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Recensione : Superinvaders – Fabric Of The Universe

"Fabric Of The Universe" è formidabile lavoro ricoperto di bellezza protonica conduttiva; provenienti da Kepler-66b, i SUPERINVADERS scartocciano dalla loro astronave prodezze di fantasmagorica malìa strumentale garage e psichedelica: si resta freddati a festa dai verdi raggi X prodotti da simil suono interplanetario, avventuroso, esondante, resuscitando immediatamente a nuova vita e transitando obliquamente in un'esperienza distintamente fascinosa, veicolata dall'incontenibile dinamismo esternato.

Superinvaders – Fabric Of The Universe

Collegandoci alle visioni science fiction dei Superinvaders si possono chiaramente veder sfrecciare le direttive sonore esperite come asteroidi vaganti nell’immenso cosmo; provare sensazioni di moto in groppa ad una motocicletta stellare riducendo al minimo l’attrito non è davvero cosa di tutti i giorni; correre velocissimi assistiti dalla bella sintonia del gruppo fa riacciuffare per i capelli qualcosa di perduto e sconosciuto…

La new wave surf punk si propaga col contagio virale, perciò i liquidi alchemici distillati ad alta gradazione dalla band vengono nebulizzati nell’atmosfera terrestre pronti a sedurre l’immaginario collettivo di intere tribù ignare, riscontrando, appena inspirato il virus areo, una risposta energetica pari alla spinta emotiva & evocativa ricevuta.
Questo è proprio un virus che fa bene!!!

Incrociando gli stilemi di band che li hanno preceduti (avvinghianti i Man Or Astroman?, crooked’n’roll i Cramps, ballonzolanti gli stupendi The Rezillos e ancor di più DEVO+SERVOTRON, cioè, da moltov…) i Superinvaders foggiano una astratta miscela di combustibile esplosivo dalla consistenza ‘argento vivo mischiato alla nitroglicerina’ di cui il forte potenziale detonante.
Intercettandoli sulle basse frequenze del sound vivacissimo, maggiorato in fluidità dagli psicotici rumori elettronici ricavati dall’androide D1T0, che dal pianeta Phobetor ha trovato esatta collocazione connaturandosi agli altri tre membri del gruppo, è risultato compagno ideale per i viaggi nel dark open space.

Mezz’oretta di musica buona può cambiare una giornata, ore, un momento in cui si è preda dell’apatia, della luna storta o della rinuncia. Il virus siderale è disponibile per chiunque abbia necessità di rimettersi immediatamente in sesto scatenando la voglia di ballare scuotendo il corpo e liberando la mente, basta solo insertare il disco nel microchip uditivo e lasciarlo andare senza pensarci più su: play it loud!!!

“Black holes bending the fabric of…” schizza tra astri di frequenze spaziali ed è pezzo giusto per impazzare sulle strade buie con la Durango 95.
“Neutron star collision” frigge sul piatto della wave’n’roll.
Come nella prima song il ritmo è roba da antimateria, solleva i gravi.
“Interstellar drug-dealing problem” conquista per quelle aperture surf intrise di space effects, la grinta canora ci incanala tra deserto americano, paesaggi Russ Meyers, e fumettistica cosmica.
“When it’s the time to blow up the world”. Divino mood sonico, i Superinvaders centrano una HIT hyperpop da cinebrivido!
“bit.byte.drive”, la potente matrice spara fuori primariamente il punk e a corredo ne vengono punzonature di Faith no More. Foo Fighters. Giganto. RATM. Bikini Kill. Forse dovrebbe diventare, nell’esecuzione live, un pezzo corale ‘rappando’ sul basso sino a sfociare nel puro vigore.
“Space zombies (kill! kill! kill!)”. Skeleton dance. Non risulta difficile veder ballare il Michael Jackson di Thriller su queste note, invasi da coreografie e suoni horror-B-movie ai confini della realtà. Turbinosa scriteriata bellissima song!
“Space face-lift”. I ragazzi il fluido rock ce l’hanno nel sangue, la loro miscela seduce per la resa generale complessiva ed il particolare di ogni influsso notato ad ogni trovata, virata, cambio di umore energetico o stralunamento che sia, come da splendide tastiere e pieghe della voce.
“Chase the supernova”, la sublime chicca finale – quell’organo me lo sposerei – dove i Superinvaders somigliano quasi agli MC5, ugh! La chitarra regale inscena un blues antemico e cosmico coadiuvata dall’equipaggio interstellare che lavora di fino facendo scintillare ogni strumento nella marcia perpetua che abbandona progressivamente la veste math-surf da B 52’s horror movie per pigiare i palmi della mano sul ventricolo prossimo al collasso estatico, rianimando ogni zombie abitante lo scuro universale.

ETICHETTA: EdisonBox Records, Kandinsky Records, Il verso del cinghiale, Scatti vorticosi, Troporecords, Gufo Records

TRACKLIST
1. Black holes bending the fabric of…
2. neutron star collision
3. Interstellar drug-dealing problem
4. When it’s the time to blow up the world
5. bit.byte.drive
6. Space zombies (kill! kill! kill!)
7. Space face-lift
8. Chase the supernova

LINE-UP
Captain Ritz – chitarra, voce
Grad 1 – basso, voce
Grad 2 – batteria
D1-TO – synth, circuiti, rumori, voce

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