iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999

Recensione : THE C.I.A. – SURGERY CHANNEL

THE C.I.A.: chi vi scrive nutre particolare stima e affetto nei confronti del talento smisurato di Ty Segall, menestrello di Laguna Beach (California) classe 1987 che, da tre lustri a questa parte, si è imposto nel mondo indipendente e DIY come una sorta di piccolo....

Chi vi scrive nutre particolare stima e affetto nei confronti del talento smisurato di Ty Segall, menestrello di Laguna Beach (California) classe 1987 che, da tre lustri a questa parte, si è imposto nel mondo indipendente e DIY come una sorta di piccolo re Mida che trasforma in oro (quasi) tutta la materia che forgia con la sua maestria (sia essa di matrice garage punk, folk, psichedelia, hard rock, musica acustica o elettronica) e che il nostro ha saputo mettere in pratica attraverso un’infinità di pubblicazioni a vario titolo: come solista, come collaboratore in diversi progretti e come membro di varie band.

Proprio in quest’ultima veste Ty è tornato, a inizio di quest’anno, a produrre nuovo materiale con i C.I.A., una delle creature forgiate dal prolifico musicista statunitense, che sotto questo moniker si avvale del supporto della moglie frontwoman Denée e da Emmett Kelly. Il trio ha dato alle stampe, a gennaio 2023, il secondo album ufficiale, “Surgery Channel“, che arriva a cinque anni di distanza dal debutto omonimo e prosegue nel solco delle sonorità synth-punk che avevano già caratterizzato il fulminante long playing d’esordio.

Anticipato dai singoli “Impersonator” e “Bubble“, il disco si presenta, nel suo complesso, a livello sonoro, meno estremo rispetto al suo predecessore, ma comunque inserito in un filone ancora rumorista e distorto, un caos più “ragionato” sul quale si innesta la voce dell’intrigante Denée – ora sussurrata, ora algida, spiritata e sinistra. Dopo un’introduzione “claustrofobica” si parte col primo pezzo di senso compiuto, “Better“, dal sapore joydivisionano, seguito da “Inale Exhale“, nel quale Denée sembra impartire freneticamente ordini come un piccolo sergente isterico, mentre il tema dance-punk di “Impersonator” suona più catchy e accessibile. La title track è divisa in due spezzoni e qui i tre si divertono a sperimentare di più e uscire dalla loro comfort zone, tra i ruggiti ferali di madame Segall e drum programming lasciato a briglie sciolte, libero di dissolversi in un quasi drone. Detto della sensuale “Bubble“, con Denée in modalità femme fatale perversa, la successive “You can be here” e “The wait” sono due synth-punk abbastanza ordinari (se non fosse per il bel ritornello di quest’ultima, tra vocals distorte che inveiscono su un basso deragliante) invece “Construct” osa di più e gioca con rumori di strumenti invertiti e synth contorti. Il disco si chiude con la pulsante “Under” e le atmosfere industrial della conclusiva “Over” con le sue esplosioni elettriche atonali.

Surgery channel” è, in definitiva, un full length più intelligibile rispetto al sound torbido dell’opera prima del 2018 che, in più tratti, veniva soffocata da un mare di riverbero travolgente e da un feedback sfrenato, sotto una coltre di elettronica logora, mentre i brani di questo secondo capitolo risultano essere meglio messi a fuoco dal trio, che sembra aver lavorato meglio di squadra, eseguendo un upgrade sonico che ha cesellato e rifinito in modo più curato le trame di synth modulare, che a questo giro si amalgamano meglio coi loop essenziali di drum machine e il tessuto strumentale (post) punk (dove Segall ed Emmett suonano principalmente riff frammentari di basso) che tuttavia crea una cortina di fuzz che lascia poco spazio a melodie orecchiabili, laddove Denée si esprime in modo brusco, con frasi sconnesse inserite in rapidi impulsi ritmici striscianti. Anche se il risultato finale di tutte le sue uscite non può sempre avere tutti i crismi del capolavoro, lasciate fare, perché Ty è (quasi) sempre una garanzia.

THE C.I.A. – SURGERY CHANNEL

Introduction

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Flaming Sideburns – Rocket science

Solchi che puzzano di ormoni impazziti, alcool, intemperanze adolescenziali, sudore e divertimento. E’ la considerazione definitiva che si può trarre dopo l’ascolto di “Rocket science

Bob Mould – Here we go crazy

E così, dopo CINQUANTACINQUE anni, il mondo è ancora lì a praticare onanismi per celebrare l’ennesima ristampa dell’ennesimo discocapolavoro dei Pink Floyd. E basta! Major

Black Honey Cult – s/t

Black Honey Cult :presentato come “un’ipnotica miscela di psichedelia oscura e d’atmosfera, che trasporta gli ascoltatori su un altro pianeta, come assumere l’LSD su Marte.”