In attesa che l’estate esaudisca i reconditi desideri stellari da esprimere la notte di San Lorenzo, Bob-reviewer si mette in pausa sonora cullandosi nell’ascolto del notevole, anticipandone l’uscita prevista il 31 agosto, ottimo secondo lavoro degli svedesi WHEEL IN THE SKY che, dopo 4 mesi di lavoro in studio, catapultano da paesaggi siderali, freddissimi (w la scandinavia), il parto musicale intitolato “Beyond the Pale”.
Fin dalle prime battute i WITS scoprono le carte del loro gioco preferito, la teresina, e ad ogni carta svelata dal mazziere sul tavolino ricoperto di panno verde si delinea la combinazione che il caso ha in serbo per la band, una combinazione vincente a quanto pare, mettendo in fila tre Assi e un Re. La tenzone pigia il tasto sull’azzardo, rilanciando ad ogni richiesta di nuova carta: è l’avversario, cioè l’ascoltatore, che risponde astutamente ad ogni nuova puntata sperando di vincere sulla band mano e partita, portando a casa baracca e burattini nonché il CD dei WITS da sparare nelle orecchie parandosi il posteriore durante il durissimo periodo post-agostano che riporterà ciascuno al travaglio usato, ragion per cui occorrerà del materiale sonoro ad alta energia molecolare per doparsi al meglio contro la routine da ‘the holiday after’ – ecco una sorta di super-cura termale per rimettersi in sesto – provvisto dal canto suo di 3/4 di scala dello stesso seme.
9 Frecce nella faretra di “Beyond The Pale” ed ognuna screziata di personale bellezza; provatevi a immaginare l’asteroide apripista RIVER OF DUST che dall’alto dei suoi 7 minuti falcia l’erba del vostro prato con la sola forza del sounding AOR, a cavallo tra ’70 e ’80, sporcato di glam terreno, dove a luccicare sono i minerali di polvere di stelle insito in esso, proprio mentre imprimete forza telecinetica al vostro sguardo capace di spostare e far funzionare i robot domestici.
Un alone di mistero su queste vostre capacità extraterrestri è instillato dal successivo BEYOND THE PALE, oltre il pallido velo dark dei BÖC, facendo schizzare un corposo sound.
Il paragrafo terzo è da assumere per inalazione in assenza di gravità: una splendidissima ballata in vena di far drizzare i peli del sensibile apparato tegumentario – il mood perfetto, centellinato e cesellato come accade ormai raramente – che squarcia poi su visioni eighties, ed è “Undead Love” che tira il collo col suo rock australe, mentre il solleone batte a laser sulla fronte dei baciati dal dio Ra!
Per non farsi accecare dai raggi bollenti è sicuramente meglio rendere gli occhi invisibili alla luce – “Invisible Eyes” – rinforzando lo speed-chiassoso-rock di azzeccata psichedelia. Florilegio notturno reso velenoso dai cori che fanno da contraltare alla foga ritmica.
Cala la sera, le luci dell’apoteosi di “Burn Babylon Burn!” sfavillano nel deserto, ove queste micce svedesi hanno appiccato il fuoco: è forse Las Vegas che arde arrostendo? Ci scommetterei su un migliaio di euro che è Lei. Chiamate i pompieri e che i getti delle manichette sputino tequila!
Tocca celebrare le ceneri di colei che spirò, quindi il tono si abbassa leggermente nel seguente pezzo, ma inviso a qualsiasi messa funerea il ritmo tiene banco; poi accade che a metà song i fantasmi della new wave celeste vengono a danzare a lume di candele atomizzate… e le messe diventano fluorescenti e stridono note di potere dalla ruota nel cielo della vorticosa notte fonda.
“Afterglow” avvia alla conclusione questo temerario concept album, retto dal dualismo vita/morte, con superba classe e in coppia con la finale “The Weight of the Night” costituiscono i due Re con i quali l’ascoltatore soccombe alla teresina. Peccato.
Sarà per la prossima volta, cioè, il 31 agosto, quando potremo comprare detto diabolico discaccio.
ETICHETTA
The Sign Record
TRACKLIST
1. Rivers Of Dust
2. Beyond The Pale
3. Far Side Of Your Mind
4. Undead Love
5. Invisible Eye
6. Burn Babylon, Burn!
7. The Only Dead Girl In The City
8. Afterglow
9. The Weight Of The Night
LINE-UP
Einar Petersson
David Berlin
Carl Norman
Daniel Uggla