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Recensione : Ferro Solo – Almost Mine: The Unexpected Rise And Sudden Demise Of Fernando (pt.1)

Tanta varietà per un disco splendido dove tutto funziona alla perfezione

Ferro Solo – Almost Mine: The Unexpected Rise And Sudden Demise Of Fernando (pt.1)

Le mie recensioni (che parolona esagerata per un umile imbratta fogli) sono sempre piuttosto schematiche, si parte con un incipit, si descrive cosi si è ascoltato (fatelo cari “colleghi” troppe volte vi limitate ad un avvilente copia e incolla delle note che vi vengono spedite) e si passa quindi alle conclusioni. In poche parole traggono ispirazione dagli insegnamenti della mia professoressa del liceo che mi (ci) consigliava di usare questo schema mentale per comporre i temi, ovviamente non usava il termine incipit.

In questo caso, in fondo non lo faccio mai, partirò dalle conclusioni disquisendo sul nome scelto da Ferruccio Quercetti per questo suo progetto solista visto che Ferro Solo sembra il nome di un rapper di infimo valore e ciò rappresenta l’unico neo di un disco bellissimo.

Voi e lui mi direte che si tratta davvero di un particolare di pochissima rilevanza e non posso che trovarmi d’accordo, ma in fondo sono pur sempre ligure e ci tengo ad esplicitarlo con una sana dose di pessimismo e fastidio peculiare di chi è nato e cresciuto nella mia magnifica regione. Ma mi rendo conto di aver sprecato fin troppe quisquilie rubando spazio alle canzoni ed è quindi di queste che vi vado a parlare iniziando ovviamente da quelle che si trovano sul lato a. Il compito di aprire le danze spetta a It’s a Girl un pezzo veloce e melodico che sembra uscito dalla penna di Bob Mould degli Husker Du (non riesco ad immaginare complimento più grande visto che considero gli Huskers uno dei più grandi gruppi di tutti i tempi), proseguendo ci si imbatte in Hamlette dove sembra di ascoltare una versione velocizzata dei Sebadoh, è poi la volta di Perfect Stranger un brano lento e pianistico profondo e per nulla tedioso – in questo caso l’accostamento più semplice e funzionale è quello con Nick Cave -, chiude la facciata la splendida This Daddy’s Girl un pezzo nel quale Lloyd Cole incontra i Dream Syndicate, a parere di chi scrive una delle poche canzoni ascoltate recentemente in cui tutto funziona alla perfezione.

Ma passiamo al lato b che si apre con He Spies un brano sorprendentemente glam – visto chi ci suona non si fatica a comprendere il motivo – con tanto di handclapping, segue Indifference dove sembra di ascoltare il Mark Lanegan solista più ispirato e profondo (nel penultimo album dell’ex Screaming Trees c’è un brano che io adoro Emperor, ebbene siamo su quei sublimi livelli), a ruota troviamo Gala pezzo pianistico nel quale gli Smiths di Asleep incontrano i Beach Boys di Pet Sounds (vi invito a formulare paragone altrettanto ardito) non vi dico i brividi che può provocare solo perché li dovete provare anche voi ascoltandola, l’ultimo pezzo di cui vi parlerò è Better Than Me dove si sente suadente profumo d’Australia diciamo che siamo dalle parti dei migliori New Christs . Nel descrivere le tracce di questo disco ho usato come pietre di paragone formazioni – o solisti – non esattamente di primissimo pelo ma visto che l’autore di questo album è un mio quasi coetaneo sono certo che si sia avidamente abbeverato alle stesse mie fonti.

Con il secondo album dei Senior Service ( un gruppo dove suona Graham Day sarà sempre in cima alle mie preferenze) e con quello assegnato ai garagisti Jack Caddes (più o meno lo stesso ceppo etnico) il terzo posto nella mia playlist annuale è stato attribuito e, datemi pure dello sciovinista, ma sono particolarmente fiero che si tratti di un disco italiano.

ETICHETTA: Riff Records

TRACKLIST
1) It’s a Girl,
2) Got Me a Job,
3) Hamlette,
4) You Don’t Have to Tell Your Story,
5) Perfect Stranger,
6) This Daddy’s Girl,
7) He Spies,
8) Doppelganger,
9) Indifference,
10) Gala, 11) Better Than Me, 12) Almost Mine

LINE-UP
Ferruccio Quercetti – Vocals, Acoustic Guitar
Davide Montevecchi – Bass,
Francesco Salomone – Drums,
Andrea Rovachi – Keyboards

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