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Recensione : Hannah Jadagu – Describe

Eremita in una foresta incantata, per Hannah Jadagu il tempo smette di scorrere mentre scrive un album catartico, arrivato da un altra dimensione per scavarci dentro.

Describe - Hannah Jadagu

È servito un isolamento forzato in California, la sua fedele Stratocaster e qualche sessione di scrittura intensiva per creare “Describe”. Dopo 2 anni dall’album di debutto “Aperture”, i paragoni sono inutili: sono due dimensioni completamente diverse, così come il nuovo disco è un universo parallelo al nostro, a cui solo Hannah Jadagu ha accesso.

Nata in Texas da genitori originari dello Zimbabwe, Hannah inizia a produrre musica subito dopo il liceo, sul suo Iphone 7 mettendo in pratica le regole della nuova scuola di indie-R&B del momento, tra Sza, Steve Lacy e Clairo. Da buona Gen-Z sono loro le sue influenze, insieme a Faye Webster e Arlo Parks con cui va in tour qualche anno dopo. Grazie all’iconico singolo “What Is Going On?” si guadagna una piccola fanbase in crescita, che chiede a gran voce un album fatto come si deve. E così arriva “Aperture” nel 2023, una storia di transizione all’età adulta, di una ragazza divisa tra gli anni newyorkesi e i complicati dogmi cristiani della provincia d’origine. L’aggettivo che tutti siti di critica musicale le cuciono addosso con il primo progetto è “alternative”: nella musica di Hannah non c’è mai niente di puro, ma ogni sito o testata parla di alternative R&B, alt rock, alt pop. Più che un genere ha saputo trasformarlo in una condizione, in una ribellione al mainstream per decidere sempre lei come fare musica. Questa è la regola che segue il secondo album “Describe”, uscito su Sub Pop Records. 

Le prime note della title track sono catartiche, i suoni pixellati e distorti di accompagnano attraverso il varco per l’altra dimensione, dalla California all’universo di “Describe”.  Qualcosa mi ricorda “Stranger Things”: mi immagino Hannah che scrive su un diario le sue canzoni con la base in cuffia, seduta in mezzo a una foresta con addosso il classico guardaroba dei ragazzi anni 2000, scaldamuscoli compresi. Solo che questa foresta è al contrario, Hannah se si guarda meglio sta fluttuando sopra l’erba bagnata e sul diario le parole si scrivono da sole, come proiettate direttamente dalla sua mente. La solitudine emerge in “D.I.A.A.”, il non riuscire a comunicare nonostante la bocca si muova a formare delle parole silenziose che nessuno può sentire; “I will do this all again / If it’s only one last time” canta nel ripetersi infinito di quei comportamenti autodistruttivi da cui non sa allontanarsi.

“Gimme Time” è un bedroom pop che trova il suo posto nel progetto come canzone d’amore adolescenziale, in un accumularsi di sentimenti confusi che chiedono solo più tempo per essere elaborati. In quella radura fatata da cui canta, il tempo non scorre, Hannah è rimasta una ragazzina che canta dei suoi primi amori, ma con un’esperienza di chi li ha vissuti e sa che non necessariamente l’amore deve essere perfetto. “Perfect”, interlude di poco più di un minuto con batteria protagonista e il suo spirito alt-rock che fa capolino, lo racconta in pochissimi essenziali versi. Immedesimarsi in Hannah significa perdersi per un secondo pensando all’amore, e ritrovarsi subito dopo nel vortice di cattivi pensieri che invadono la sua mente. “My Love” è leggera e spensierata, ma dietro l’angolo “Couldn’t Call” torna con quella sensazione di incomunicabilità, di labbra incollate che non fanno uscire la voce “Tell Me That !!!” rivendica indipendenza in un pezzo distopico in cui urla a gran voce (i tre punti esclamativi del titolo dicono già tutto) che come vivere lo decide lei e nessun’altro. 

La gemma nascosta dell’album è “Normal Today”: gli archi che aprono il pezzo, la voce pacata di Hannah, gli occhi protagonisti. “Help me so your love is found” dice, simulando una caccia al tesoro, una ricerca disperata di intimità in un sovraccarico di emozioni che non fanno vedere con chiarezza chi si ha davanti. Da qui fino alla fine dell’album, l’immagine è una Hannah che si sveglia da quella meditazione trascendentale, cade, sbatte per terra e inizia a correre senza sapere dove andare. Cerca in tutti i modi di uscire dal bosco in cui si è rifugiata, il tempo dell’isolamento è finito, è ora di dire al mondo cosa ha scoperto dentro la sua mente. Ha capito che crede nei miracoli, e lo canta in “Miracles”, o più precisamente crede che le persone possano cambiare, ha scoperto che la timidezza non per forza è un difetto, condividendolo in “Doing Now”. E sulle note di “Bergamont” esce dalla foresta e si ritrova a guardare la città con un senso di malinconia, senza essersi resa conto che il tempo è passato e ormai è inverno, le persone vanno a letto presto e le canzoni diventano più tristi. “If I knew it, I wouldn’t wait” sono le sue ultimate parole. Se avesse saputo come vivere, non avrebbe aspettato, se avesse saputo come comportarsi, non si sarebbe messa i bastoni tra le ruote da sola. 

È impresa ardua mettere Hannah Jadagu nella casella giusta sulla tabella dei generi musicali, l’unica soluzione sarebbe mettere una lettera del suo nome in tanti posti diversi per marcare il territorio e dire “Hannah è passata di qui”.  A tratti ricorda Olivia Rodrigo, ma assomiglia anche a Beabadoobee. Nel suo album di debutto le influenze erano arroganti, quasi confusionarie. In “Describe” invece suona esattamente come Hannah Jadagu: ha trovato la sua strada, il suo sentiero nel bosco, che spero possa condurla sempre in quella radura dove ama rifugiarsi per scrivere musica, perché è lì che nasce un incantesimo da cui è difficile riprendersi.

 

Hannah Jadagu – Doing Now (Official Video)

Hannah Jadagu – Describe tracklist

  1. Describe 03:51
  2. Gimme Time 03:52
  3. More 03:21
  4. D.I.A.A. 03:32
  5. Perfect 01:25
  6. My Love 02:44
  7. Couldn’t Call 01:33
  8. Tell Me That !!!! 02:52
  9. Normal Today 03:13
  10. Doing Now 03:11
  11. Miracles 02:35
  12. Bergamont 04:00

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