Rock ‘n’ roll ruspante e sostanzioso che arriva dalla musicalmente benemerita Australia ne abbiamo (ancora)? La risposta, per nostra fortuna, è affermativa, e si può ritrovare nei Civic, quartetto originario di Melbourne (capitanato dal frontman Jim McCullough, coadiuvato da Roland Hlavka al basso, Eli Sthapit alla batteria e Lewis Hodgson alle chitarre e voce) giunto quest’anno al suo terzo lavoro sulla lunga distanza, “Chrome dipped“, uscito su Ato Records e arrivato a due anni di distanza da “Taken by force” (e la compilation “New Vietnam and singles“).
Attivi dal 2017, i nostri rinverdiscono la ultraquarantennale tradizione garage (punk) rock aussie in salsa Saints (e soprattutto Radio Birdman) e, dopo aver ben fatto i compiti a casa, in questo terzo full length tentano di contaminare le acque imbastardendole di influenze alt.rock/post-punk, cercando di allargare i confini DIY per far arrivare la propria proposta a un numero maggiore di persone e potenziali nuovi ascoltatori/fan senza snaturare il proprio spirito.
Se la grintosa opener “The fool” fa da ponte che collega le opere precedenti col nuovo corso del combo, la title track segna una sorta di “rottura” bagnando le sue terga nell’indie-alternative rock statunitense di fine Eighties/inizio Nineties alla maniera di Pavement, Pixies o i primi Smashing Pumpkins. “Gulls way” arriva quasi a flirtare con le sonorità grungedeliche degli Screaming Trees, il singolone “The hogg” corre dritto come un treno che travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino, mentre “Starting all the dogs off” e “Trick pony” tornano sonicamente sui sentieri di casa (che conducono, rispettivamente, dalle parti della “Swampland” degli Scientists e Kim Salmon nel primo caso, e dai beniamini Radio Birdman, mischiati ai Birthday Party, nel secondo). “Amissus” suona come un brano dei Bauhaus sotto anfetamine, “Poison” e “Fragrant rice” grondano di punk rock californiano (a scanso di equivoci, Adolescents o giù di lì) e a fargli da contraltare è la sorprendente semiballad “Kingdom come” (che si irrobustisce a metà del brano) che prepara il terreno al poderoso finale della conclusiva “Swing of the noose” che fa tremare i muri col suo aussie punk à la Celibate Rifles/Hoodoo Gurus.
Ah, chiaramente il consiglio che vale per dischi come “Chrome dipped” è sempre quello di ascoltarlo al massimo del volume per apprezzare in pieno la sua potente figaggine. Ci si può evolvere senza svendersi in un mondo musicale sempre più popolato da squali affaristi e lastricato di merda? Ecco, i Civic ci stanno provando e, a detta di chi vi scrive, lo stanno facendo piuttosto bene.