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Recensione : Naught – Tómhyggjublús

Ottima prova per la band di Akureyri, realtà da monitorare con la dovuta attenzione in vista di un possibile esordio su lunga distanza.

Naught – Tómhyggjublús

Interessante debutto per gli islandesi Naught, autori di uno sludge-doom denso come la lava che fuoriesce dai numerosi vulcani disseminati sul suolo della loro splendida isola.

Solo tre i brani presenti in questo ep, dal titolo in lingua made e quindi prevedibilmente di ostica pronuncia per noi latini (Tómhyggjublús), sufficienti comunque per appagare gli amanti di queste sonorità senza rischiare di portarli all’overdose, vista la lentezza talvolta esasperante messa in mostra dai nostri.
Questo, che per me è un pregio, magari per molti può rappresentare un ostacolo insormontabile, ma è chiaro che l’intento dei Naught non è certo quello di regalare a qualcuno una mezz’oretta scarsa di spensieratezza.
Peraltro, se il brano d’apertura Í Paradís possiede in toto le stimmate dello sludge più limaccioso, l’incipit dal sapore blues della successiva title-track ci dimostra che la band islandese non esibisce solo una tetragona vocazione a suoni cupi e disturbanti, anche se alla fine questi undici minuti si rivelano ugualmente un test di resistenza niente male per chi non avesse familiarità con il genere (salvo assumere successivamente un’espressione non dissimile da quella della statua raffigurata in copertina …)
E, in ogni caso, le parvenze vagamente melodiche affiorate nello specifico frangente vengono spazzate via da Hold er Mold, che chiude al meglio l’EP con ritmi leggermente più sostenuti screziati dal ringhio sempre efficace del vocalist.
Ottima prova, quindi, per il combo di Akureyri, realtà da monitorare con la dovuta attenzione in vista di un possibile esordio su lunga distanza.

Tracklist:
1. Í Paradís
2. Tómhyggjublús
3. Hold er Mold

 

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