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Recensione : VVAA – Alien Parade Japan (Alien Transistor 2022)

La Alien Transistor Records è stata fondata nel 2003 da Markus e Micha Acher dei The Notwist con l'intenzione di andare a ricercare quelle sonorità di nicchia che potessero essere individuate come le più scollegate e distanti possibile da tutto ciò che il mainstream underground indicava come punti di riferimento, sia acustici che concettuali.

Various Artists Alien Parade Japan

VVAA – Alien Parade Japan (Alien Transistor 2022)

La Alien Transistor Records è stata fondata nel 2003 da Markus e Micha Acher dei The Notwist (band tedesca di musica elettronica pressoché sconosciuta dalle nostre parti) con l’intenzione di andare a ricercare quelle sonorità di nicchia che potessero essere individuate come le più scollegate e distanti possibile da tutto ciò che il mainstream underground indicava come punti di riferimento, sia acustici che concettuali.

L’etichetta nel corso degli anni, oltre a rifiutare ogni tipo di dogmatismo musicale, ha mantenuto uno sguardo fisso verso quell’orizzonte indefinito in cui far convergere ogni tipo di sonorità, indipendentemente da quelli che possono essere i riscontri degli ascolti. Fondamentalmente fanno musica per loro stessi con la speranza che poi, anche chi ascolta, possa condividere le stesse emozioni.

“Alien Parade Japan”, uscita nella sola versione in doppio 12″, è una compilazione tematica di musica contemporanea che raccoglie soltanto gruppi giapponesi che si muovono all’interno dell’underground indie-pop nipponico. Il collante scelto per assemblare e amalgamare il progetto è da ricercare nella presenza all’interno della formazione di strumenti a fiato, con particolare attenzione agli ottoni. Scelta che potrebbe sembrare quanto meno bizzarra, ma che invece rivela come il sempre vivo underground giapponese, sia costantemente all’avanguardia e al tempo stesso in controtendenza rispetto alle tendenze del mondo occidentale.

I fratelli Acher ci tengono a precisare come questa “Alien Parade Japan” non sia da inquadrare come una sorta di “best of” ma vada vista invece come una selezione accurata di quelli che sono i loro ascolti preferiti. Una scelta dettata quindi dal loro gusto personale, e dall’amicizia con la maggior parte delle band presenti, frutto di anni di interazioni e scambi.

Tenendo conto della “sana follia” che caratterizza il Giappone in ambito artistico, mi sarei aspettato un crossover più intenso come sonorità, che ripercorresse le strade infuocate del free jazz più scatenato. Ma poi, ragionando sulla cosa a posteriori, con la mentre libera da ogni condizionamento e aspettativa, non posso che convenire che sarebbe stata senza dubbio una scelta decisamente scontata, per non dire banale.

Sarebbe stato un “deja-vù” che nulla avrebbe aggiunto alla nostra visione di quell’affascinante cacofonia che dal Sol Levante arriva a conquistare l’occidente. Molto meglio quindi andare in direzione contraria a quelle che sono le scelte più semplici e immediate, per provare a rompere l’angoscia del silenzio in modo meno conforme possibile. Alla fine il rumore è uno stato mentale più che un dato di fatto incontrovertibile. Spesso c’è più alienazione in una ricerca atipica che in un’assalto sonoro diretto e intransigente.

Come tutte le compilazioni, anche “Alien Parade Japan” ha una valenza che va al di la dell’ascolto immediato, inteso come intrattenimento. Una valenza che possiamo individuare nella possibilità per ogni ensemble coinvolto nel progetto di mettersi in luce arrivando laddove non sarebbe possibile camminando con le proprie gambe in modo solitario.

Ogni traccia del doppio album altro non è che il biglietto da visita che ci viene presentato all’entrata di questa parata aliena. Ovviamente, come per gli Acher anche per noi il gusto personale è la discriminante principale nel momento dell’ascolto. Non tutto quello che andrete ad ascoltare suonerà come imprescindibile o intrigante. Sono molteplici i fattori che portano in una direzione anziché in un’altra durante l’ascolto. Non ultima la capacità di calarsi nel progetto con il giusto mood, dinamiche tutt’altro che scontata, dato che non tutti i giorni risuonano allo stesso modo nella nostra testa. A volte è meglio lasciar perdere e dedicarsi ad altro quanto ci si rende conto che non è il momento adatto.

Perchè occorre ricordare che il silenzio spesso fa molto più rumore del chaos.

Inutile, in chiusura, citare questo o quel brano.

Sono tutti a grandi linee sovrapponibili proprio perché nessuno cerca di risaltare, prendendosi la scena a discapito altrui, ma solo di raccontare una storia, la propria, attraverso il suono dilatato di un malinconico ottone.

 

VVAA – Alien Parade Japan (Alien Transistor 2022)

The tracklist:

Side A

Biobiopatata ビオビオパタタ – „Pale Blue Car“ „水色のカー“
Maher Shalal Hash Baz マヘル·シャラル·ハシュ·バズ – „Crossing The Tama River“ „多摩川を渡る“
Mitamurakandadan? 三田村管打団? – „Bayern“ „バイエルン“
popo – „Anton“ „アントン“
KOURAKUEN 行楽猿 – „tohonoko“ „徒歩の湖“
various sighhorns いろんなためいき – „people have called them flowers“„人から生まれる花“

Side B

Zayaendo ざやえんどう – „A Sparkle To Your Eyes“ „君の瞳に輝きを“
Strada ストラーダ – „Swamp“ „沼 -SWAMP-“
sekifu セキフ – „New window (onto a collapsed house)“ „新しい窓“
HOSE – „Gone Astray“
Compostela コンポステラ – „ghhgh“
Zayaendo ざやえんどう – „Wippi“ „ウィッピ“

Side C

Gratin Carnival グラタンカーニバル – „Just Watching“ „シャッターチャンスは5年前“
Pascals パスカルズ – „Apple Ringo“ „りんごりんご“
tail テイル – „Way To The Sea“ „海まで“
Noahlewis’ Mahlon Taits ノアルイズ‧マーロン‧タイツ „Pensive Miss“ „ペンシヴ‧ミス“
K‘DLOKK ケイドロック – „nagyon szeretrek mindenkinek”

Side D

Fuigo ふいご – „Kemuri“ „けむり“
Petit Daon プチだおん – „Mado“ „窓“
NRQ – „Minato“ „港“
Tenniscoats テニスコーツ – „The Ending Theme“ „ エンディングテーマ“
Satomi Endo 遠藤里美 – „A Day With The Saints“ „聖者と過ごした日“

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