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Recensione : COME SCHEGGE FURIOSE. Storie di strada e mutazioni di Cesare Ferioli

Come schegge furiose: un viaggio tra musica, ribellione e sottoculture in Italia. Scopri le storie di Cesare Ferioli, protagonista di un'epoca indimenticabile.

come schegge furiose

“COME SCHEGGE FURIOSE. Storie di strada e mutazioni”

di Cesare Ferioli (Hellnation Libri)

Cesare Ferioli nasce a Bologna sul finire degli anni sessanta. Il suo approccio con la musica è quasi immediato. Sin da ragazzino inizia a suonare la batteria, indirizzando la propria esistenza su un binario che dalla musica non riuscirà più a emanciparsi. A ridosso dell’arrivo del nuovo millennio amplia la sua esperienza cimentandosi come produttore di musica elettronica prima, e sposando la reunion dei Nabat, sempre nel ruolo di batterista, dopo. Con un cv di questo tipo non poteva non arrivare il momento in cui fermarsi e mettere nero su bianco, su carta, quelle che sono state le vicende che lo hanno visto protagonista negli anni. “Come schegge furiose” è il suo primo libro, uscito nel Marzo di quest anno con Hellnation Libri. Una serie di avventure narrate in prima persona che attraversano l’Italia in un decennio, e che non risparmiano citazioni di episodi storici realmente accaduti. Un decennio che ha visto ascesa e declino delle sottoculture antagoniste, in cui si è consumata l’epopea del punk, tra musica, droga, ossessione per lo stile e violenza di strada.

Si parte da quel 1977 che, oltre agli scontri di piazza, alla lotta politica, alle università occupate e al terrorismo, viene ricordato per quella che si tende ad identificare come una delle svolte più importanti in ambito musicale. Lo scenario su cui si innesta il racconto di Ferioli è quindi perfettamente sovrapponibile a quel “No Future” cantato dai Sex Pistols oltremanica. I ragazzi di allora, ancora inconsapevoli di quello che il futuro riserverà loro, si muovono in una Bologna a tratti spettrale, con il tempo scandito dalle manifestazioni politiche, e i muri che si riempiono di slogan, che per certi versi paiono ancora attuali.

Bologna è un qualcosa di atipico per il tempo. Si autodefinisce “la città più libera del mondo” e anche “la meglio governata”. C’è del vero in tutto questo, ma c’è anche l’insoddisfazione di una generazione che si sente oppressa dall’invadenza di un partito, padre padrone, che non permette di prendere posizioni che non siano state condivise a tavolino. Come in tutte le città anche a Bologna i più giovani smaniano e impazziscono in cerca di spazi che permettano loro di suonare. Non importa se gli strumenti siano raffazzonatati e se nessuno sa leggere la musica, l’esigenza espressiva è più forte di tutto quanto.

Con l’arrivo degli anni ottanta arriva anche il punk, che travolge un’intera generazione di adolescenti che hanno finalmente trovato la chiave per sentirsi vivi. È finalmente arrivato il momento in cui nessuno potrà impedire loro di spiegare le ali. Che si fottano i genitori, la scuola e anche il PCI. Bologna la rossa viene travolta e finisce per ritrovarsi spaccata in due. Da una parte coloro che sentono bruciare dentro la voglia di rivolta, e non si fermano davanti a nulla, in modo istintivo, a tratti quasi primordiale, e che se ne fregano di tutto. Non a caso si autodefiniscono nichilisti. Dall’altra parte invece quelli che seguono rigorosamente i dettami politici che arrivano da Londra e che quindi approcciano la vita da un punto di vista anarcopunk rigorosamente ortodosso. In tutto questo divampare di posizioni quello che li lega è forse soltanto l’idea che al di là dell’aspetto sociale, sicuramente fondamentale, la lotta politica debba tener conto anche di fattori prettamente estetici.

Mentre tra le pagine del libro, gli anni passano e le esperienze fortificano le idee, il racconto di Ferioli mostra anche una grande attenzione alla componente musicale, con citazioni e ricordi che riportano alla mente (e alle orecchie) tutta una serie di dischi con cui, anche noi, che siamo arrivati anagraficamente dopo, abbiamo flirtato. E parlando di anagrafe, non possiamo non ringraziarla per averci evitato di imbatterci nel mare di droga che in quegli anni ha inondato le strade, non solo di Bologna, ma dell’Italia intera, mietendo vittime, e andando a spegnere, in modo probabilmente decisivo l’ardore rivoluzionario dei ragazzi di allora. Ferioli e i suoi non si risparmiano nulla, sperimentano tutto quello che possono, ma lo fanno con la saggezza, l’incoscienza e la fortuna, di chi teme di ritrovarsi in una strada da cui non è poi più consentito tornare indietro.

Dalla moda dello street punk prima e dell’estetica skinhead poi, Ferioli si sposta con il passare del tempo verso quel mondo rockabilly che lo allontana da, almeno in parte, dall’estremismo musicale degli inizi. Ciò che non cambia è la cura per l’esteriorità, lo stile, e il sentirsi parte di un movimento che si sente ancora, nonostante tutto, ribelle e anticonformista. Sono gli anni in cui si muove con la sua crew nella bassa bolognese, dove la nebbia e l’umidità fanno da prova generale per quei viaggi londinesi da tempo sognati, che finalmente diventano realtà. Londra è il paradiso per tutti coloro che pensano e vivono in funzione della musica. Concerti, birra, gadget vari, ma soprattutto una quantità sterminata di dischi che altrimenti non sarebbero mai stati in grado di recuperare. Londra rappresenta anche il momento in cui ci si può finalmente confrontare con i “maestri” sia da un punto di vista musicale che estetico.

Anche l’Italia nel frattempo, e finalmente, riesce a prendere quel treno che in Inghilterra è partito almeno un lustro prima, e che oggi sta esaurendo il suo furore iniziale. Ferioli si sposta infatti tra Milano, la riviera romagnola, Parigi, e tutti quei posti in cui si organizzano eventi che oggi, sarebbero quasi impossibili anche solo da pensare. Con tanto entusiasmo e pochi, pochissimi soldi, tutto diventa raggiungibile, e poco importa se c’è sempre da improvvisare.

L’ingenua ribellione in quegli anni fa rima con la spensieratezza. E tanto basta.

ALTRE LETTURE 

Essere Skinhead di Ruggero Daleno

Educazione Skinhead di Mattia Dossi

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