Geishas of Doom & The Irrational Library
Cassetta spilt su Sounds Haarlem Likes Vinyl per i due gruppi olandesi Geishas of Doom e The Irrational Library, da un lato un gruppo e dall’ altro il secondo gruppo, per una cassetta che verrà distribuita solo al concerto di presentazione del progetto l’undici ottobre al negozio di dischi Sounds Loves Vinyl di Haarlem.
I due lati dei due gruppi sono presenti sui bandcamp delle rispettive compagini. I due gruppi sono molto amici, hanno condiviso e condividono lo stesso spazio musicale, quello del sottobosco olandese che è poco conosciuto al di fuori dei Paesi Bassi, ma è molto vitale ed interessante.
Cominciamo con i Geishas Of Doom che hanno nel suono abrasivo e distortamente nervoso il loro marchio di fabbrica, il suono nasce dal punk hardcore per poi addentrarsi nel noise con molte tracce di una psichedelia diversa da quella comune, un qualcosa di differente e che sa molto di saletta e tanto cuore. Il disco è stato infatti registrato in uno piccolo studio senza riscaldamento il Ball Work Road Studios di Barloe da qui il nome “The generator sessions”.
I Geishas of Doom sono un grande gruppo underground di punk noise psych, sono sena barriere, possiedono rabbia e visionarietà in uguale quantità e ricordano molto un certo suono americano che continua a vivere nel sottobosco delle salette più oltranziste e che riesce sempre ad emozionare.
Il titolo del lato dei The Irrational Library è “The saying of it all” ed è un lavoro assai notevole, tra punk, noise, spoken words e un noise peculiare. I The Irrational Library sono uno di quei gruppi che fanno un genere particolare a sé stante, una rappresentazione teatrale della musica vista e vissuta come mezzo di espressione totale, assolutamente slegata da generi e ritorni commerciali, un suono che fonde tante istanze, partendo dal punk per arrivare al free jazz e alla parola parlata o musicata se si preferisce.
Questo lavoro si avvicina molto ad essere una pièce teatrale, un portare in musica e sul palco sensazione differenti e racconti dal mondo e da noi stessi, in una maniera interessantissima e sempre feconda. Il gruppo di Haarlem è un gruppo musicale totale che fa dell’arte una musica e della musica un’arte, un disco che viene da un’altra dimensione, ma spiega benissimo noi e i nostri tempi.
Uno split tape molto notevole che mostra due lati diversi del florido sottobosco musicale olandese, si può recuperare in digitale.
PRAYER GROUP
Nuovo lavoro in 10″ Mlp dei Prayer Group su Reptilian Records, intitolato “Strawberry” con una copertina geniale. Reptilian Records vuol dire rumore, noise di alta qualità nelle sue più disparate accezioni e qui ne abbiamo tanto.
I Prayer Group provengono dall’area di Richmond in Virginia negli States, si sono formati in gruppi hardcore noise per poi mettersi assieme, e la loro formazione hardcore punk è molto presente nel loro suono, che possiede quell’urgenza tipica dell’hardcore punk che si coniuga con l’abrasività e la cattiveria sottile del noise.
Il risultato è tutto da sentire, sette tracce che sono in bilico fra The Jesus Lizard, Big Black, Drive Like Jehu, e Breather Resist, il tutto in una forma originale. I prodotti della Reptilian Records non sono da accettare a scatola chiusa, ma sono da ascoltare tutti e da scoprire, perché ogni disco ha peculiarità che li differenziano tutti uno dall’altro.
“Strawberry” è un disco risentito, cattivo, che gira lentamente dentro il nostro stomaco, con un cantato che è quasi sempre slegato dalla musica, è malessere, o meglio realismo messo in musica in una maniera che solo gli americani con il noise sanno fare. Ci sono momenti furiosi, altri pesantemente distorti, alcuni che sono quasi parlati, ogni traccia ha un segno distintivo e il tutto si fa ascoltare nel suo insieme.
In molti passaggi si sente distintamente la carica hardcore punk del gruppo, una botta notevole che arricchisce maggiormente il loro suono e lo rende ancora più distruttivo. Ascoltare dischi come questo è quasi una sorta di meditazione molto poco ortodossa ma molto efficace, un immergersi nel flusso per uscirne diversi.
I Prayer Group sono un grande gruppo e questo 10″ fa tanto rumore.
ALIEN TRACKERS
Sul finire di questa puntata si viaggia con il reggae dub di Alien Trackers, disco dal titolo molto chiaro “Dubs form Vortex Beach” sulla meravigliosa Jahtari Records, nume tutelare del digital reggae e del digital dub.
Il disco è composto da dodici tracce di dub profondo e pesante, un suono caldo attraverso la sua freddezza, un suono che ti scalda la mente e ti tonifica i muscoli. Come tutti i dischi della tedesca Jahtari Records tutto è molto curato, i suoni sono eccellenti, profondi e magnifici. Il lavoro nasce dall’unione del trombettista Pablo Volt e dal mago cosmico della Jahtari, Disrupt. Ascoltando il disco sembra davvero di essere su una spiaggia davanti ad un mare alieno, su di un altro pianeta, dove tutto è differente, dove i suoni come i colori cambiano in continuazione, come i nostri sentimenti.
La copertina è concepita come le vecchie copertine dub reggae degli anni settanta e ottanta, che è poi il periodo al quale si ispira questo bellissimo disco di dub. Qui il suono è quello di chi ama la musica in levare minimale eppure ricchissima, liquidità e forza due concetti forse opposti ma che qui trovano la loro unione sonora. Chi ama il genere troverà qui uno scrigno dei tesori che difficilmente potrà trovare da altre parte. Pablo Volt e disrupt sono due ottimi produttori sonori, hanno i tempi giusti e sanno come rendere al meglio un suono che continua a macinare emozioni e bellezze diverse dal comune.
Altra uscita della Jahtari Records è la ristampa in vinile in sette pollici di “Samurai showdown / Last blade” di disrupt, uscito originariamente nel 2008 e ora nuovamente disponibile. Il sette pollici, composto da due canzoni, è un sentito tributo ai videogiochi di avventura giapponesi, in special modo i picchiaduro e quelli che vedevano in azione misteriosi ninja, e sulla figura del ninja nella cultura occidentale sarebbe da studiarci ampiamente.
Il disco si apre con il suono della monetina che scendeva nel cabinato, poi parte un dub reggae digitale bellissimo e profondo, con molta influenza hip-hop, quella gioiosa commistione di stili e generi che le colonne sonore dei videogiochi sanno spesso fare.
Il lato B, “Last Blade” è ispirato ai videogiochi che vedevano in azione i ninja, ed è una traccia ancora più hip-hop della prima, con alcune caratteristiche sonore che generano contemporaneamente attesa e senso di movimento da ninja. Un sette pollici fra le cose migliori della Jahtari Records, un’ennesima chicca che arriva da quel gran produttore che è disrupt. Nostalgia di vecchi videogiochi attraverso un suono che è moderno e al contempo antico, una saggezza ed un divertimento in levare.










