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Recensione : Rigolo’ – Tornado

Perché quando giunge il tempo di mollare gli ormeggi è tempo di grande eccitazione? Il viaggio sonoro che i quattro Rigolò di Ravenna ci fanno intraprendere ha tutte le qualità principali che identificano la bellezza. Ascoltare un prodotto che accarezza la passione e la voglia di musica ricreando un nuovo e più allettante luogo di comunicazione/espressione credo sia raro, quindi un privilegio da non sottovalutare.

Rigolo’ – Tornado

Quando parliamo di emozioni, occorrerebbe dare vita, illuminandolo, ad un palco, aprirne il sipario e lasciare che le immagini diventino fieri attori forieri di sensazioni, estensioni fantastiche, chimici trampolini dalla cui pedana si permetta un tuffo dentro, e sopra, panorami e prospettive nuove, ricordando di spegnere le luci intorno.

I Rigolò di TORNADO, 8 pezzi di complice magia, creano una situazione sì descritta: la musica si evolve e si riproduce su se stessa, non che ricami fraseggi di autocompiacimento, trova invece abilmente e volentieri spazi da implementare suggerendo soffi dilatatori di traiettorie libere capaci di percorrere il gusto, il colore, il suono, le percezioni, le corse libere.

Codesto quarto album si affida alla preponderanza folk, ponendo in atto felici combinazioni che onestamente ammaliano di sentimento evocativo e comunicativo andando a definire una sequenza di sottili piaceri che rende stupenda tale benedizione musicale. Il pop entra nelle nostre vite dalla finestra di un grattacielo, dalla visiera protettiva di un elicottero in volo, addossato sul dorso di un uccello migratore, nei baluginii del battito delle ciglia quando fotografate il vostro partner assorbito dalla vita. L’albo ci assorbe attraverso una miscela di tendenze, minimal, folk, petali di psichedelia, musica da soundtrack, cantautorato di lande lontane, pop che oscilla tra acustico ed elettronico, tra malinconia e gioia, danze che devolvono al rock, sciolte dicotomie nell’elisir dell’amore che galvanizzano e predispongono alla prossima HANANI dell’umanità.

L’affiatamento tra la Burnazzi e il Carella raggiunge alture godibilissime e la freschezza compositiva, rintracciabile anche nel calibro dei testi, crea un’opera nostrana che può chiaramente essere amata da chi l’ascolta.

I duetti vocali appassionanti, le sovrapposizioni canore delicate quanto incisive, le progressioni ritmiche, i lavorii della chitarra, le aperture/innesti/viaggi mozzafiato del violoncello, e le varie influenze che sembrano arrivare da mondi sonori lontanissimi (ci puoi leggere attraverso frmmenti di tante storie rock: i paesaggi dei The Doors, le smanettate di Billy Zoom degli X, accenni di Kraut, She & Him, delizie captate dagli It’s A Beautiful Day) qui riunite, costituiscono il miracolo sonoro di questo accortissimo, sagace lavoro che spero ci spiani l’estate, una felice estate da ricordare, e non rimanga nelle stanze dell’inascoltato, poiché qui comincia l’importante storia del buttare a mare la zavorra inutile dell’essere umano. Sarà merito della produzione, condivisa dai Rigolò con il produttore e musicista Mattia Coletti, ma lo sguardo comune genera una significante orma che ha raggiunto ed unito al loro il lavoro di mastering di Brian Deck (Iron&Wine, Sage Francis, Califone, Modest Mouse, ecc. ecc.); i pezzi sono tutte gemme preziose ed io apprezzo in particolar modo, do un valore aggiunto a MEXICO… a BORDERS… a BON VOYAGE… a GONE, ma me ne faccio una ragione, i Rigolò sono una solida realtà da sgomitolare.

ETICHETTA: Antropotopia

TRACKLIST
1. Gone
2. Happyness
3. Mexico
4. Borders
5. Tempesta
6. Two tickets to fly
7. Society
8. Bon voyage

LINE-UP
Andrea Carella – Vocal, Electric guitars, Piano, Keyboards
Jenny Burnazzi – Vocal, Cello, Keyboards, Fx
Andrea Napolitano – Drums, Fx
Alessandro Reggiani Romagnoli – Bass

Feat. Francesco Tedde: Synth, Electric guitar

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