Mi sono avvicinato alla World Music con spirito da “L’uomo che cadde sulla Terra” e ho capito che chi si dedica a tale genere ha un eclettismo ispirato da tendenze a spaziare dentro vari generi: come dire saper fare un po’ di tutto?
Non propriamente, le influenze sono sì molteplici, specie nell’album in questione, ma la cosa che conta è lo stile con cui viene espresso tale genere, inventando un corpo ed una forma speciali.
Cleo T. e i suoi partner mettono a fuoco le loro peculiarità presenti in questa entità, si valica il genere musicale definito e si approda ogni volta in luoghi diversi, propri della sensibilità dell’artista e del team di lavoro; qui sono presenti 11 o 12 strumentisti provenienti da tutto il mondo. Un progetto di tale portata, che sottolinea soprattutto gli elementi stilistici che determinano il prodotto finale, ingloba quindi più istanze e da più fonti (si va dall’analogico al digitale, dallo strumento folk all’elettronica), miscelate dal produttore romano Ed Cianfanelli (in arte Rodion) che, con la parigina Cleo sono di base entrambi a Berlino per il loro esperimenti sonici, fanno confluire il sentire più attuale di una musica che pesca pure da atmosfere passate.
Un giudizio di insieme si impone all’ascolto, la sensazione che lascia il disco passa per considerazioni afferrate dal lato emotivo, espressivo, ritmico, compositivo e percettivo. E poi Cleo è davvero una bella donna, una icona sacra del visual concept.
1) African Queen (featuring Adnan Joubran). Diciamolo pure, la prima song è molto bella, Cleo è affine a qualcosa di David Bowie che incrocia i Blondie… l’incontro dell’elettronica OUD (arab instrument ) sospinge all’intrigo, seduce… è una canzone che mira avanti, incanta, vive nell’anima; la voce ci espone alla raffinata passione. Smash Hit! 5:49
2) Shine. Ammicca maggiormente al pop, direi tipo Macy Gray/Britney Spears; canzoncina dall’ottimo formato condita di effetti elettronici e percussionistici stranianti; sull’andante i cori rafforzano e alleggeriscono lo spunto lirico malinconico pop, “una preghiera che vede la luce”.
3) Amore vai. In una motown seducente, Cleo, canta in francese e in italiano, si dibatte tra James Brown di “It’s a man man man world” e Shivaree di “Goodnight Moon”: sostiamo in zone gitane dell’anima, le valse de la passion strazia l’ascoltatore posto sul turbine della perdizione soul, strascicano gli archi. Una romanza italiana intrisa di umori tormentati, traboccante di trasporto vocale. Brano trasversale ricco di influenze sonore.
4) Stay! Siamo in aria di ballad, forse in veste Lennoniana; l’accarezzare di una pena sofferente che si invola come un aeroplano trapassando le nuvole e poi sovrastandole nell’atto di catturare lo splendido panorama, sospesi tra sole e soffici distese di nuvole bianche, beh, I’m by your side. Sic!
5) Look at me I’m a horse. Spira vento wave tagliente, agitato dalla splendida voce di Cleo T.: effetti synth, tastiere, una viola, il basso, la chitarra, le percussioni, si vorrebbe uno slancio vocal più incisivo, proprio come Kate Bush avrebbe fatto, comunque sia, si giunge al limite della accattivante spaziosità vocale come un mantello che poi si richiude, per dare corso a certo pop rock di ragguardevole costruzione. Ottima song, ottima Cleo.
6) The devil by our side (featuring Elyas Khan). Estrinsecazioni da musical esotico, un canto propiziatorio induce, con la partecipazione di sua Maestà Il Diavolo, alla tentazione e alla dannazione nel convulso zigzag infernale della bramosia. Input moreschi, tzigani, caricano visioni sonore provocanti. Pezzo “sick” a due voci.
7) Gone (WDYG?). Il pop emerge dal calderone spearsiano, fili biondi sono sfilati da quelle vesti? Se così fosse, Cleo ne manifattura una meravigliosa tunica filigranata (sperando che Cleo T. non mi tagli la gola…)
8) Magic all around (featuring Prabhu Edouard and Tomas Gubitsch). Lungo il parterre timbrico delle percussioni, la radiosa e spensierata voce ci inizia ad una danza onomatopeica, s’avanza un acuto, spigoloso, corpo estraneo – il pisello della favola di Andersen? – che richiama all’irriverenza, per nulla accomodante eppure extragodibile: musica moderna da caf’conc’.
9) Des Orages au fond des Yeux (Prabhu Edouard and Tomàs Gubitsch). Chanteuse di prim’ordine, lei si abbandona ad inebriare con la forza interpretativa di un classico, l’ascoltatore viene rapito dall’atmosfera francofona, appena in tono di supplica sentimentale, senza nulla concedere né al rimpianto né alla nostalgia.
10) Sunlight Lullaby. Evocativo strappacuore. Graziosissima song, prossima al tormentone imperlato di effetti e tocchi di chitarra synth-etica. Secondo Smash Hit.
11) I Must remember (le chant des sirènes). Melò, cullato da onde elettroniche, in bilico tra onirico e favolistico, costantemente fedele alla personalità vibrante e stravolgente della lirica, ottimo il basso e gli archi. Come Ulisse, le sirene ci scombussolano, ma qui ve ne è solo una: Cleo T. Uno dei punti più alti del disco apportatore di sfrenata creatività.
Il lavoro di Cleo T., complice il superbo ensemble e la sua personale Weltanschauung, raggiunge un grado di professionalità notevole, la cura con cui sono trattati i brani è la ricetta vincente, ma l’ingrediente segreto è proprio l’interpretazione della voce che coniuga tutti i punti di raccordo disegnando la figura essenziale che distingue il disco, vale a dire l’estro, la fantasia, la completezza e la sensibilità spiccata.
La sua personalità conquista a forza di charme, è lei che pone gli accenti giusti, talvolta rendendo anche importanti lati del pop moderno che non sono per niente importanti. Il mio giudizio è ultrapositivo ed auguro tanta fortuna ad una cantante che si avvale di buoni musicisti e di una produzione considerevolmente avant, la mano invisibile del mago; inoltre Cleo è di grande versatilità, include varie forme di espressione ed ispirazione, ad esempio, e la mia curiosità si concentra su questo punto, l’attenzione rivolta alle performance concertistiche che rivoluzionano il concetto di live classico; di fatti il pubblico sarà posto al centro di tutte le trovate sceniche, che si avvalgono di sofisticate ed elaborate macchine e software, e avvolto in un processo interattivo con i musicisti e gli elementi visivi, il cui scopo è di costruire un ponte tra l’approccio concettuale al mondo dell’arte e l’immediatezza emotiva della musica pop.
Mille sorprese ci attendono.
In Italia dal 5 all’11 marzo!!!
TRACKLIST
1 African Queen (feat. Adnan Joubran)
2 Shine
3 Amore Vai
4 Stay!
5 Look at me I’m a Horse
6 The Devil by our side (feat. Elyas Khan)
7 Gone (WDYG?)
8 Magic All Around (feat. Prabhu Edouard and Tomàs Gubitsch)
9 Des Orages au fond des Yeux (Prabhu Edouard and Tomàs Gubitsch)
10 Sunlight Lullaby
11 I Must remember (le chant des sirènes)
LINE-UP
Cleo – Vocalist
Adnan Joubran – Tabla, Oud
Tomas Gubitsch – Charango, Violoncello, Violino e Chitarra Tango
… and many others.
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