata.

Un debutto molto azzeccato, un disco pressoché perfetto di doom metal classico e fatto benissimo.

SKYJOGGERS

Rimaniamo in Finlandia e più precisamente nella città di Tampere per”12021:Post-ElectricApocalypse” in uscita per Supernatural Cat, quinto disco in studio per gli Skyjoggers. Il suono degli Skyjoggers è una psichedelia pesante, una jam infinita intrisa di space rock, space metal, qualcosa dello sludge, e tantissima psych per un viaggio profondo e duraturo. In poche parole si potrbbe dire che gli Skyjoggers mettono in musica il caos che ci avvolge dentro e fuori di noi. ”12021:Post-ElectricApocalypse” è una navicella spaziale lanciata nello spazio profondo senza meta e senza guida, una continua rivoluzione e precessione sonora dove ciò che segue non è mai uguale a ciò che lo precede, in una progressione lineare e non circolare. Gli Skyjoggers usano molti degli stilemi della musica psych pesante per rielaborare con un loro stile molto particolare il tutto, riuscendo a produrre un suono pesante e al contempo psichedelico e lisergico, un connubio mai facile ma qui perfettamente riuscito.

Il disco è duro e crudo, nato e sviluppato durante la pandemia e in un’epoca dove il mondo brucia e noi con lui. Le tematiche trattate nel disco non sono dolci o facili, si parla di morte, vita e perdite, insomma, il nostro spettro emotivo quotidiano che tentiamo spesso di negare ma che ci viene sempre a cercare. Il suono è duro e sinuoso, lisergico e folle, meditativo e lucido, le dimensioni qui sono tante e si sovrappongono tutte, creando una trama molto potente e senza fine, un continuum psichedelico che gira come una ruota, un procedere progressivo e nato dalle jams, un modo molto istintivo ma anche consapevole per suonare in maniera diretta e potente.

In definitiva ”12021:Post-ElectricApocalypse” è un lavoro che ammalia e fa sorgere nuove prospettive musicali e non solo, quattro pezzi lunghi e ricchi, pieni di elementi notevoli e di ricchezza musicale fertile e psichedelica, un disco che lascia il segno nella mente e nell’anima, anche grazie ad un tiro musicale che parte da lontano.

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