Maggio 2018. Il mitico album dei Wooden Shjips è perfetto nel dosaggio dei suoni.
La base ritmica da l’idea di un tappeto spaziale morbido e scuro come lo spazio nero, reso infinito dalle stelle e dalle costellazioni che, incastonate nel buio cosmico, regalano immensi spettacoli notturni visualizzati da madre Terra.
Attraverso questo collegamento con l’infinito ci serviamo del tramite WS per entrare nel mondo cosmico, psichedelico, certo memore del Kraut Rock, e insieme pennellato con la precisione cromatica del Tinoretto, il celebre pintore veneziano, affinché si riscontri che il disco non ha pecche e si muove in tutta calma propulsiva nelle permeabili galassie, o ovunque gli piaccia, dato che il giogo inscenato dagli strumenti strega nel procedere innanzi in assenza di pesi specifici.
E questo lo noti subito con l’opener “Eclipse”, cioè suoni ipnotici battenti, veloci e veicolati da corni, tastiere e fluidificati dalla guitar!
Il discorso stilistico – questo non è un mero esercizio d’esso, ma piuttosto un atto d’amore e di capacità cognitiva universale – opera le dovute differenze con tanti altri dischi del genere e si slancia nelle zone elevate dell’ispirazione, gratificando l’ascolto e il buon tempo, quello iperfree, da dedicare alla musica!
Le 7 tracce si spartiscono i 42 minuti di musica equamente e pare vadano molto d’accordo insieme, esattamente come un gran disco deve risultare, sintonico.
Gioca con lo space pop l’album intitolato “V.” (il simbolo della pace), attirando le simpatie su ogni track, merito del geniale rendimento sonoro ed immaginativo. Tra fasci di luci ed energie antigravità, ottime le virate interspaziali, vi sono momenti idilliaci, stralunati, indie; soffia aria da west coast dreams, tropical psycho-light (Red Line spiana ottime tastiere, basso ipno e i notevoli assoli della sei corde), tinture di velluti sotterranei, ‘lisergicità’ pop, ove lucenti specchietti di chitarra liquefano le note e le fanno splendere sopra le righe, per le presenti uditive allodole spaziali.
La delizia strumentale non ha peso specifico, è eterea, appagante, soffice (senti “In The Fall”), e si può trasmettere (e ricevere) in svariati momenti, lasciando inalterato il baluginante fascino strumentale in uscita.
Il fausto trip si libra sondando i vari pattern sonico-spaziali dettati dalla cura estrema ed estasiante riversata, atta a proporre un allargamento della coscienza musicale (Spaceman 3, Buffalo Springfield, Alan Vega, Acid Mothers Temple, mixati ad esempio in “Staring At The Sun”) creando interesse per lo snodo di ogni trama ideata, fantastica di panorami colorati, a tutto vantaggio della rilassatezza, delle good vibrations (Already Gone) e del desiderio di mollare gli ormeggi spaziali!
La copertina disegna una nuova landa in cui atterrare, un nuovo mondo (“Golden Flower” docet) ove ristorare l’anima dopo un bel viaggio, quello del brillante quinto disco del quartetto americano, in volata di positività e pacifismo rivoluzionario: “ V. “ per l’appunto!
And it’s so, Ride On!
Track List
1.Eclipse
2. In The Fall
3. Red Line
4. Already Gone
5. Staring At The Sun
6. Golden Flower
7. Ride On
Etichetta Label
Thrill Jockey