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Recensione : Ratbones – Spaghettification

Ratbones - Spaghettification: un disco da sentire e da risentire mille volte, immerso nella religione dei Ramones e del punkrock a stelle e a strisce

Un disco da sentire e da risentire mille volte, immerso nella religione dei Ramones e del punkrock a stelle e a strisce, ma che sa andare oltre e prendere molto dalla tradizione punkrock italiana, e dimostra come questo suono sia sempre presente e assai vivo, e soprattutto molto, molto divertente.

“Spaghettification” è il nuovo album dei genovesi Ratbones che esce per Mom’s Basement Records per gli Stati Uniti e I Buy Records per l’Europa. Il tempo passa e il gruppo è arrivato al terzo disco sulla lunga distanza, che continua a portare avanti il loro suono devoto in primis ai Ramones, e in misura minore agli Screeching Weasel e ai Queers giusto per fare alcuni nomi, ma avete capito bene.

I Ratbones sono uno dei migliori esempi musicali di devozione per il Ramones, e fanno certamente parte di quell’insieme molto nutrito di gruppi che hanno preso come nume tutelare il gruppo newyorchese, ma questi genovesi sanno anche andare oltre e lo fanno molto bene. “Spaghettification” è il miglior esempio possibile del loro suono, tre accordi e molto di più, melodie bellissime che diventeranno cori da concerto, e dove ci sta molto bene compare anche la tastiera.

Il disco, come si evince anche dalla bellissima copertina disegnata da Riccardo Bucchioni che lavora con loro da tempo, è incentrato su Genova, sul suo mare e su alcuni avvenimenti straordinari che vi sono accaduti, come quello di Piero Zanfretta, un metronotte che ha sempre raccontato di essere stato rapito dagli alieni diverse volte e di essere in stretto contatto, con loro e qui vi sono due pezzi che parlano di lui come “They’re Coming From The Stars” dove nella intro possiamo ascoltare proprio la voce di Zanfretta durante una seduta di ipnosi, e la bellissima “Piero Zanfretta”. Il disco sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista dei testi, è una bellissima via di fuga dalle nostre vite, dai nostri guai, e non è un escapismo fine a sé stesso e meramente nostalgico, ma è assai propositivo perché porta a vedere oltre, a tirare fuori il meglio dai nostri ricordi, come le storie al mare e quelle con i nostri amici, ma al contempo il disco parla di argomenti difficili, come la difficoltà a comunicare, e di questo Zanfretta è un simbolo molto forte.

Il tappeto sonoro è bellissimo, suono Ramones al cento per cento con molti elementi in più, sempre cristallini, veloci e melodici, i Ratbones sono una delle migliori band di punkrock italiane, semplici ma profondi, hanno la capacità di suscitare ancora quella scintilla di magia che solo certi dischi punkrock sanno far scattare, e quella scintilla qui parte molte volte.

Nel disco troviamo come ospiti Lucy Ellis dei Lucy and the Rats come voce nella commovente “October”, Pat Termite dei Beatnik Termites nei cori della bellissima “You Are The One That I Want” e un rifacimento di “Summer ’16” dei marchigiani Livermores. E non si finisce qui perché in “The sun is always there” il testo è stato scritto con Massi dei Chromosomes e lo stesso pezzo vede alla chitarra solista Alex Bounty dei Divi di Beverly e dei Veterans, e una reintepretazione del grande classico degli Onion Brothers “S.o.s. spazio 1999”, che ha uno dei ritornelli più clamorosi della musica leggera italiana.

Un disco da sentire e da risentire mille volte, immerso nella religione dei Ramones e del punkrock a stelle e a strisce, ma che sa andare oltre e prendere molto dalla tradizione punkrock italiana, e dimostra come questo suono sia sempre presente e assai vivo, e soprattutto molto, molto divertente.

 

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