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Recensione : Cosmetic – Non Siamo Di Qui

Cosmetic - Non Siamo Di Qui: (La Tempesta Dischi 2009) Non faccio altro che chiedermi se davvero possa essere io la persona più adatta a commentare q...

Cosmetic – Non Siamo Di Qui

(La Tempesta Dischi 2009) Non faccio altro che chiedermi se davvero possa essere io la persona più adatta a commentare questo “Non siamo di qui” dei romagnoli Cosmetic? Io che trovo assolutamente colme le distanze tra i Texas is the Reason ed i Fugazi. Io che non ho mai rimpianto, a far data dal 1° gennaio 2000, un solo minuto dei pur gloriosi anni novanta. Io che non oserei mai definire qualcosa come post-rock e che ritengo inascoltabili quegli abissi pastosi di talune solfe rockeggianti in cui non riconosceresti una chitarra da un synth. Quelle lagne in cui ci potresti anche ruttare, tanto parrebbe un overdrive in controfase. Eppure, in maniera beffarda, i miei thirty-something mi tuffano distonicamente in ricordi affastellati anche da tante buone cose.

E questo disco ha quel sapore. Tutto quel fuzz ed i quintali di flanger e chorus di Bolgia celeste e Ne noi ne Leandro paiono direttamente sviscerate da Mezcal Head degli sfortunati Swervedriver, mentre tutto il resto dell’album è un continuo rincorrersi di schitarrate tiratissime al sapore della gioventù sonica ed introspezioni vivide come, e forse pure meglio, di Ride ed Adorable. I testi , rigorosamente in italiano, appaiono con i loro nonsensi assolutamente adatti al contesto e tutto diventa così come lo slang giovane: fresco, dianamico. Innegabile, infatti, quanto nelle parole di Ragazzo crudele ci veda lo sbozzo fancazzistico delle nuove generazioni (compresa la nota mosceria delle “zeta” romagnole), me cariatide da tempietto. Rischio di affascinarmi anche a moine “emo” ma cerco di tenermi abbastanza largo da certe inflessioni che additano alla vita come il male maggiore. Di certo non starò tra le orde di pierrot dal contorno occhi vistosamente sottolineato con tonnellate di rimmel ma, a metà tra il postcore ed i riff sonori e roboanti di un certo pop, di sicuro questo disco apre la mente. Che bella la gioventù, allora!

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