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Recensione : Cristina Renzetti – Dieci Lune

Cristina Renzetti compone un albo imbevuto di italianità ammiccante al mondo latino e al jazz; autrice dei testi, esprime il desiderio di ricerca di nuovi spazi comunicativi per attestare una nuova tranquilla dimensione presente in cui abitare. C'è tutto un mondo essenziale da scoprire legato indissolubilmente al suono, alla tradizione popolare e alla favola, ragion per cui mi fa dire che di questo album Italo Calvino ne sarebbe entusiasta!

Cristina Renzetti – Dieci Lune

Cristina Renzetti è un’artista che è stata sempre notevolmente impegnata, come fotografa il curriculum vitae.
Diplomata al conservatorio in canto, laureata in lettere, ha pure studiato canto classico indiano, canto popolare brasiliano e chitarra in Rio de Janeiro; ancor oggi è studente di belcanto. Presso l’istituto Penale Minorile di Bologna, sua città di adozione nella quale ha cominciato a muovere i primi passi masticando jazz, è stata per circa sette anni tutor e attrice insieme al regista Paolo Billi, tenendo laboratori di musica per i ragazzi.
A Bologna, dai primi del duemila, milita nei Jacaré, somma di cantautorato italiano più world music, inanellando due album, per poi giungere, tramite la vincita di due concorsi (2007 e 2008), in Brasile; laggiù fioccheranno riconoscimenti e collaborazioni artistiche con personalità eccellenti della scena corrente: Tira Poeira, Joana Queiroz, Sergio Krakowski, Vitor Gonçalves, Thiago Amud, Edu Kneip, Armando Lôbo, Gutu Wirtti, Edu Neves.
Nel 2011 il primo disco solista è in portoghese ed include proprie composizioni ed inediti di giovani compositori brasiliani. “Con la cantante e chitarrista brasiliana Tati Valle forma il duo As Madalenas, entrambe voce, chitarra e percussioni, il cui disco d’esordio, “Madeleine”(Brutture Moderne 2015) riscuote grande successo di critica e di pubblico. Nel 2016 esce “Correnteza”, disco registrato totalmente in analogico nella Chiesa di Santa Croce di Umbertide (PG) sulle musiche di Tom Jobim, suoi partner: Gabriele Mirabassi (clarinetto) e Roberto Taufic (chitarra)”.
La fervente attività musicale si spende e spande nei vari festival, club, radio, televisioni, suonate e collaborazioni con mille personaggi illustri che vivono la musica.

Per l’etichetta Brutture Moderne, ecco il nuovo “DIECI LUNE”! Esso presenta però, ad essere pignoli, ben dodici brani, esattamente nulla a che vedere con quel gioco in forma di calembour enigmistico che recitava: come fanno a stare dodici frati in undici celle, badando bene che ognuno stia unicamente, solo, nella propria?
Cristina Renzetti osa, bisogna riconoscerglielo, sfidare con le buone maniere l’ascoltatore italiano, non troppo originale come trovata, ma coraggiosa e perspicace. Servendosi della produzione di Enzo Pietropaoli (lume del jazz nostrano), più l’innesto di quattro formidabili musicisti, si è potuto registrare un prodotto, direi, animato; infatti, il disco, se vi si poggia l’orecchio sopra, genererà il battito di un piccolo cuoricino. Nella sua veste più chiara e candida, quasi trasparente, la nostra cantante ci offre visione del proprio mondo musicale governato da certosina virtù straripante: fattore d’ispirazione è il verificarsi di un roseo evento della lunghezza di nove mesi di attesa, o dieci lune, a seconda del calendario adottato, la nascita del suo bambino, che caratterizza il lavoro. Noi di IYE le porgiamo gioiose congratulazioni!

Le diramazioni intraprese sono molteplici, il disco vive di svariati registri umorali che riguardano storie in soulfully jazz, melodie disegnate con colori pastello, fantasticherie incantate vissute al plenilunio dell’ispirazione, suoni mediterranei connessi ad arrangiamenti carioca, nonché, di primissimo ordine, le espressioni vocali cariche di vis cognitiva e pathos esistenziale.
C’è spazio per ritmiche variegate, vedi reggae, ed anche serrate, leggi rock, ove la chitarra vivacizza e imbizzarrisce il flusso narrativo soft fornito dalla voce, la quale a sua volta affascina peculiarmente quando penetra arie folkloristiche, recuperando dai sentieri remoti le tralasciate radici popolari. La marcata e delineata vena genuina che disegna l’albo di leggiadria, sebbene il disco viva di sinergie e finezze tramite il feeling con gli strumenti, è però appannaggio della voce che oltre ad essere posta in rilievo dalla magistrale produzione, esegue delle meraviglie cantate che costituiscono il sottile spettacolo da seguire attentamente, vivide connivenze tra gli originali testi e, ovviamente, i musicisti, impeccabili in ogni canzone.
Il disco è ricettacolo e ricettario, attraversato da nuance di stile, di dolcezza concertata e spontanea, tendente a valorizzare l’ascolto dei testi intrisi di giocosità, levità, buon umore, benché convivano in esso tematiche personali, amori passati, speranze, riflessioni, poesia, filtrate dalla nuova stagione presente. Siamo sul Monte Bianco e si guarda all’Everest!

Il cantilenato sound di “Nuvole e Sole” innesca una confessione dal gusto intimo, tracciando un percorso di gentile e insolito stupore; arrendevolezza che esprime la bontà del sentimento maggiore.

Nel mantra jazzato in tono bluesy di “Relativista Privata” la guitar libera il canto; l’occhio, invece, è ben puntato sull’altalena della vita, o meglio sulla bilancia, ricordando che le esperienze è meglio viverle valutando le sensazioni, per poi affidarsi alle proprie intuizioni, magari leggendo il giornale della vita.

In “Mana Clara” la Renzetti comincia ad affondare i colpi con tono più pesante; jazz acustico, con ridondanti colpi di elettrica alla Durutti Column, costruendo una narrazione musicale mediterranea che raggiunge lieve i ritmi brasiliani, dando adito al cantato di dispiegarsi nel migliore timbro. Filastrocca addolcita da malinconia.

La Cristina credo voglia fare eco alla song di Orietta Berti, “Finché la barca va”… anche se a me ricorda atmosfere da “Last train home” di Pat Metheny. In realtà il pezzo è stupendo, provate a seguire la meravigliosa chitarra che squarcia divinamente l’intreccio, la tromba alla Rava, il basso duttile e massaggiante, la voce che dichiara furore à la“Messico e nuvole”… ne abitiamo la letizia, “Fuori sede”.

L’interpretazione si fa magica, inzuppata di forte sentimento, la voce rincorre sofferta se stessa, fedele folata legata ad una marcata italianità persa nei tempi… Un prezioso e ventoso equilibrio di sentita poesia. “La rondine” è sicuro capolavoro.

La piacevolezza delle parole, il cantato etereo in corsa come un aquilone, viene sollevato dalle piroette della chitarra… si gode dell’emozione cercata; taranta elettrica sfrondata di rock nostrano. La Renzetti e la sua band sballano la italian wave of music; si susseguono momenti sobbalzanti tipici del “brucomela”, nella travolgente “La polvere e la spina”.

Adoro il modo in cui viene eseguita “Anime Semplici”, carica di minimalismo che definisce uno spazio che ne avvalora le parole – merito delle particolarità eseguite dai musicisti -; la voce è suprema mercanzia che supera se stessa, talvolta evocando l’unisono con gli strumenti. Componimento di grande valore e tessitura; scarnifica il rock, il pop, ponendosi là dove il flusso della grande musica smarrisce i riferimenti e la corporeità da trastullo.
“La mia casa”. Questo pezzo mi manda fuori di testa per l’arrangiamento e per l’uso egregio della voce che conduce sugli altipiani dell’Italia rurale quando cala la sera; lì si rintana lo spirito maliardo aggirandosi sui focolari domestici imbiancati di calce e povertà: terra e casa.

“Finis Terrae”. L’anima reggae, tropicale, generosa di tocchi musicali curiosi, svolazza sul filo del mare, sin nel punto d’incontrano di due oceani, dove risiede il prezioso mistero della natura creativa di Cristina Renzetti…
Tromba, basso, percussioni e chitarre se la divertono, spianando il testo affrescato da un arcobaleno di Libertà.

Evocativo, bucolico, dilata i suoni toccando corde boreali; il tempo pare fermarsi d’incanto: è “Il tempo dell’attesa”.

Lo slide è impressivo in “Faccia di ragazza”, brano degno delle migliori ballads in circolazione; il modulo vocale, il testo, il basso e la chitarra, concorrono ad innescare le fasi della germogliazione floreale. Fluttuando si sciolgono i nodi venuti al pettine. Balsamica!

I termini favolistici della canzone, “La montagna”, potrebbero avvicinarsi al mood, alle graziosità echeggianti di un album come quello di Donovan “HMS” (ma forse le sto solo immaginando tali comunanze, eh!); in background soffia brezza da novelle italiane, o il gusto fatato di raccontare per allegorie.

TRACKLIST
1. Nuvole e sole 3:37
2. Relativista Privata 3:02
3. Mana Clara 2:58
4. Fuori sede 4:20
5. La rondine 2:48
6. La polvere e la spina 3:15
7. Anime Semplici 5:26
8. La mia casa 2:46
9. Finis terrae 4:53
10. Il tempo dell’attesa 4:18
11. Faccia di ragazza 3:27
12. La montagna 2:31

LINE-UP
Cristina Renzetti – voce
Federico Casagrande – chitarra
Giancarlo Bianchetti – chitarra
Francesco Ponticelli – basso
Alessandro Paternesi – batteria
Fulvio Sigurtà – tromba

Enzo Pietropaoli – direzione musicale

URL Facebook
https://www.facebook.com/Cristina.Renzetti.music/

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