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Recensione : Crm (customer Relationship Madness) – Who Are You Exactly?

Crm (customer Relationship Madness) - Who Are You Exactly?: ROCKMADNESS A story inspired by CRM  La sintomatologia diurna rischiava d...

CRM Madness

ROCKMADNESS
A story inspired by CRM

 La sintomatologia diurna rischiava di pesare sullo stato precario alle prime grigissime luci dell’alba, per nulla intriso di fasciami onirici; il cuore della notte fu passato indenne grazie al sonno mummificato, lui accovacciato nel morbido sarcofago e i CRM, ora li percepiva chiari, echeggianti da radio Pluton (ore 05:45) dentro gli auricolari, scoprendo il ritmo cortico-cerebrale e l’apertura oculare, direttamente dal sottosuolo.
Luca Palazzi amplificava il canto suonando il sollecito a svegliarsi, ad aprire gli occhi sulla realtà, fredda, ma non troppo, del mattino, mentre la chitarra creava un vortice sufi upon the bass, lussuriosa di coreografie perdute nelle remote terre arabe di Suruabwe, sino a lambire i confini con l’Afghariastan, lasciando il buio serpeggiare come un rettile lungo le gelide distese desertiche del Saharaton… giusto per il poco tempo in cui le tenebre si trattenevano.

Siccità, arido pattern immaginativo anticipato: un goccio d’acqua preso dalla bottiglia accanto a lui ne avrebbe umidificato le labbra secche.
Lo spettacolo sonico instillato on air era l’ideale per farsi inondare di H2O dal piatto doccia; acqua spruzzata tramite bocchettoni inseriti nel piastrellato l’avrebbero colpito con getti temperati lungo l’altezza corporea, svaporante dall’interno cabina: il piatto girava lento, permettendo che i getti lo irrorassero ovunque e doviziosamente.
Amata rigenerazione.
La schiuma dello shampooing abbondava sopra la chioma riccia e nera. Due settimane che non si lavava dopo essere stato coinvolto nello squat dei Crass, la cricca anarco-punk che aborriva l’acqua inquinata della rete idrica londinese, mmmhh – e chissà perché?!

S’era dunque lavorato giorno e notte per ricavare una fonte pura, autonoma, che pescasse liquidi utilizzabili direttamente dal pozzo scavato nello sterrato incolto dell’area comune abitativa.

Ed ora cominciava il duro tratto della giornata. Integrarsi nei circuiti della patologia cittadina al fine di avversarla.

Bisognava tener fede all’aderenza della materia urbana, la megalopoli cosmica dell’anno 2500 sgusciava dal contatto psichico, il sentore era frutto della connettività plastica. Recuperare i filtri e settare l’immagine appropriata di se stessi adeguata alla città, incarnando la giornata che si sarebbe trascorsa, concedeva agilmente e senza dare nell’occhio di eseguire gli obiettivi rivoluzionari prefissati.

La pratica dello spompinaggio mentale passava per la fase 2, il Blowjob Your Mind. Svuotarsi dei contenuti pregressi accumulati per completare la vestizione pro-digitale atta alla produzione binaurale del virtuale – e questo va detto nel concreto.
La gabbia mediatica era accesa.
Oh, come pestava bene quel basso; lo faceva godere entro la carica ad orologeria di strumentazioni elettroniche dal ticchettio ‘ambient+lavaggio del cervello’. La corriva tempesta ormonale graduale – punk valeva ancora dire onore – rilasciava claustrofobico il piacere psichedelico chitarristico, insieme rumoristico, mirante al raggiungimento delle prossime sponde angeliche, vale a dire la sordina sonora finale intentata dal sano appagamento necessario, appannaggio del coro di Elisabetta che intersecava la perfetta follia della lead voice di Luca.
Game Over, la trasmutazione ultra-soffice programmata era riuscita. Mezzo uomo e mezzo automa, Jimmy Blend fu pronto ad uscire dalla dimensione digital home made.

Un denso senso minaccioso ne sovrastava il capo, le pressioni della Last Night operavano inconsce, foriere di allucinazioni depistanti.
La premonizione di finire nel buco nero della sorpassata oscura new wave acuiva i sensi e seduceva al contempo il permanervi; doveva dividersi assolutamente da quei presagi e recarsi d’urgenza a rapporto dalla Unità di Culto 1; culto che aveva abbracciato 5 anni prima prendendo a cuore le sorti del futuro comune, quando, volando d’emblée sulla 6 ali dell’elettrico tormentoso ronzio, urlò passione oppositrice e si votò anima e corpo, tramite e-nebula, alla ghenga dei rivoltosi.
Galeotto fu il link fluorescente, un semplice volantino scritto in arabiano (la lingua in codice dei dissidenti) raccolto da terra mentre usciva dai magazzini Smart Contemplabili, proprietà del magnate e politico detto Il Mostro di Harrozz, personaggio propenso a vendere alla popolazione moltissimo fumo e pochissimo arrosto. Si era ridotti alla fame tossica!

La rocksofia era diventata pratica di vita, la rivoluzione celebrava la via rituale, la Danse Macabre magmatica che investiva ogni attestazione della sua propria esistenza incorporea di combattente.
Who are you exactlly?/ Oh boy/ Sore, faithless and disloyal/ Slave of pressure rather than Lord/ Then, are you here?
And kill them all!/ Re-consider all your life…”

Joe Strummer versione III, l’ultima rigenerata, lo attendeva in ogni caso sotto il ponte di e-Embankment, presso la Shotgunderground, che nel tempo di uno sparo destinava i passeggeri alla fermata desiderata.
La nebbia persistente in cui si viveva immersi non era altro che gas indispensabile alla vita, erogato nella bigia atmosfera dalla ‘London Corporation Gasmutogeno’, il che la dice lunga sull’abbigliamento translucido nero da indossare; esso donava infatti le umane fattezze, rese possibili unicamente interagendo col gas.
Il caschetto salva-brain svolgeva la funzione preposta, così pure gli occhiali da sole foto-radar-sensibili, il cui appropriato modello aerodinamico era capace di consentire ottimamente il distinguere del circostante, alla esatta maniera di come lo si vedeva secoli prima: nitido,  alla luce del sole.

Joe Strummer, Capo Sobillatore dell’Unità 1, rimaneva immutato nel carattere, seppur ‘aggiornato’; invece, il proprio translucido appariva per la parte sinistra scuro, mentre quella destra, diversamente, ospitava tonalità aerografate e solarizzate, comunicando una sensazione free di Surf Safari beachboysiano (i cari B. B., sublimati nel tempo ma mai dimenticati) e non sapevi mai quale accoglienza ti avrebbe riservato, se al gusto di rum scuro delle Antille (in pseudo-reggae style) o di irish whisky, con tripudio di cornamuse add-nebulari. Evidentemente la faccia trasudava Combat Rock acrobatico e la chitarra melliflua tenuta tra le mani, essiccata dal sole marziano, parlava per lui in toni sverginanti i padiglioni auricolari, sì migliorati dal moderno e alternativo ‘e-hi-tech-fi system-wrong ‘em boyo’.

Erano Pilots, Jimmy Blend & Co, e guidavano i red cosmic double-decker bus che sfrecciavano seguendo le piste del pensiero flex-o-tonico seguendo il programma alternativo dei serpenti rocksofisti; ivi trasportavano anime a bordo verso zone recondite, e della crosta terrestre, e assecondando la funzione Painless and Unaware, cioè, l’eterno dissidio vita-morte, o assecondando la classica dicotomia DIY-Don’t DIY, se si preferisce, rispettando tassativamente orari di lavoro della durata massima di tre ore giornaliere.
Lavorare oltre le 3 ore quotidiane minava ogni sorta di resistenza umana. Segnatamente, superato quel limite, la parte cibernetica entrava in circolo sopperendo alle funzioni fisiche e psichiche, facendo risparmiare energia fisiologica intaccata dalla mancanza di sole e di cibo, ormai razionato e raro da produrre.

Sell Your Son” song, accompagnava in andata i passeggeri ospiti sul cosmic bus di Jimmy, alla ricerca di comunanze antropologiche astrali, risolutamente anche solari, tese al recupero delle identità offuscate dalla distruzione dell’ecosistema in ricongiungimento con l’entità storico-galattica, ossia la religione culturale celeste che restituiva speranza biologica a questi disperati, condannati per lo più a vivere sotto terra, luogo ove compivano attività di esternazione vitale elementale, prima del breve sonno circa ± circadiano, rivivendo il film dell’esperienza viaggiante vissuta a bordo del double-decker. E con ciò, amen.
“Sell Your Son” era l’equivalente di “vendi l’anima”, così per dire che avresti dato tutto pur di rimanere vivo e vegeto, ed a lungo termine, su questo palloso pianeta pieno di gente in coma.
La passeggiata galattica aveva visto immani volumi sonori spostarsi come fantasmi di asteroidi vaganti nel limbo spaziale, le suggestioni pompavano rocksofia a tutto spiano e l’universo girava a meraviglia sulla melodia preparata pistonando funk e diffondendo psychoPsichedelia astrale: lo space rock ufoLogico (logico che era ufo) sballava di presso ad ogni coordinata incrociata: e se questo non era il Paradiso, di certo costituiva il piacere divino devoto dell’abbandono.

People in coma” sciorinava il cocente intro risuonante la rentrée, di nuovo lì, alla base cosciente e reale, fredda, automatica, congelante dei rapporti amichevoli e che preservava la popolazione da qualsiasi tipo di dissesto emotivo, versandola in un equilibrio zen di fattura artificiale indotta dai Signori del Mondo (d’altro canto i Crass avevano scoperto che un veleno plagiante veniva assunto inconsapevolmente tramite condotto idrico comunale, agente per assuefazione dai singoli cittadini).

Tali loschi, poveri di spirito e pazzi dominatori del Terrestre, avevano strutturato un sistema microbiologico di resa della volontà; l’anima di ciascuno veniva ceduta consenzientemente ai dominatori ed essi in contropartita neutralizzavano e anestetizzavano turbamenti e sconvolgimenti dell’anima, diciamo i dolori metafisici che potevano affliggere la popolazione, a vantaggio del regalo di una vita indolore, uniformemente piatta e lunga almeno 300 anni.
Ciò comportava che costoro si appropriassero di ogni segreto della vita dei singoli individui, tesaurizzando un tornaconto illimitato, il possedere nelle poche mani le sorti dell’umanità.

Scoprire e congelare il seme, sino alla prossima eiaculata effettuata davanti ai monitor impiantati nella cornea, frettolosi di distribuire programmi hardcore passanti immagini violente a raggi rossi, realizzando godimento per i cockney internauti e rappresentando selezione naturale per i laboratori scientifici dei Gran Maiali, i quali testavano il seme migliore da impiegare nelle riproduzioni della propria specie ‘suina’; ma tutto questo disastroso squallore non perturbava le libere onde radio rivoluzionarie filodiffuse a bordo del veicolo rosso a due piani: i versi del kazoo stregavano quanto la chitarra liquidissima in assetto wha-wha, affinché  trasbordasse le proprie evoluzioni solistiche al centro del brain, al di sotto del caschetto protettivo. Del synth dimensionale pro-prospettico ti facevi immediata e cospicua idea dell’infinitamente grande là fuori, cioè nel cosmo dei pensieri, roba che il basso ribollente, proveniente dall’inferno lavico di Sua Maestà, surriscaldando massicciamente l’ambience mentale immaginativo, ostacolava il levarsi da quei peluche sui quali si era pacatamente distesi. Tale principio di aderenza lo spiega bene il drumming radicato nel tempo sonoro, al pari di un guanto fatto di pelle di caprone e fasciante la mano, che, sì, ti inchiodava letteralmente al posto dove eri adagiato, e da sopra quella morbida poltroncina made in the UK, folta di lana sintetica, potevi inoltre lucidamente arguire che le dopamine erano giusto un pelo, rispetto al solito, molto, ma molto più irrobustite.

Andò a finire così. Gli “Snakes” di Joe Strummer, sancendo il patto rivoluzionario col guru Brian Eno II (versione ultima del grande ri-rivoluzionario, musicista, produttore, creatore minimalista di suoni cosmogonici), avevano giurato di spezzare la monotonia dell’incasellamento tedioso e imperturbabile dei cockney, ridotti ad automi viventi, dichiarando guerra ai Mostri del Potere.
E allora il commando CRM, della onnipotente Armata del Grande Risveglio, che arruolava la leader e sfinge Francesca in sibillina avanguardia, addestrata ad orientare i figli della futura ex-Mad Max Generation – rilasciata in versione III -, furono costretti a varcare l’oltre sfera del tuono e perforare in nome della libera coscienza l’ultimo lume della ragione, distantissimo baluardo sonico-cosmico-funzionante, al fine di sopprimere i monopolizzatori del pianeta settico, col DDT.
Toccava in assoluto mettere in atto uno scacco matto in piena regola ai danni dei dominatori dell’essere post-umano².
E mo’ dico ‘cazzi’, ma voglio dire proprio così a questi stronzi dominatori: – “Saranno grandissimi cazzi vostri! Parola di Jimmy Blend”.

 

La recensione vera e propria

 

Uscito nell’ultima decade di novembre, il disco dei CRM ha finalmente visto la luce dopo una anticipazione su IYE dell’anno scorso.

La line-up al completo vede schierati; Luca Palazzi: voce principale, testi, drum machine; Francesca Ronconi: tastiere-synth; Gianpaolo Rosato: basso; Francesco Degli Innocenti: chitarra; Elisabetta Caiani: voce, cori, kazoo.

Negli otto pezzi d’artiglieria attestati sulle altezze del muro di cinta della fortezza della band, svettano magnetiche aperture attraenti di differenti generi musicali: accattivante la psichedelia post-punk, suggestive le atmosfere musicali psycho-wave, elaborate le curiose sonorità noise elettroniche, le cui peculiarità congiunte vanno a braccetto di certe impressioni art rock e di deliziose pompatine dance-rock.

Sebbene il lavoro collettivo avvampi passione, energia e visioni apocalittiche prossime all’autodistruzione, quale ultima fotografia da lasciare a testimonianza futura, si esplorano nel disco altresì i meandri del presente: esacerbando il limite di sottomissione alle disumane corporations, che intervengono nelle vite di tutti noi indistintamente; spingendo l’uso di internet verso limiti nefasti, sino a pervenire alle scriteriate ‘scelte’ personali indotte da innominabili eminenze grigie, a cui si lascia carta bianca; aborrendo lo stato di quiescenza cerebrale determinato a contorno di tale sguardo privo di speranza e di sostanza globale, fatto salvo l’insorgere positivo di quesiti e di riflessioni nell’ascoltatore.

Ma soprattutto, lo sforzo artistico messo a punto nelle splendide spirali incise su CD, spara fuori un anelito di sofferenza aliena, irrefrenabile, un grido che sfocia dalla melma paludosa provocata dall’inquinamento colloso vomitato dalle fabbriche e dai tubi di scappamento delle auto, eruttato dalle multinazionali mediatiche che sottraggono l’anima al singolo immolandola a loro discrezione al dio della speculazione, sputato in aperta faccia da politici ripugnanti ed esecrabili.

Codesti orridi mostri originati dal capitalismo featuring liberismo, sono facilmente riconducibili ai terribili, implacabili, sguazzanti orwelliani maiali, padroni di questa putrida fanga tettonica trasfigurata in latrina pubblica.

Escogitare una nuova prospettiva (“The more you analyse the less you gonna change/ The more you analyse the less you gonna survive/ You shoudn’t be sad/ if you’re finally dead”) al di là di questa messa tra parentesi e che fa capo a “Sell Your Song”,  che non soccomba alle porcate perpetrate ai nostri danni da viscidi, doppi, ingannatori boss di questo fottuto mondo, è comunque respirabile per contrasto nell’aria del lavoro, viene autoprodotta naturalmente, benché i CRM non esprimano giudizi in merito, prendendo solamente atto della situazione mondiale non rosea per i più.

La quotidianità segue i suoi rovinosi veloci ritmi impossibili da arrestare, immersi nella spazzatura globale e nella cultura da essa derivante, da cui non si riesce a prenderne distanza, né tanto meno dagli egoismi e dalle furbate da lei generate, andando a rimpinzare oltremodo la visione fascista consumistica attuabile per mezzo della commercializzazione e della monetizzazione di ogni attività, pensiero e creatività.
Rimane giusto una domanda quale punto fermo, estrapolata dalla allettante girandola sonora e lirica identificante il lavoro d’esordio della band, nonché titolo dell’opera:

Who Are You Exactly?

“Il nome CRM rimanda al medesimo acronimo che nel mondo del marketing identifica la centrale attività di Customer Relationship Management, sottolineando come ciò che normalmente viene considerata un’attività di gestione, è in realtà follia, gioco globale di manipolazione del pensiero e dei desideri”.
Registrato e mixato con Alessandro La Padula, arrangiato dalla band stessa e prodotto dalla Seahorse Recordings di Paolo Messere, the album is available now!!!

Track List
1. Pluton
2. Blow Job You Mind
3. Last Night
4. Danse Macabre
5. Pilots
6. Sell Your Son
7. People In Coma
8. Snakes

Etichetta Label: Seahorse Recordings

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