È nato prima l’uovo o la gallina? Nella vita è meglio essere formica o cicala? E soprattutto non rimandare a domani ciò che potresti fare oggi.
Ma se io oggi mi volessi godere il sole leggendo un libro o sentendomi un disco? Dove sta scritto che non possa procrastinare?
È quindi procrastinatori di tutto il mondo unitevi perché di doman non c’è certezza ma soltanto l’urgenza ed il furore contenuti in questo nuovo album di una band che, non solo dal vivo, sa fornire brividi, ferite, solide incertezze. I nostri mettono subito le cose in chiaro (scuro) con la discesa agli inferi contenuta in Brew, a cui fanno seguito Tonite basica come il rock’n’roll dovrebbe sempre essere e MIA acuminata come un uncino che agisce sotto pelle. Que Pena è lunga e dolorosa mentre Two Liars è una sorta di surf sepolcrale.
Avete presente la storia, più o meno romanzata, da cui avrebbe origine il nome scelto dai Troggs?
Si tratterebbe della disavventura occorsa ad un gruppo di ragazzi inglesi persosi nelle campagne. Disperati e spaventati si sarebbero rifugiati in una grotta nella quale verranno ritrovati tempo dopo incapaci di proferire parola ma solo versi disarticolati. Da qui appunto il nome Troggs. Ripeto, non so quanto la leggenda sia disgiunta dal reale accadimento dei fatti, ma, se dovessi dirvi quali suoni potessero riecheggiare in quella grotta, vi direi quelli contenuti in Sting-O!.
A chiusura della scaletta si trovano Dark Tropicana che è esattamente ciò che il titolo preannuncia e la rabbia e la disperazione di Bad Times.
Di fronte a queste canzoni Lux, Ivy e Jeffrey Lee potrebbero, bontà loro, accennare un sardonico quanto tirato sorriso di benevolenza e, per quanto mi riguarda, non riesco a pensare ad un miglior apprezzamento.
Così la procrastinazione è una formula fondamentale dell’ edificio della nostra vita. (Robert Musil, L’uomo senza qualità pag. 254).
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