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Recensione : THE HIP PRIESTS – RODEN HOUSE BLUES

THE HIP PRIESTS – RODEN HOUSE BLUES

Non sbagliano un colpo gli inglesi Hip Priests, quintetto attivo dal 2006 e quest’anno giunto a pubblicare il suo quinto studio album, scritto durante il periodo pandemico, “Roden House Blues” (titolo che prende il nome dal luogo in cui la band prova) uscito a inizio maggio sulla label svedese The Sign Records, a quasi un lustro di distanza dal precedente Lp “Stand for Nothing“.

Questi ragazzacci, originari di Nottingham, sanno come far scuotere testa, gambe, culo e cuore, proponendo da oltre quindici anni una miscela incendiaria di punk ‘n’ roll che shakera Motörhead, le compilation Killed By Death, MC5, Stooges, Radio Birdman, Ramones e Scandinavian Rock à la Hellacopters, e anche quest’ultimo Lp non fa eccezione e ci scarica addosso mezz’ora incandescente di rock ‘n’ roll veloce, energico e senza fronzoli, tra infuocati hooks, irresistibile rifferama e credibile fuck-you attitude.

Pronti-via e subito ci travolge la partenza con “Trojan Horseshit“, un proiettile di un minuto e mezzo, e “Inaction Rocks“, altra bordata fast ‘n’ furious, a cui segue “Shakin’ ain’t Fakin“, che ha tutte le caratteristiche per essere un nuovo freak anthem: adrenalinico e con un ritornello da urlare a squarcia(u)gola ai concerti. Non da meno è il successivo minuto e venti secondi di “P.O.P. (Pissed on Power)” una sarabanda motorheadiana punkizzata di cui Lemmy sarebbe stato fiero, mentre “Can’t abide with me” è una lockdown song che musicalmente rende omaggio al sacro duo australiano Radio Birdman-Saints. I numerosi cambi di line up (oggi formata dal frontman Nathan Von Cruz, Austin Rocket e “Gentle Ben” alle chitarre, Lee Love al basso e “D.P Bomber” alla batteria) non hanno scalfito la potenza di fuoco del combo albionico, e ne abbiamo prova anche in “Chasing death” e “Sell my soul“, altri pezzi di R’N’R ruspante, e poi il potenziale singolone/classico “Just to get by” grida Hellacopters da ogni oncia di sudore sonico sprizzata. L’album si chiude con una micidiale tripletta di high energy rock ‘n’ roll composta da “Persistance is futile“, ” Tiger in my tank” e “The best revenge“, roba che, se venisse suonata a volumi insostenibili, farebbe ballare anche le montagne.

Ascolta un cretino (come diceva in passato un noto personaggio comico): se avete fame e sete di rock ‘n’ roll verace e selvaggio, i solchi di questo disco sono ampiamente consigliati, i Sacerdoti dell’Anca predicano sui pulpiti di chiese sconsacrate e sono un ottimo esempio da portare alla causa della buona salute di cui gode ancora la nostra musica preferita. Per tutti gli altri modaioli ci sono i Thirty Seconds to Mars (e simili) il finto ruooock per finti rockettari da virgin radio. Speriamo che la patinata immondizia del “music business” e del mainstream continui a ignorarli ancora a lungo (ma di questo a loro non frega una beata minchia, non hanno un management né appartengono ad agenzie di booking, sono totalmente indipendenti e hanno fatto del DIY uno stile di vita, come si fa a non volergli bene?) così potremo continuare a spararci nelle orecchie long playing rumorosamente lerci come questo. Long live the Spasm Gang!

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