Leggenda – storia? – vuole che quel “simpatico” despota di Stanley Kubrick, per poter dare credibilità alla scena nella quale Jack Torrance impazzisce del tutto e minaccia moglie e figlio con un’ascia, abbia usato due pesi e due misure.
A Nicholson avrebbe chiesto nulla di più che essere se stesso visto che non era certo la follia quello di cui difettava l’attore del New Jersey, mentre per quanto riguarda la Duvall la avrebbe letteralmente esaurita provocandole un crollo psicologico che la portò a recitare la sequenza nelle condizioni nelle quali la si può vedere, senza finzioni, letteralmente disperata. Non meraviglia quindi che a distanza di quasi quarant’anni una punk band possa usare come ragione sociale una delle scene più iconiche della storia del cinema.
Il quartetto romano ritorna tra i giovani ancora,come un novello Don Bosco, con questo nuovo album confermando l’attitudine ferrea della quale fa da sempre una vera e propria ragion d’essere. Dentro a In the Temple of Feedback ci trovate pezzi come TNMA dove vien fuori l’amore per l’Australia dei Radio Birdman, l’evocativa Rock These Ancient Ruins, i richiami all’hard-punk inglese dei Birdhouse e dei Seers contenuti in Because of You, il roots ed il blues sporco e maleodorante alla Gun Club di Spider Girl.
Un discorso a parte lo meritano il mio pezzo preferito vale a dire What Did You Get un delizioso brano di power pop alla Hoodoo Gurus e la ballata finale A song for Johnny dove una magica armonica (amo i pezzi nella quale prorompe questo strumento) sorregge una canzone di un’intensità stupefacente.
Mi sbaglierò (certo di non farlo) ma questi Wendy?! vengono davvero da lontano; cosa me lo dice? Ascoltate i pezzi di questo disco e, ne sono certo, lo capirete anche voi
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