Nell’epoca dell’iperglobalizzazione e della velocità a tutti i costi, della polarizzazione binaria ideologica, di genere, di classe, di opinione, di luce e ombra, c’è ancora qualcuno che, a fatica, riesce a prendersi cinque anni per pubblicare un disco, per metterci dentro vissuto personale e collettivo, per elaborare il mondo e la società con grazia e compassione, navigando tra le sfumature per dipingere chiaroscuri, quasi caravaggeschi. Pionere di quello che chiamerei nuovo umanesimo è Egidio: cantautore schizostoner che ha recentemente pubblicato l’album PARENTALIA, per l’etichetta Controcanti, sfidando se stesso e la propria natura con un’opera collettiva (tant’è che la band si chiama ENSEMBLE) di spessore insolito e originalità inconfutabile.
chi è Egidio?
il cristiano, un po’ la mente, che è dietro tutto il progetto ensemble. Quest’anno faccio 33 anni, mi piace la musica, suono da che ero ragazzino, ma ho cominciato a scrivere tardi, verso i 25, e mi piacciono le cose che hanno una fisicità, tipo i dischi. Cioè non mi piacciono le cose fast e smart.
Come nasce Egidio?
Mi scrivo le canzoni in genere chitarra e voce, il primo disco di cinque sei anna fa Prenatal era un disco molto intimo, chitarra e voce appunto. Poi ho voluto uscire un po’ da questa concezione dell’artista singolo, per cui ho tirato dentro un sacco di persone, ho fatto un po’ il fanta band. Persone che tra l’altro non si sono mai nemmeno incontrate, mi piaceva metterle in una scatola, letteralmente. Poi parlando di vita reale, faccio l’idraulico.
il tuo approccio alla musica com’è cominciato?
con l’ascolto, quando ero ragazzino papà mi ci ha avvicinato. Papà è stato un giovane degli anni settanta e mi ha trasmesso quello che piaceva a lui da ragazzo, i primi in assoluto furono i Jethro Tull e senza fare tutti gli altri nomi, quella band lì mi ha segnato sia a livello di gusto che come attitudine, cioè prog, ma anche pop volendo, usando un termine frivolo: erano fichi. Cioè Genesis e Pink Floyd erano già icone culturali, mentre i Jethro erano un po’ fiabeschi, mistici anche, e quella roba lì mi ha influenzato. Parentalia è carico di questi pezzi che non sono proprio scontati, giocano sulla composizione e l’arrangiamento non scontato, non è propriamente forma canzone.
Quando hai iniziato a suonare?
Ho iniziato a suonare intorno ai 12 13 anni, ho sempre fantasticato ma la prima canzone l’ho scritta a 15 anni. Mi piacevano i nirvana, Jimi Hendrix, ero affascinato dai musicisti, mi affascinavano i frontman, che suonavano e si esprimevano nel modo magico di suonare e poi scrivevano i testi, ecco i testi sono importanti.
Non mi interessa soltanto il lato espressivo, ma anche cosa c’è da dire, nonostante non sia un grande lettore, però ricerco sempre sia nell’ascolto che nella creatività, mi viene il testo e la musica fa da mezzo.
Io penso che tu abbia un’ottima penna, il tuo registro oscilla dal colloquiale, dialettale, slang a roba altissima, quasi dantesca, persino in latino. Per uno che non legge… scrivi di getto o affini col tempo?
La parte musicale per me è un gioco, invece la parte testuale è una roba seria. I veri scrittori, poeti, quella è matematica quasi, è metrica. Io non ho studiato, ma so che esiste la scienza della scrittura, non credo nell’ispirazione e mi è capitato di stare anche un anno su un testo, proprio per scarsezza di mezzi, e i mezzi sono lo studio. Penso che pure Dante si è rovinato la testa per scrivere quella roba lì. Sono cosciente che ho giudizio su quello che scrivo perchè scelgo parole semplici, perchè ci sono cose che vanno dette crude, e va bene dirle nella loro crudezza, altre invece richiedono un momento un po’ più riflessivo, con una parola più elevata. C’è un pezzo che si chiama Notturno e nel ritornello dice “la luce è gargantuesca dentro di noi non è un’esclusiva del sole”. Gargantuesca è una parola arcaica, io come la conosco? Perchè viene utilizzata in Kill Bill, mi è capitata così altrimenti me la sarei andata a cercare.
Parto dalla bozza, mi lascio eccitare, e poi vado a vedere sinonimi e ci faccio uno studio, ho un metodo: è uno scambio, un po’ come un’equazione che mi stimola a capire come sbloccare delle parentesi, delle funzioni. Non ho una formula però ho una spinta.
Di cosa parlano i tuoi testi?
Mi dispiace che i pezzi miei non hanno una singola tematica, parto con un’ ispirazione però poi quando finisco il lavoro il testo parla di più cose e questa cosa i giovani d’oggi la direbbero adhd e probabilmente è così…
C’è molta roba molto personale, ma quello che vorrei comunicare a livello cantautoriale, ecco vorrei essere Bob Dylan. La musica è tutta importante, secondo me non esistono canzoni inutili, però quantomeno, a volte si parla di musica impegnata, si va subito allo step di canzone politica, disco politico e la gente subito stigmatizza come pesantezza, ma ci sono stati momenti della storia in cui dei pezzi non hanno cambiato niente, ma quanto meno fatto informazione, ad esempio Hurricaine di Bob Dylan, parla di Rubin Carter pugile nero, americano, degli anni settanta che finisce in galera per un omicidio che non ha commesso e Bob Dylan andò in carcere e ne scrisse una hit, era politica, impegnata, durava otto minuti e pure è diventata una hit. Per me la musica è una roba che serve al popolo, dovrebbe essere fuori dal controllo dei media. Ecco la musica che passa in radio: è innocua, il concerto del primo maggio: è innocuo. Anni fa ci passava gente che era censurata, che parlava contro il sistema, del g8, del vaticano. .. tutto questo per dire: la mia visione è che dovremmo essere tutti un po’ più bob dylan.
La tua musica per te è innocua o pericolosa?
Nessuna delle due perchè niente più può essere pericoloso, è tutto controllato, per far diventare una cosa pericolosa c’è bisogno del pubblico e del popolo e se il popolo non è attento a ciò che può smuovere è inutile che uno scriva un manifesto politico, un’invettiva… Nella traccia Fondale il testo è diviso in due parti, la prima un po’ poetica campata in aria, un po’ Verdena. Nella seconda parte si nomina Mario Placanica, il carabiniere che sparò a Carlo Giuliani nel 2001, io lì ho cercato quanto meno di riportare in discussione un episodio che racchiude il tema della divisa e delle guardie, un tema che mi tocca tantissimo sia a livello personale, perchè ho del vissuto antipatico con le divise, e oltre al personale io quando avevo 11 anni io le ho viste le immagini del g8 di Genova e mi hanno ferito tanto.
Io però in Fondale non ho percepito odio, ma compassione, un mettersi nei panni dell’altro…
E’ complesso, perchè al giorno d’oggi o sei dalla parte delle guardie e quindi pro sistema o sei contro il sistema e quindi contro le guardie e si fa pochissimo un discorso più umano: Mario era un ventenne, era quasi coetaneo di Carlo giuliani ed era un cazzo di ragazzo incosciente e quante volte ci viene da parlare, guardando sbirri che fanno cose simili, di abuso di potere e che a volte è solo lato umano non educato, proprio incivile, che veste la divisa. E’ un rappresentante dello stato, che in teoria è una cosa bellissima, perchè lo stato è servo del popolo e lo sbirro dunque servo del servo del popolo, dovrebbe essere una cosa bellissima. E invece li imbombazzano di quella roba là: dio patria e famiglia e alle manifestazioni dei fascisti non fanno niente e con i ragazzi invece li manganellano. Li fanno così. Formano cani. Li addestrano così. Erano quelli che dopo il liceo spesso non avevano alternative e finivano a fare quella roba là, poi gli hanno messo la divisa addosso, li hanno addestrati. Nella canzone dico “la divisa la brucio e ritorni umano” perchè la divisa ti cambia, forse anche io cambierei. “Ti do un abbraccio e torni un bambino” cioè con un gesto di umanità ti puoi redimere.
E’ l’unico momento politico del disco?
C’è un altro momento del disco che in potenza è politico, la traccia si chiama Rivoltare. Quel pezzo sragiona tantissimo, è un personaggio che parla a se stesso, un po’ un pensiero ad alta voce. Il movente di quel pezzo lì sono i fatti americani con George Floyd che viene ammazzato, il sottotitolo del brano è tra parentesi (infame parte II), la parte 1 è inedita, non esiste da nessuna parte e dice così “Uno sbirro infame fa quel che gli va come un fuorilegge senza religione”. Diciamo che il disco all’inizio voleva tanti momenti di riflessione su sta roba della divisa, e in Rivoltare questo verso viene ripreso: “e se mi fai male anch’io so far male come un fuorilegge senza religione”, sembra sconnesso però in realtà ci sta tutto un discorso che collega i pezzi. Sbirro fuorilegge è un ossimoro eppure nella cronaca, senza scomodare il g8 o le manifestazioni, basta vedere i video di come hanno fatto l’inseguimento a Rami, come si parlavano alle radio, non è da procedura, è fuori legge…
è gta
Bisogna stare attenti alle guardie, perchè sono persone che se si vogliono togliere uno sfizio, fanno abuso di potere, c’è un documentario americano che parla di come si comportano gli sbirri con i neri. Da noi fa comunque schifo come si comportano, ma è più tranquillo rispetto ad altri posti del mondo. Non è un mondo bello.
E il mondo dell’anarchia?
Non è un mondo bello nemmeno quello. E’ un mondo utopico, non può esistere. Non si può toccare, ma ha a che fare con la filosofia, non con l’essere umano. Non è fare il cazzo che si vuole, non è individualismo, non è libertà. E’ disciplina, perchè è negazione del potere, ma il potere serve a coordinare, controllare, per attuare l’anarchia c’è bisogno di autocontrollo, vuol dire che uno ha un livello di etica e morale quasi matematico, che si crea un regolamento proprio, ma nel vivere comune non è attuabile perchè gli esseri umani non si vogliono bene, non sanno cos’è l’amore. nella canzone “se chiudo gli occhi, un mondo anarchico c’è, ciò che sogno per noi”. io non credo in niente, manco nell’anarchia.
Quindi sei un nichilista..
C’è una differenza tra nichilisti attivi e passivi, i passivi si chiudono in casa e aspettano di morire, l’attivo ha gli stessi punti di partenza, ma sta là a combattere, a provare ,a mettere una voce in capitolo diversa, va a votare lo stesso, per non stare a guardare il mondo che se ne cade.
Nei tuoi brani parli di suicidio, del coraggio di suicidarsi… sono nichilisti anche loro?
No, è un concetto alfieriano. Alfieri dava tre concetti per l’abolizione del potere: c’era il regicidio, l’uccisione del potente e quindi del potere; l’eremitaggio, per disertare dal sistema del potere oppure ci si può suicidare, che è il gesto più estremo di libertà. Per me chi si suicida è libero, fa il più forte gesto di controllo sulla sua vita, ben oltre me che combatto per sopravvivere. Ho grande rispetto. Non incoraggio sia chiaro, porta alla collera di chi resta, ma chi prende in mano la sua vita e se la vita non gli vuole bene, la strozza, la molla. Ha la mia stima. e’ potere, slancio, eroismo. più che fare una vita ad incassare, gli si dà un colpo solo e sei libero. è libertà estrema.
Che rapporto hai col potere?
E’ affascinante, dire che è brutto secondo me è ipocrita. Ma bisogna essere in grado di esercitarlo sugli altri e su se stessi soprattutto. Io lavoro da solo e non lavoro sotto padrone perchè non mi piace come i padroni gestiscono. Sono stato idraulico, responsabile tecnico sugli ospedali, ho avuto anche ruoli importanti, ma ho soltanto maturato odio per come funzionava il sistema azienda, ma non per una questione marxista, proprio per la gestione di compiti, uno prende un lavoro, un appalto e lo deve gestire, insieme alle persone che prende a lavorare. Io ho disertato quel sistema lì e lavoro da solo, sono letteralmente un anarco individualista, ho potere sulla mia persona e non mi piace averlo sugli altri. In gruppo ho lo spirito di dire dobbiamo fare così, ma non piace farlo, infatti la mia band funziona un po’ così, non sono un fascista ecco, i fascisti di oggi tra l’altro non sono manco bravi fascisti, quelli bravi a un certo punto li riconoscevi e li potevi rivoltare, oggi invece sono personaggi da meme, non riescono nemmeno a essere il vero nemico. A me comunque le cose che funzionano piacciono, mi affascinano, consiglio al lettore: sto da più di un anno su questo libro LO ZEN E L’ARTE DELLA MANUTENZIONE DELLA BICICLETTA ed è intriso di filosofia con trama romanzesca, e parla della motocicletta, più utile dell’automobile, perchè non si blocca nel traffico
il brano di cui sei più soddisfatto?
Proprio Rivoltare, perchè è l’unico brano del disco a cui hanno collaborato più persone, con gli arrangiamenti più complessi: trio d’archi, compreso compositore quindi sono in quattro, tre a fare i bassi, batterista, Guido Minervini che era il fonico ha fatto qualche chitarra e c’è anche pre produzione, ci sono almeno dieci persone in quel pezzo. Dà senso al discorso ENSEMBLE, come la Jimi Hendrix experience , Neil Young. E’ la band, è l’ensemble, è la collettività. Questa è un’epoca di artisti facce da CIOE’ e rarissimi casi di più persone che lavorano a una roba. Io non credo nei collettivi, perchè mi distruggono, l’ho fatto per ideale, ma non funziona perchè siamo animali isolati e asociali, e Rivoltare è andato un po’ contro tutto questo. è più affascinante e al di là del discorso musicale ha anche un pizzico di impegno, voleva cercare di dare a livello ideale uno slancio di rivolta, nel senso di nichilismo attivo. Spesso l’ho dedicato al popolo palestinese, come a dire ormai siete persi, mettetevi le bombe addosso e fatevi scoppiare tra la gente.
Poi c’è Incidere, perchè onirico, dà un po’ di speranza: non fa male mettere qualche accordo maggiore.
Comunque sono molto soddisfatto di questo disco, ci ho messo cinque anni, il disco è uscito, ma ci stiamo ancora lavorando. E’ una cosa psicopatica, sto cambiando testi, parole… non ho avuto un produttore, arrangiatore, tesoriere, responsabile tecnico, ho fatto tutto io quindi ci sono delle cose che a disco pubblicato, adesso che sono più rilassato, riesco a pensare meglio e quindi le cambio live, come faceva De Andrè.
Di nuovo, chi è Egidio?
A me piacerebbe essere un artista bohemien, ma devo parlare di quello che succede oggi, avere una visione del futuro, sentirmi parte di questo pianeta qui e guardare avanti, e io sono uno che guarda tantissimo indietro, ma è importante essere contemporanei, capire dove stiamo andando e chi è il nemico: se è affianco a noi, sotto di noi , o nella nostra testa.
SCHEDA DISCO:
Distribuzione digitale: Thrucollected
Distribuzione fisica: Controcanti / Prestazioni Idrauliche
PROSSIMI LIVE:
24 maggio covo club Bologna.
26 giugno MAMAMU Fest (IN SOLO)
2 agosto RES festival a Gallo Matese