Girando tra le nuove e non recentissime uscite, questa è del 14 settembre, ho trovato lo strafigo lavoro edito da The Holydrug Couple, duo cileno di Santiago!
A dieci anni di distanza dalla prima volta che suonarono insieme, Ives Sepúlveda Minho e Manuel Parra sentono di tentare un disco (11 tracce) ispirato ai capolavori di grupponi che hanno definito molto del pop storico, e odierno, quali Beatles, Beach Boys e Fleetwood Mac.
Chiaramente, lo si scopre subito, molti passi in avanti sono stati fatti da quelle ere sonore classiche a cui comunque The Holydrug Couple guardano, sebbene siano ascolti che hanno fagocitato da lustri; piuttosto, l’invito della coppia è quello di avvicinarci in spirito alle tracce qui contenute e assecondando quella prospettiva, che riguarda in particolare l’esperienza maturata in sala di registrazione, varcare i confini che separano quei grupponi dallo psycho-pop scaturito dalla fantasia dei solchi di “Hyper Super Mega”, vale a dire, valutare i THC dentro la magica sfera della produzione/orchestrazione/composizione che a ben sentire mantiene livelli altissimi e costituisce l’ambizione primaria della coppia cilena, quella cioè di emulare il genio dei citati grandi ma alle prese con quanto scaturito, ad ogni livello, nel retroscena del lavoro in studio.
Rispetto ai loro dischi precedenti – tre full-lenght, passando per lo psych lo-fi di Noctuary (2013), il pop europeo imperniato sul synth di Moonlast (2015) e l’ambient da colonna sonora composto per un film immaginario, Soundtrack for Pantanal (2017) – vi è un notevole salto tecnico dovuto all’ingresso di elementi tecnologici più potenti che garantiscono la maggiore espansione di ogni emozione pensata e qui riprodotta in audio – il pennello, la tela e l’estro artistico.
La neo-psichedelia si fonde col dream-pop e non risulta difficile aleggiare lungo la soffice leggerezza ricreata ad arte, evocare sistemi aperti (le etichette stanno strette al duo) e spillare sequenze sonore elettroniche particolarissime, intese nella comprensione millimetrica della gestazione, sfruttando volentieri il connubio tra elettronica ed acustica, a tutto guadagno della forte crescita creativa nella delineazione del suono, un modulare che spazia tra generi dischiusi ad ogni contaminazione (THC hanno suonato molto in Europa, negli USA e ovviamente in America Latina) e che tiene conto di un approccio teso a far confluire la moltitudine culturale esperita in campo musicale e live alla ennesima potenza, rimanendo proiettati verso l’infinito delle possibilità organizzate certo secondo un metodo compositivo che varia di disco in disco, frutto assoluto del loro background decennale che va ingigantendosi col tempo.
“Hyper Super Mega” rispecchia un universo sonoro ricco di potenzialità che ribadiscono la speranza futura che si possano forgiare canzoni memorabili capaci di suggellare la loro genialità nel tempo, invece, in quanto a suono ne hanno da vendere a ciuffi e questo fatto può solo che farci piacere.
My fav tracks: “Lucifer’s Coat”, “Mercury Lake”, “Easy”.
P. S. Sono d’accordo sul fatto che i THC si concentrino sul costruire la freccia ideale da scoccare, ma ci vuole anche un arco capace di spingerla.
Tuttavia sono proiettati nella infinità delle reti, come “Il tagliaerbe”.
ETICHETTA: Sacred Bones
TRACKLIST
1. Hyper Super Mega
2. Waterfalls
3. Forever End
4. Ikebana Telephone Line
5. Lucifer’s Coat
6. I’ll Only Say This
7. Easy
8. Chevalier Soda
9. Hotel Cache
10. Western Shade
11. Mercury Lake
LINE-UP
Ives : Voice, Guitar, Bass, Keys
Manu : Drums