Ritorno alquanto atteso di uno dei migliori ensemble metalcore americani. Slow Decay è un album dalla genesi molto particolare nel senso che dall’inizio di questo anno disgraziato il gruppo ha cominciato a rilasciare diversi sette pollici che erano intitolati solo con misteriose lettere D, E, C, A, Y. Tutto ciò ha acquistato senso quando il gruppo ha confermato l’uscita di un nuovo disco per luglio 2020.
Ed eccoci qui con un nuovo figlio degli The Acacia Strain, un concentrato di durezza e mid tempo, una continuazione della politica musicale del gruppo, sudore, cattiveria e un bilanciamento fra pesantezza, velocità e lentezza. Il nodo gordiano del disco è la nemmeno troppo lenta discesa dell’umanità nel calderone della pazzia, e ne abbiano tutti i giorni sotto gli occhi le modalità e le conseguenze.
Il gruppo americano sottolinea molto bene le peculiarità salienti di questa nuova era oscura, dove ci sono cose alle quali non possiamo credere, e poi il giorno dopo le facciamo noi stessi con assoluta facilità.
I The Acacia Strain sono un gruppo molto solido e lo dimostrano con questo lavoro granitico e senza crepe, uno sguardo metallico e molto cinico e veritiero verso ciò che siamo.
Il metalcore in casi come questo è un codice molto adatto a descrivere la situazione, modernizzando il metal estremo in maniera adeguata si possono raggiungere risultati assai notevoli e Slow Decay ne è la dimostrazione. Il disco è altresì fortemente sconsigliato a chi vuole in ugual parte durezza e melodia, e sono in molti nel metalcore, perché qui c’è solo devastazione e durezza.
Il disco è venuto fuori in maniera molto spontanea e lo si sente, cresciuto nella consapevolezza che tutto ciò che succede è allo stesso tempo reale ed irreale.
Un lavoro maturo, oscuro e molto aderente alla realtà, alla nostra realtà.