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Recensione : The Queen Is Dead Volume 37 – Hate & Merda Zeal & Ardor Di’aul

Nuovo espisodio di The Queen Is Dead Volume 37 : Hate & Merda \Zeal & Ardor \ Di'aul.

The Queen Is Dead Volume 37 - Hate & Merda \Zeal & Ardor \ Di'aul

The Queen Is Dead Volume 37 – Hate & Merda Zeal & Ardor Di’aul

Hate & Merda

Terzo disco per il duo fiorentino Hate & Merda, una delle realtà sonore più interessanti e dirompenti in Italia. Ovunque Distruggi uscirà per Toten Schwan Records, Diodrone e Breathe Palstic Records. Nati nel 2013 con la volontà di fare un solo concerto gli Hate&Merda ci prendono gusto e nascondendo sempre la loro faccia danno alle stampe nel 2014 L’Anno dell’Odio, seguito nel 2016 dal capolavoro

La Capitale Del Male, e ora ritornano con questo mostro pieno di odio, frustrazione e merda. Ascoltandolo si può capire perché gli Hate & Merda siano tanto amati dalle persone senza speranza, da chi ha un presente che non riesce a cagare fuori il futuro. Inizialmente il duo toscano aveva in mente un altro disco, ma poi la pandemia come nella vita quotidiana ha scompaginato tutto, e allora hanno sentito la necessità di riscrivere tutto. Ne è venuto fuori un disco spietato, stilisticamente oltre le loro solite caratteristiche.

Con le loro composizioni si è sempre guardato l’abisso pescando molto dalla tradizione noise, grind, stoner e tantissimo altro, con un taglio surrealista e molto molto sincero. Con Ovunque Distruggi si va oltre, si supera l’abisso per finire in un dolore senza fine, in un mare di ansie catatonie, dove la morte è presente come non mai, nel momento nel quale questa pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora che tenevamo attaccato in maniera molto precaria. Non c’è solo furia c’è in alcuni momenti una calma che porta ancora più dolore, abbattendo tute le nostre false speranze.

I loro tre dischi potrebbero essere benissimo una trilogia pietra miliare del sottobosco italiano, essendo tre dischi fantastici. Ogni disco si può sentire a sé stante, ma insieme è meglio. Raramente la disperazione è stata messa meglio in musica, con una violenza che lascia scoperti i nervi e le cellule. Non ci sono più errori, la poca speranza è finita e con essa dobbiamo capire come possiamo acquattarci nel buio che ci sta intorno.

Ovunque Distruggi è l’esatto opposto di Ovunque Proteggi di Vinicio Capossela, è una colata lavica, con musica che è una summa di quanto di meglio ha prodotto la musica occulta italiana negli ultimi anni. La produzione è volutamente leggermente lofi per gustare meglio le asperità e gli angoli ciechi degli Hate & Merda, tra scoppi di nervi e la calma degli psicofarmaci. Non ci sono tramonti e andrà tutto e Andrà Tutto Muori.

Un disco da sentire e risentire, figlio di un duo unico e con una visione musicale e filosofica fortunatamente non per tutti, un tesoro, una consapevolezza di ciò che siamo davvero.

 

 

 

Zeal & Ardor

Rimaniamo in tema di stravolgimenti musicali con il nuovo disco di Zeal & Ardor il gruppo svizzero e non solo che ha stupito molti ascoltatori. Il loro disco omonimo esce per MVKA. La genesi del gruppo è molto peculiare; ha dato inizio a tutto Marc Gagneux, svizzero da parte di padre e con mamma afroamericana. Dopo essere cresciuto in Svizzera con metal ed altro, militato in alcuni gruppi locali, si sposta a New York e mette della musica su 4chan, la famosa bacheca del web, ora chiusa dove c’era un po’ di tutto. Un utente della bacheca disse che la sua musica era simile ad una fusione di black metal di musica da negri.

Ed ecco che Marc coglie la palla al balzo e fa un gruppo dove riesce a fondere musica nera e metal, e non era affatto facile. Questo disco rende perfettamente l’idea di una musica sempre in bilico fra diverse istanze, vulcanica e veramente nuova e fresca.

Ciò che ha colpito tanti ascoltatori è la capacità di non essere mai ovvi, andando ad usare molti registri e codici diversi. Se fosse un codice software Zeal & Ardor sarebbe un programma originale scritto con un codice che rielabora in maniera inedita librerie già presenti. Le loro canzoni sono blues moderni, dove la forza e la malinconia del blues gospel soul trova un fortissimo alleato nel metal, creando qualcosa di potente e molto caratteristico.

Non si è mai sentito un gruppo con la capacità di cambiare registro in una nota, passando dal soul al metal, dal blues al prog metal. In verità di black metal come lo si intende comunemente ce n’è poco, c’ qualcosa in più, un nuovo tipo di metal, un discorso stilistico che stanno portando avanti da tempo e in maniera sempre migliore e molto presente a loro stessi, e questo disco è l’opera sulla quale hanno avuto più tempo per lavorarci e per andare ancora di più a fondo.

 

 

Di’aul

Quinto disco in studio per gli italiani Di’Aul, AbramacamacabrA esce per MooDDoom Records.

Il disco verte intorno a sette storie, sette caratteri diversi accomunati dall’essere stati concepiti dall’Universo. Il lavoro è incentrato sulla descrizione delle cose che accadono, che sono accadute e che accadranno, in un’ottica assai differente rispetto a quella a cui siamo abituati ogni giorno di queste nostre vite. Lo stile musicale dei Di’Aul è un doom molto particolare, classico e allo stesso tempo incisivo e con un forte tocco stoner.

La potenza qui scorre lentamente, corrode tutto e butta giù molte pietre durante il suo percorso. Il gruppo lombardo infonde molto pathos alle proprie composizione e si fa sempre ascoltare con attenzione. Pezzi come la canzone che dà il titolo al disco è un doom blues struggente e che penetra a fondo nel cervello. Molta della loro particolarità sonora si deve anche al fatto che il disco è stato registrato a Garlasco, mixato a Milano e poi masterizzato sempre a Milano in 96khz, frequenza assai adatta a questa musica.

Disco profondo e con tante cose dentro, un suono riconoscibile ed un’evoluzione continua, doom fatto da appassionati e da profondi conoscitori ed indagatori delle arti umane e non solo.

Abramacamacabra è un disco molto ben curato e che regala nere gioie, le migliori.

 

 

 

 

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