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Intervista Ai Devils

Intervista Ai Devils

Dopo due album pubblicati sulla Voodoo Rhythm di Reverend Beat-Man (personaggio che ha ispirato proprio il vostro Reverendo, che umilmente si è rinominato Shit-Man, come umile omaggio al vero Reverend-o svizzero) i Devils, duo punk/blues/trash rock ‘n’ roll formato da formato da Erica “Switchblade” Toraldo (batteria e voce) e Gianni “Blacula” Vessella (chitarra e voce) sono approdati su Goodfellas, e sono in procinto di far uscire il nuovo capitolo della loro “saga demoniaca”. Poteva quindi il vostro Reverendo lasciarsi scappare l’occasione di intervistare e provare a esorcizzare i “Diavoli“? Certo che no! E allora ecco il resoconto di una confessione in cui l’acqua “santa” ha cercato (invano) di convertire i due “giovani blasfemi” napoletani, a poche ore dall’uscita ufficiale del loro terzo studio album, intitolato “Beast Must Regret Nothing“.

Devils - Intervista Ai Devils

IYE: Ciao ragazzi, anzi “diavoli” ! Il Reverendo è qui per farvi confessare le vostre esperienze più peccaminose! Cominciamo col dire che su InYourEyes, felicemente, siete di casa, visto che siete già stati recensiti, intervistati e riveriti in passato su questa webzine (con una nota di merito per il “Santo“, che ha già propagandato il vostro seme vizioso, diverso tempo fa). Ma, al di là della goliardia e delle depravazioni, che esperienza è stata per voi collaborare col vero Reverend(o) Beat-Man (sempre sia lodato!) e incidere i vostri primi due dischi per la sua label Voodoo Rhythm? Vi ha fatto crescere a livello umano e come musicisti?

Gianni: Crescere a livello umano è la cosa più lontana da noi, anzi noi ci impegniamo costantemente a decrescere umanamente, crediamo che sia solo un atto di prepotenza sulla nostra vera natura di bestie! Beat Man è stato il nostro primo fan e colui che ci ha inseriti nella catena di montaggio dell’underground, certo la Voodoo Rhythm ci ha aperto molte porte.

IYE: E ora veniamo al nuovo album, il vostro “terzo figlio”. Quando avete pensato di cambiare etichetta e come vi trovate ora con Goodfellas? Nella news anticipatrice del disco, ho scritto che l’idea di “Beast Must Regret Nothing” è stata concepita nel settembre 2019, durante uno dei vostri tour europei, quando avete contattato il noto produttore Alain Johannes, che ha accettato la vostra collaborazione. Ci raccontate com’è stato lavorare con lui?

Erica: Se non si cambia non si può crescere, quindi dopo aver fatto la stessa cosa nello stesso modo per i primi due dischi avevamo bisogno di nuovi stimoli, abbiamo ampliato i nostri orizzonti musicali e cambiato produttore, quindi ci sembrava giusto anche cambiare etichetta. Con Goodfellas comunque avevamo già avuto modo di lavorare in precedenza, dato che si occupava della distribuzione in Italia dei nostri dischi, e ci siamo sempre trovati a nostro agio con loro. Alain ha un approccio molto versatile alla musica che noi apprezziamo particolarmente, in studio abbiamo avuto la possibilità di apprendere e di sperimentare insieme, non ci siamo posti limiti. Ci siamo mostrati a lui da subito per quelli che siamo e questo ha fatto si che entrassimo subito in sintonia. Alain è un produttore fantastico, ha tirato fuori il meglio di noi e senza snaturare minimamente il nostro sound.

IYE: Com’è andata la registrazione, in tempo di pandemia? Avete detto di aver inciso tutto in due settimane, ma avete fatto la spola tra Napoli e gli States, o è stato Johannes a spostarsi in Italia?

Gianni: Il disco è stato registrato l’ottobre del 2019, quindi prima della pandemia. Alain concludeva il suo tour acustico europeo a Milano, così poi è venuto a Napoli per due settimane, nelle quali ci siamo dedicati solo alle registrazioni, in seguito Alain ha fatto il missaggio nel suo studio di Los Angeles nel gennaio del 2020 e a febbraio Dave Collins ha fatto il mastering.

IYE: Cosa avete provato nel sapere che Mark Lanegan ha apprezzato il vostro album e ha voluto contribuire incidendo le sue parti vocali per un vostro brano (“Devil whistle don’t sing”)?

Erica: Tutt’ora stentiamo a credere che piacciamo a Lanegan e che c’è la sua mitica voce su un nostro pezzo. Come vedi i Devils fanno miracoli veri, non come quel sòla di Nazareth!

IYE: Ma siete davvero apparsi alla Madonna? Il Reverendo è piuttosto scettico…

Devils: Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non hanno visto la Madonna. La Madonna è una cretina che ha visto noi.

IYE: Come nascono le canzoni dei Devils? Sono frutto di un lavoro di insieme, di lunghe jam sessions in sala prove oppure nascono da un lavoro di rigoroso songwriting ragionato? Scrivete insieme i brani e i testi? Cosa vi ha influenzato maggiormente, durante la creazione del nuovo album? E cosa vi ispira ultimamente?

Gianni: Non abbiamo un metodo ben preciso, le nostre ispirazioni sono involontarie quanto la nostra lucidità. Ci facciamo ispirare da un film o prendiamo spunto da qualche lettura, o più semplicemente rubiamo qualche riff blues. La scrittura condivisa, insieme ai live, sono le modalità con cui preferiamo fottere tra noi. Ci ha ispirato la musica del diavolo, Link Wray, Ken Russell, Carmelo Bene, Nietzsche, l’immoralità, l’egoismo, la diffidenza verso il prossimo, verso il cuore e verso il buonsenso e i nazisploitation. Ultimamente, più che fonti di ispirazione, diciamo che abbiamo molte più fonti di disperazione.

IYE: Sappiamo che è un periodo difficile per i musicisti, la musica e l’arte in generale, a causa della pandemia globale da covid che, da un anno a questa parte, ha cancellato la possibilità di organizzare tour e concerti, che sono la maggiore fonte odierna di sostentamento per un musicista e per le band. Tanti artisti hanno cercato di sopperire a questa mancanza creando eventi in streaming e suonando live da soli, senza pubblico, in show trasmessi via internet. Qual è il vostro rapporto con queste nuove forme alternative di promozione? E vi piace interagire sui social network coi vostri estimatori?

Erica: Abbiamo avuto qualche richiesta riguardo i live in streaming ma abbiamo desistito, non lo troviamo per niente stimolante… è solo tanto triste. Non rinunceremmo mai al palco, al concerto vero per una cazzata in streaming anche se il palco ci manca terribilmente. Per noi è un luogo sacro. Non amiamo affatto i social, che al momento sembrano gli unici canali con cui poter avere un rapporto con le persone che ti seguono. Forse dovremmo cambiare mestiere, visto i tempi che corrono, ma il pollaio social, dove ognuno ha la libertà di cacare ogni minima cosa che pensa come se fosse la cosa più intelligente dell’universo, sinceramente non ci ha mai appassionato, preferiamo l’identità alla libertà.

IYE: In un futuro post-covid potrebbe prendere piede l’idea di organizzare concerti in cui sarà prevista la presenza del pubblico prenotato, seduto, distanziato di metri e, peggio ancora, schedato da fantomatici “passaporti vaccinali” e isolato in bolle, a tanti metri di distanza dal palco (alcune band hanno già messo in pratica questo esperimento nei loro live, negli States) il che è proprio l’opposto di come dovrebbe essere un concerto rock ‘n’ roll. Magari la mia è un’ipotesi da fantascienza ma, qualora accadesse, cosa pensate di questa eventualità?

Gianni: Il mondo è cambiato, ci dobbiamo liberare il prima possibile da questa trappola che è “la speranza” di tornare a quello che eravamo, ripulirci da questa brutta parola inventata da chi ci comanda per tenerci buoni; niente sarà più come prima quindi nemmeno i live, ne dobbiamo prendere solo consapevolezza e reinventare anche il modo di fare musica dal vivo, ovviamente sempre se la tanto decantata democrazia in qualche modo ce lo permetterà.

IYE: Quando tornerete a suonare dal vivo, continuerete a proporre il vostro immaginario “blasfemo” e depravato, oppure avete apportato degli accorgimenti al look di scena e alla vostra attitudine?

Gianni: Ci siamo un po’ stufati degli abiti talari, ma questo non significa che ci siamo imborghesiti o che la nostra immoralità è diminuita, anzi, la licenziosità ci domina sempre di più sopra e sotto il palco. Semplicemente prima credevamo che la genesi del male fosse la chiesa con la sua farsa di dio, adesso andiamo direttamente alla matrice: l’umano. È l’umano che ha partorito l’idea di dio perché il suo nemico non è mica il peccato ma la morte. Dio è solo il marchio dell’impostura e della stupidità umana che oltraggia l’unica cosa realmente onnipotente, la natura. Le religioni sono come le lucciole: per risplendere hanno bisogno dell’oscurità.

IYE: Ascoltando in anteprima il vostro nuovo album, mi è sembrato che il mood generale del disco suoni sempre frenetico e scatenato, ma questa volta pare di percepire una svolta rumoristica più “controllata”, con una maggiore messa a fuoco dei brani (frutto della mano del produttore Johannes, oltre alla vostra crescita musicale) rispetto alle scorribande a briglie sciolte dei primi due Lp. E’ una mia impressione, o sono le orecchie del Reverendo a essere state traviate dal troppo ascolto di Radio Maria?

Gianni: Giusto, hai ragione. Il fuoco del nostro nuovo album è proprio nel mix tra quello che siamo noi ora musicalmente e la mano miracolosa di Alain, ma non c’è nulla di controllato. Non ci è mai interessata la coerenza con quello fatto nei dischi precedenti, anzi per noi la coerenza è l’ultimo rifugio per i musicisti privi d’immaginazione.

IYE: Quando si parla di band italiane che, come voi, suonano un certo tipo di rock ‘n’ roll non radio friendly e non commerciale, molto spesso si dice che trovino più riscontro di pubblico e più possibilità di fare concerti all’estero, invece che in Italia, perché il rock ‘n’ roll in Italia non è mai stato un genere di massa, nonostante ci sia ancora oggi una scena indipendente (da non confondersi col poppettino becero spacciato dal mainstream come “indie”) viva e valida, e tanti musicisti che non fanno canzonette meriterebbero maggiore attenzione e riconoscimento da parte dei loro stessi connazionali che, purtroppo, molte volte si pongono in maniera snobistica nei confronti dei gruppi rock ‘n’ roll nostrani, perché affascinati/affetti da inguaribile esterofilia. E’ ancora così?

Erica: La musica italiana è mediocre tanto quanto il pubblico che la ascolta. Per quanto ci riguarda non ci hanno mai interessato queste dinamiche territoriali, suoniamo di più all’estero probabilmente perché non ci adattiamo o ci misuriamo agli standard. La verità è che non ci siamo sentiti mai a casa, né qui e né altrove.

IYE: Grazie Diavoli, il Reverendo vi vuole bene, nonostante tutto, vi spalma e vi assolve, contenti?

Gianni: Respingiamo fortemente ogni tipo di grazia, e sputiamo sul prossimo come su noi stessi. Caro Reverendo grazie mille a te, ti auguriamo di procurarti sempre il tuo dispiacere quotidiano!

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