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Recensione : Nero Kane – Love In A Dying World

Album di un intensità a tratti disarmante

Nero Kane – Love In A Dying World

E’ terribilmente duro creare un incipit diverso ogni volta quando si ha la fortuna di poter recensire un sacco di dischi. Nel caso di Nero Kane (aka Marco Mezzadri) vorrei e potrei ripetere quello usato per il magnifico disco di Ferro Solo (album che peraltro vengono dalla stessa pregiatissima fonte) e dire al suo autore come il suo moniker sia terribile.

Ma come detto l’ho già fatto, oops l’ho rifatto, chiedo venia. Ma possibile che chi abbia inciso un disco cosi intenso e con la classe che dimostra nella fotografia che campeggia sulla copertina non abbia trovato una “ragione sociale” migliore di questa?

Non erano molto meglio nome e cognome di battesimo? Ma torniamo in tema e quindi ad occuparci di Love in a Dying Love che è è disco straordinariamente intenso e che, apparentemente spoglio, è invece ricco di un calore sconosciuto al 90% di quello che siamo soliti ascoltare. I dieci pezzi che lo compongono, sorretti da una voce apparentemente fredda e distaccata ma in realtà bellissima e straordinariamente espressiva, ricordano il Mark Lanegan più intenso ( vi sono momenti in cui non lo è?) ed il Neil Young disperato di On The Beach; ma sarebbe ingiusto usare termini di paragone – sia pur nobilissimi – per una raccolta di brani molto personale e che riesce per larghi tratti a brillare di luce propria.

Tra i brani proposti, tutti più che buoni, segnalo l’iniziale Black Crows densa di una malinconia tanto profonda da risultare quasi atroce, Living on the Edge of the Night ed Eleonor nelle quali le dita che scivolano sugli accordi creano un’atmosfera amara quanto confidenziale, lo splendido Bacause i knew not whn my life was good nel quale Johnny Cash sembra cantare accompagnato dai Thin White Rope, per chiudere con il pezzo che da il titolo al disco nel quale si fondono l’algidità di Nico da solista, la disperata suadènza di Tom Waits ed il romanticismo esasperato di Chris Isaak, il tutto senza dover proferire una sola parola. Con il suo suono straziantemente desertico, atmosfere per altro evocate già dalla copertina, questo disco suona bellissimo anche se non è esattamente ciò che ci vorrebbe per il mio umore tendente al leopardiano.

Cazzo fuori c’è il sole e Nero Kane mi ricorda quanto le giornate siano terribilmente corte e come l’oscurità cali straordinariamente presto. Vabbé non te ne voglio Marco perché sei davvero bravo. Ora mi faccio un the, ci intingerò dentro un po’ di biscotti e mi struggerò da par mio, chissà che non trovi la forza di mettermi i Ramones da qui a mezz’oretta.

P.S. : E’ quanto meno doveroso al termine di questa recensione segnalare che Love in a Dying Love è anche un film sperimentale con la regia di Samantha Stella e girato durante il viaggio fatto nei luoghi desertici dalla regista con l’autore di questo album. Se tanto mi da tanto direi che sarebbe da vedere…

TRACKLIST
1) Black Crows,
2) Desert Soul,
3) Living on the Edge of the Night,
4) I put a spell on you,
5) Now the day is over,
6) Beacuase i knew not when my life was good,
7) Dream Dream,
8) Eleonor,
9) So Sad,
10) Love in Dying World

 

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