iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Non ho risposte semplici di Stanley Kubrick

Questo volume è una raccolta di interviste rilasciate da Stanley Kubrick dagli inizi della sua carriera sino al 1987, anno di uscita del suo penultimo film, “Full Metal Jacket”; il libro ripercorre le tappe della carriera di un cineasta spesso discusso, a volte incompreso, ma ostinatamente indipendente.

“Non ho risposte semplici” di Stanley Kubrick, edito da Minimum Fax

Questo volume è una raccolta di interviste rilasciate da Stanley Kubrick dagli inizi della sua carriera sino al 1987, anno di uscita del suo penultimo film, “Full Metal Jacket”; il libro ripercorre le tappe della carriera di un cineasta spesso discusso, a volte incompreso, ma ostinatamente indipendente.

 

Potrete leggere passaggi come questi:

 

  • Credo sia stato André Maurois ad affermare, molti anni fa, che il modo migliore per realizzare la pace nel mondo sarebbe inscenare una falsa minaccia proveniente dallo spazio: non è una cattiva idea.
  • (…) siamo in possesso di dati sufficienti raccolti da fonti attendibili (astronomi, piloti, radaristi e simili) per iniziare un’inchiesta seria e approfondita a livello mondiale sul fenomeno degli UFO. (…) se si esamina anche solo una minima parte delle testimonianze esistenti, si scopre che c’è gente finita nella camera a gas sulla base di prove molto meno lampanti.
  • Gli scienziati europei più illustri dell’Ottocento ridevano dei meteoriti, affermando che “non possono piovere pietre dal cielo”; appena un anno prima dello Sputnik, uno dei più grandi astrofisici del mondo ha affermato seccamente che “i viaggi spaziali sono una fandonia”.
  • Ogni volta che escludiamo la possibilità di viaggi spaziali nel nostro sistema solare obiettando che richiederebbero migliaia di anni, pensiamo a esseri con una durata della vita simile alla nostra. (…) Potrebbero esserci infinite razze nell’universo con vite che durano centinaia di migliaia di anni, o milioni persino, alle quali un viaggio verso la terra di diecimila anni incuterebbe lo stesso timore che incute a noi un pomeriggio al parco.
  • Per certi versi è una fortuna che il corpo, e la soddisfazione dei suoi bisogni e delle sue funzioni, giochi un ruolo così essenziale nella nostra vita; quell’involucro fisico crea un paracolpi tra noi e la consapevolezza sconvolgente che solo pochi anni di esistenza separano la nascita dalla morte. Se l’uomo si soffermasse davvero a pensare alla propria fine imminente e alla propria agghiacciante futilità e solitudine nel cosmo, di sicuro impazzirebbe o soccomberebbe a un annichilente senso di inutilità.
  • (…) cosa c’è di più assurdo dell’idea di due superpotenze che vogliono spazzare via la vita dalla terra per un incidente, con un contorno di divergenze politiche che fra cento anni sembreranno tanto prive di senso quanto lo sembrano a noi ora le dispute teologiche del Medioevo?
  • Una aspetto doloroso della crescita intellettuale e artistica è che implica soprattutto il superamento degli altri: man mano, ci sono sempre meno persone con cui condividere le proprie idee, persone che capiscono, senza semplificare troppo, quello che uno sta cercando di comunicare.
  • (…) quasi sempre le elezioni si decidono sulla personalità dei candidati piuttosto che sui problemi trattati.
  • Credo che la capacità dell’uomo di essere violento sia un residuo dell’evoluzione che ormai non ha più scopi utili, ma esiste ugualmente.
  • Direi che (…) è molto meno probabile che sia la violenza realistica a causare violenza, rispetto alla violenza divertita di James Bond, o dei cartoni animati di Tom e Jerry, dove il bernoccolo gigante che hanno sulla testa sparisce ed eccoli pronti per una nuova gag. Se c’è un tipo di violenza che causa l’emulazione, è quella. È come quando ai ragazzini si davano a bere sciocchezze sulla gloria della guerra. E loro magari partivano per il fronte con aspettative che poi si rivelavano false, mentre se avessero visto dei film di guerra brutali e violenti forse avrebbero capito cosa li aspettava.
  • (…) Il dottor Stranamore raffigura la tragedia dell’uomo fallibile che si mette alla mercé delle sue macchine infallibili, e con questo abdica alla responsabilità morale della sua stessa distruzione. Questi sentimenti sono molto vicini a quelli che Chaplin ha espresso nel discorso finale del Grande dittatore: “Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenta e tutto è perduto”.
  • La macchina sta cominciando a imporsi in modo molto profondo, suscitando perfino sentimenti di affetto e di ossessione.
  • (…) la guerra del Vietnam era sbagliatissima fin dall’inizio, ma io penso che possa insegnarci qualcosa di importante. Probabilmente, se non fosse stato per il Vietnam, ora staremmo combattendo in Nicaragua. Penso che il messaggio sia senz’altro passato: non farti neanche venire in mente di combattere una guerra, a meno che non ne vada della tua sopravvivenza.
  • Non critico i soldati semplici per il loro punto di vista cinico sulla guerra o perché non volevano comunicare ad alcun livello umano con i vietnamiti. Erano impreparati culturalmente per la situazione in cui li hanno messi, e la barriera linguistica non li ha certo aiutati. E nemmeno il fatto che ogni uomo e donna e bambino potesse essere un vietcong. Quando sono arrivati hanno capito in fretta che la guerra era senza speranza, che alla gente a casa ne stavano dando un’immagine falsa. Non ho alcun dubbio che la loro innocenza e il loro coraggio siano stati usati nel modo sbagliato.

 

Cos’altro aggiungere?

Dell’ultima sua opera “Eyes Wide Shut”, Kubrick non riuscì a lasciare testimonianze simili a quelle raccolte qui, in quanto morì quattro giorni dopo aver consegnato la versione definitiva del film alla Warner Brothers; benché restio a parlare del proprio lavoro, il regista americano in verità concedeva puntualmente interviste per pubblicizzare l’uscita delle sue opere.

Stanley Kubrick

Marco Sommariva

marco.sommariva1@tin.it

Date un’occhiata alla rubrica RILEGGIAMOLI, tante soprese vi aspettano !

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Prima di Adamo di Jack London, edito da Leone

Prima di Adamo di Jack London

“Prima di Adamo” è una fantasia preistorica, un romanzo proiettato nel passato, ma con un occhio rivolto alle distorsioni e alle ingiustizie del presente.

Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski

Storie di ordinaria follia è una raccolta di 42 racconti di Charles Bukowski, pubblicata nel 1978. I racconti sono in gran parte autobiografici e raccontano la vita dell’autore, un cinquantenne disoccupato e alcolizzato che vive a Los Angeles.

RIMANI IN CONTATTO

CANALE TELEGRAM
GRUPPO WHATSUP