iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Halter – Omnipresence Of Rat Race

Gli Halter mettono in scena un disco tutto sommato interessante, anche se la scarsa dinamicità dei riff in gran parte dei frangenti, alla lunga rende l’ascolto più faticoso del dovuto

Halter – Omnipresence Of Rat Race

Parlare di un disco senza tenere conto delle uscite passate e presenti avvenute nello stesso segmento stilistico ? Facile, ma solo a parole.

Purtoppo per gli Halter, infatti, chi scrive ha ascoltato il loro disco alternandolo al magnifico “Evst” degli Hamferd, del quale è possibile leggere la recensioni su IYE proprio in questi giorni.
Quindi, non tanto per demerito del combo russo quanto a causa della prova maiuscola della band faroerese, Omnipresence Of Rat Race appare ancor più solo come una discreta prova all’insegna di un death-doom nemmeno troppo convenzionale, viste le diverse variazioni sul tema che si susseguono al suo interno; per esempio l’opener …Of The Part Of Herd, per distacco l’episodio migliore, porta con sé umori dei primissimi Type 0 Negative (quelli di “Slow Deep And Hard”, per intenderci) esibendo momenti di sicuro pregio.
In generale il sound degli Halter si snoda tra riff secchi, quasi tagliati con l’accetta, alternati ad apprezzabili sbocchi melodici, il tutto sovrastato da un growl decisamente profondo e adeguato a rappresentare gli umori profondamente misantropici che animano Graves Are Not Full, e l’acre risentimento di Grey-Blooded e Autumn Night, che costituiscono comunque, nel loro insieme, la parte meno convincente dell’album .
La chiusura, affidata alla lunga e drammatica Zone Of Alienation, riporta il lavoro su livelli medio-alti, grazie al recupero di passaggi più melodici, soprattutto da parte della chitarra solista, capace di farsi largo tra il cupo livore che resta il tratto comune di tutte le tracce.
Gli Halter mettono in scena un disco tutto sommato interessante, anche se la scarsa dinamicità dei riff in gran parte dei frangenti, alla lunga rende l’ascolto più faticoso del dovuto; da quanto è dato sapere però, questo full-length costituisce la prima uscita in assoluto per la band e, pertanto, anche per questo si merita un’ampia sufficienza.

Tracklist:
1. …Of The Part Of Herd
2. Graves Are Not Full
3. Grey-blooded
4. Autumn Night
5. Zone Of Alienation

Line-up :
WAD – Bass
VanesS – Drums
Igor Rusakov – Guitars (lead)
Alexey Pyshkin – Vocals
Dmitriy “Mid” Pyshkin – Guitars (rhythm)

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Noctu – Super Illius Specula

Super Illius Specula è probabilmente il punto più alto raggiunto finora da un musicista come Noctu, in grado di offrire oggi un doom estremo tra i più avvincenti e, allo stesso tempo, meno scontati in ambito nazionale.

Angmodnes – Rot of the Soul

Rot of the Soul è un album che conferma le qualità mostrate negli ultimi anni da parte degli Angmodnes, trattandosi di un lavoro di grande consistenza e molto curato nella sua resa sonora nonché un’esibizione di spiccata creatività compositiva, sintomatica del desiderio da parte della band olandese di non appiattire il proprio sound sulle posizioni già acquisite.

Post Luctum – Seasons Greavings

Se dal punto di vista musicale l’ep risulta davvero efficace e vario, avvicinandosi in certi frangenti ai mai abbastanza lodati Daylight Dies, fondamentalmente appare più ritmato e incalzante rispetto ai quanto offerto dai Post Luctum nei due ottimi full length realizzati in precedenza.