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Recensione : Voyvoda – Iztok

Un album ricco di svariati motivi d'interesse e caldamente consigliato anche a chi si considera orfano dei Joy Division o dei Bauhaus e disconosce i Cure degli ultimi 20 anni .

Voyvoda – Iztok

E’ ormai un fatto incontrovertibile che l’est europeo sia divenuto nel nuovo secolo un’autentica fucina di ottima musica, proveniente non solo dalla grande madre Russia ma anche dagli altri paesi dell’ex cortina di ferro.

I Voyvoda, infatti, arrivano dalla Bulgaria portandosi appresso il bagaglio storico della loro terra che si manifesta, in questo loro secondo full-length, soprattutto dal punto di vista lirico, mentre quelle venature di folk balcanico che sarebbe stato normalmente lecito attendersi da musicisti provenienti da quelle lande, appaiono piuttosto sfumate.
Ciò che viene offerto dalle 10 tracce presenti in Iztok, invece, è darkwave del XXI secolo, frequentemente contaminata da parti industrial o elettroniche, capace di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore con azzeccati spunti melodici senza cadere mai nello scontato o nel commerciale; vocals spesso filtrate o recitate, tastiere efficacissime, pur se essenziali, nel convogliare il flusso compositivo, una chitarra di stampo noise ed una base ritmica pulsante ad amalgamare il tutto.
Brani eccellenti quali la title-track, Boylover James con i suoi rimandi agli Ultravox dell’era Foxx, D.A.S.F, pura darkwave ottantiana, Mr.Mrak dalle atmosfere più claustrofobiche e le originalmente decadenti Doubts e No Passport sono solo le punte di quest’affascinante lavoro della band bulgara.
La statura rimarchevole del disco risiede in particolare nella sorprendente capacità di Filipov e soci di proporre sonorità ormai di trentennale memoria facendole ugualmente apparire fresche, attuali e soprattutto mai spudoratamente derivative.
Iztok è sì un viaggio a ritroso nel passato ma eseguito con le radici ben piantate nel presente.
Un album ricco di svariati motivi d’interesse e caldamente consigliato anche a chi si considera orfano dei Joy Division o dei Bauhaus e disconosce i Cure degli ultimi 20 anni .

Tracklist:
1. Iztok
2. The Man in the White Coat
3. Boylover James
4. D.A.S.F.
5. Mr. Mrak
6. Stefan the Vlach’s Son
7. Staroverets
8. Doubts
9. No Passports
10. 6000000words

Line-up:
F.S.Filipov – synths, programming, basso, tamburi e voce
Nomaya – voce, synth
Chiori – basso, voce, synth
Serge – percussioni
Kalin – synth

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