dal 1999

Recensione : The Gentlemens – Triage

Se sentite di meglio provenire dai patrii confini ditemelo

The Gentlemens – Triage

The Gentlemens - Triage - In Your Eyes EzineCazzo vuol dire sta parola sovranista che al giorno d’oggi sento usare ad ogni piè sospinto?

Un attimo che vado a leggermi il significato sul vocabolario…dottrina politica che sostiene la perservazione o la ri-acquisizione della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno stato etc.etc. Bene, lasciamo perdere la politica, ed in modo assai più pragmatico viriamo il termine in campo musicale.

Ebbene io, sentendo questo nuovo disco dei Gentlemens, sono un sovranista perché, sia a detto a chiare lettere, di album così non se sentiva da tempo tantomeno provenire dalle grandi mecche del rock’n’roll. Certo parlando del terzetto anconetano si potrebbe usare i soliti nomi ed i soliti raffronti tipo Oblivians o Gun Club (avessi detto fuffa) ma di fronte alle undici canzoni che compongono questo Triage è bene parlare solo ed esclusivamente di loro,senza paragoni, perché hanno raggiunto un tanto livello di maturità – detto nell’accezione positiva del termine – da poter essere citati senza ingombranti similitudini.

L’album si apre, parafrasando Sandro Piccinini, con due autentiche sciabolate tese Still I Am e Sheltered che rappresentano il biglietto da visita della band e annichiliscono l’ascoltatore proiettandolo in un mondo di gaudente disagio.

Ma andando avanti certo non mancano altri pezzi da paura tipo Let You Die una potenziale hit nel pianeta che vorremo – o nell’isola che non c’è, fate voi – A Second Coming che per i parametri dei Gentlemens è quasi “suadente”, John Q Public Blues la canzone che Jon Spencer o Jack White non scrivono da anni (date pure un’occhiata al video ne vale davvero la pena), She Made Me Hard nella quale emerge prepotentemente l’anima blues dei nostri (quel blues che tanto odierebbero i puristi della minchia), per chiudere con Sin-Love Pray che è, dio e la band mi perdonino, quasi dylaniana.

Siamo appena alla metà di febbraio ma già un posto è stato occupato nella mia playlist di fine d’anno.

Fate vostro questo disco e suonatelo ad un volume intollerabile, rischiate una denuncia per molestie, ma fatelo, solo così potrete coglierne l’essenza e, almeno per un breve lasso di tempo, essere davvero felici ed appagati.

 

Track List
1) Still I Am,
2) Shattered,
3) Shamelove,
4) Let You Die,
5) Out Of Here,
6) A Second Coming,
7) John Q Public Blues,
8) Lower Ground Floor,
9) She Made Me Hard,
10) D’Lana’s Flavor,
11) Sin-Love Pray

Etichetta Label
Hound Gawd! Records

Share:

Facebook
Twitter
Pinterest
LinkedIn
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

THE HIP PRIESTS – RODEN HOUSE BLUES

Non sbagliano un colpo gli inglesi Hip Priests, quintetto attivo dal 2006 e quest’anno giunto a pubblicare il suo quinto studio album, scritto durante il periodo pandemico, “Roden House Blues” (titolo che prende il nome dal luogo in cui la band prova) uscito a inizio

“La scimmia sulla schiena” di William Burroughs, edito da Rizzoli

La scimmia sulla schiena di William Burroughs

Uscito in America nel 1953, Burroughs iniziò a scrivere “La scimmia sulla schiena” a Città del Messico, dove rimase dal ’48 al ’50 frequentando l’Università del Messico per studiare la storia azteca, la lingua e l’archeologia maya.

Corey Taylor – CMF2

Corey Taylor: Una carriera solista che sta assumendo sempre più importanza e spessore musicale.

Scientists, due date in Italia

Le leggende garage/blues/punk/swamp-rock australiane Scientists saranno prossimamente in Europa per una tournée a supporto del loro ultimo studio album, “Negativity“, uscito nel 2021 e registrato dalla line up del periodo 1981-1985, composta dal frontman cantante/chitarrista Kim Salmon, il chitarrista Tony Thewlis, il bassista Boris Sujdovic