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Recensione : The Queen Is Dead Volume 38 – Pike Vs The Automaton Glemsel Mastro

Pike Vs The Automaton \ Glemsel \ Mastro : Percorrere la vasta carriera ultrasonica di Matt Pike significa percorrere i sentieri più importanti della musica pesante degli ultimi trenta anni, fondatore degli Sleep.

The Queen Is Dead Volume 38 - Pike Vs The Automaton \ Glemsel \ Mastro

The Queen Is Dead Volume 38 – Pike Vs The Automaton Glemsel Mastro

Pike Vs The Automaton

Percorrere la vasta carriera ultrasonica di Matt Pike significa percorrere i sentieri più importanti della musica pesante degli ultimi trenta anni. Fondatore degli Sleep, responsabili della maggior parte dello stoner sludge in circolazione, poi ha messo su gli High On Fire altro gruppo mastodontico che è sempre attivo, ed eccolo qui in una nuova avventura, Pike Vs The Automaton su MNRK Heavy. Durante la pandemia un’anima attiva e combattiva come Matt Pike stava soffrendo terribilmente, come e più di tutti noi. Matt poteva suonare da solo in garage e allora chiese al batterista del gruppo di sua moglie, Jon Reid, se poteva suonare con lui, incidendo un demo come fanno le giovani bands per farsi notare. A poco a poco il disco è cominciato a nascere seriamente, tra stoner, psych, d-beat e tanto altro.

Il tutto è stato scritto, composto e suonato dal duo, e messo su supporto fonografico da Billy Anderson che è un collaboratore di lunga durata di Matt. Il risultato è un gran bell’album di musica pesante nella tradizione di Matt Pike, che come dice lui può piacere ai fans di High On Fire e Sleep, ma è anche per chi non abbia mai sentito nulla di questi due magnifici gruppi.

Il nome del gruppo prende vita dalla richiesta dei suoi collaboratori di firmare il disco con il suo nome, cosa che inizialmente Pike non avrebbe voluto fare, ma alla fine ne è venuto fuori un Pike Vs The Automaton, l’antico custode degli dei che combatteva contro gli uomini, dove Automation è quella follia che ci circonda da due anni a questa parte e che ha cambiato tante delle cose che ci stanno intorno. Il disco solista di Matt è molto bello, stoner sludge con quel suo tocco magico, digressioni psych e quella sensazione di essere in una dimensione diversa che ha sempre saputo dare fin dai suoi esordi musicali.

La visione sonora di Pike è straripante, è come un liquido che riempie tutti i contenitori dove lo mette, va oltre la sfera umana per ricadere in quella sciamanica, come uno sciamano musicale che ti porta lontano, e lo fa ogni cazzo di volta che suona. Il disco vede la collaborazione di familiari ed amici, testimonianza di ciò che il chitarrista cantante ha seminato durante gli anni. Pike Vs The Automaton è una dichiarata fuga da diverse realtà, là nello spazio dove siamo soliti incontrare Pike e dove stiamo benissimo.

Ogni nota ha un valore, e come sempre Matt ci mette il suo massimo impegno e passione, perché la musica come per noi è la sua vita e lì c’è tutto. Sinceramente non è una sorpresa questo disco, perché nessuna forza tiene in silenzio Matt Pike per quasi due anni, ma è sempre meraviglioso ascoltare quello che riesce a combinare. Tutte le tracce sono belle ma la finale Leaving The Wars Of Woe è un capolavoro.

Pesante cosa avrebbe fatto quest’uomo se gli dessero i soldi per girare un film come Guerre Stellari…

 

Glemsel

Forfader dei danesi Glemsel in uscita su Vendetta Records il 18 marzo 2022 è il loro esordio sulla lunga distanza, dopo una demo e un ep.

Il black metal del gruppo danese è di ottima qualità, legato ai classici e con un’iconografia molto interessante. La giusta ammirazione veso i classici non impedisce ai Glemsel di portare anche notevoli elementi di innovazione, come si può ascoltare in Forfader. Partendo dalla bellissima copertina il gruppo danese sviluppa un black metal molto intenso, sporco e che non tiene in gran conto le pose o gli atteggiamenti. Il loro suono è un riuscito incontro fra il black metal della seconda ondata e quello più moderno, con una gran bella produzione.

Il talento musicale dei Glemsel li porta ad inserire all’interno delle loro tracce una grande dose di melodia, con aperture che squarciano le canzoni e sono di ottima fattura. Per fare un esempio di come sia costruita una canzone dei Glemsel si può prendere ad esempio Montens Praedikant, che vive di diversi momenti all’interno della stessa traccia, con un clamoroso stacco di pianoforte a circa metà della canzone, per poi ripartire in maniera ancora più disperata rispetto alla parte precedente.

Il disco possiede una visione totale e totalizzante, vi avvolge come uno spirito che vuole possedervi, è subdolo e al contempo imponente, grida e sussurra, implora ed impone.

Attualmente nel panorama black metal europeo e mondiale non vi sono molti gruppi come i Glemsel, che hanno Forfader come loro prima grande prova.

 

 

Mastro

Il bassista bergamasco Andrea Mastrigli ha pubblicato con lo pseudonimo Mastro il disco Human Progression pubblicato da Buil2Kill Records. Andrea è un musicista di lunga data, che durante il famigerato lockdown ha scelto di continuare a scrivere e suonare, e ne è venuto fuori questo album notevole.

Il disco abbraccia tantissimi e la cifra stilistica è la massima libertà musicale, sia di Andrea che dei suoi numerosi ospiti che vanno da John Macaluso a Derek Sherinian e Mike Terrana, da Adam Nitti a Cesare Zanotti e David Quicho.

Ognuno di questi ospiti porta qualcosa che si amalgama molto bene con la visione musicale di Andrea, che è il coordinatore supremo di questo progetto.

Gli stili musicali sono molteplici e vanno dal prog al crossover anni novanta, dall’ hard rock al rock elaborato, il tutto con originalità e stile. In Human Progression si ascolta si respira e si vive la musica in molte maniere differenti, Andrea possiede un notevole talento musicale che mette a suo agio anche gli altri e fa arrivare molte cose all’ascoltatore senza perdere tempo in futili tentativi di appartenente a questa scena piuttosto che ad un’altra. La musica è una delle poche possibilità salvifiche che ci sono rimaste, e Mastro in questo è un benefattore.

Oltre alla varietà musicale Human Progression mostra anche quanti ottimi musicisti ci siano in Italia, persone che fanno musica senza diventare magari famosi, ma che lasciano un’impronta come questo disco che è una gemma speriamo non troppo nascosta.

 

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