L’affiatata coppia Dorella-Succi torna, a tre anni dall’ultimo lavoro lungo (“Quarzo) con dodici nuove canzoni (tredici nella versione digitale). Il nuovo disco, Quintale, continua a giocare con i numeri come i due album precedenti, ma, oltre a questa caratteristica, ha ben poco a che spartire con quanto già fatto. I due musicisti, infatti, affidatisi alle mani di Giulio Ragno Favero, passano da sonorità soffocanti ed introspettive, ad un sound estroverso e d’impatto, fatto di hard rock, sludge e blues.
Ad aprire sono i fischi di Haiti (che presto esplodono in un travolgente oceano di granito in cui è impossibile non rimanere coinvolti) e l’incalzante Brutti Versi su cui prende forma un deludente testo che parla di soldi spesi (male) per brutti versi.
Coleotteri, in terza battuta, calpesta e frantuma le ossa come un elefante da guerra, lasciando senza fiato di fronte al massacro, mentre Enigma, riducendo lievemente la forza d’impatto, sciorina nomi a profusione (molti appartenenti alla scena musicale italiana) e parla di un fitto enigma irrisolvibile.
Fessura, più legata ai dischi precedenti, taglia l’anima con le sue calde ed emotive melodie, lasciando che a proseguire siano il sudato e fangoso marciare (in crescendo) di Mari Lontani, le feroci parole di Io Lo Vuole e il denso scorrere di Pensieri Parole Opere (cantata per metà in inglese).
Paolo Il Tarlo, su tappeti ritmici figli dell’inferno, brucia l’aria con il sax isterico di Arrington De Dionyso, aprendo al lento, sofferente e apocalittico incedere di Sangue, agli sviluppi della più leggera e ariosa Dio Del Suono e allo stralunato (ma sempre piuttosto disteso) concludere di Ma Anche No.
La versione digitale del disco, in aggiunta, propone Baratto@bachidapietra.com, brano piuttosto incolore contro il download illegale, in cui si propone di mettere in atto una forma di baratto fra ascoltatore pirata e artista (l’ascoltatore baratta qualcosa in cambio del download del disco).
La svolta hard rock dei Bachi da Pietra ci lascia un po’ delusi. Quasi tutte le atmosfere del passato vengono abbandonate per lasciar spazio a un sound sicuramente più granitico e d’impatto, ma anche più superficiale ed immediato.
L’idea è quella di trovarsi di fronte a un lavoro che esplode, frantuma, grida e distrugge, ma che mai conquista e affascina; un disco meno viscerale e riflessivo, che concentra tutte le energie sulla forza sonora. Siamo sicuramente sopra la sufficienza, ma preferivamo i vecchi Bachi da Pietra.
Tracklist:
01. Haiti
02. Brutti Versi
03. Coleotteri
04. Enigma
05. Fessura
06. Mari Lontani
07. Io Lo Vuole
08. Pensieri Parole Opere
09. Paolo Il Tarlo
10. Sangue
11. Dio Del Suolo
12. Ma Anche No
13. Baratto@bachidapietra.com