iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : SCHIZOPHONICS – HOOF IT

Queste poche righe iniziali basterebbero già da sole per terminare la recensione di "Hoof it", terzo album degli Schizophonics, duo garage rock di stanza a San Diego..

SCHIZOPHONICS – HOOF IT

Questo disco è una bomba rock ‘n’ roll da mandar giù tutta d’un fiato: io l’ho fatto, ascoltandolo a tutto volume in cuffia, e mi ha fatto saltare in aria e scapocciare dal primo all’ultimo secondo, lasciando il mio apparato uditivo ancora voglioso di schiacciare il tasto “replay” e ripetere il rito godurioso un’altra volta, e un’altra ancora.
Queste poche righe iniziali basterebbero già da sole per terminare la recensione di “Hoof it“, terzo album degli Schizophonics, duo garage rock di stanza a San Diego, formato dai coniugi Pat Beers (voce, chitarra e basso) e Lety Mora-Beers (batteria e backing vocals) due ragazzi che il rock ‘n’ roll lo hanno ascoltato a modo e, da quasi un decennio a questa parte, ne hanno rielaborato una propria, esplosiva versione (coadiuvati da una rotazione di bassisti per i concerti e i tour) che rende magnificamente in sala di incisione ma, ancor di più (e qui si riconosce la vera bravura dei musicisti, in generale) negli abrasivi concerti dal vivo, durante i quali la matrice garage rock del loro sound deflagra in tutta la sua potenza ed esuberanza
Dopo il debutto “Land of the Living” nel 2017, e il secondo Lp, “People in the Sky“, anche per gli Schizophonics è arrivata la fatidica pubblicazione del terzo full length, quello che (si dice spesso) rappresenta il momento della verità, del tutto per tutto, “o la va o la spacca”, la prova cruciale che può consacrare o condannare definitivamente le sorti di una band. Esame brillantemente superato a pieni voti dal combo americano, che con “Hoof it” (uscito su Pig Baby Records) continuano spediti nella loro corsa elettrica, smussandone leggermente gli angoli più spigolosi, il tutto in favore di una maggiore compattezza sonora.
Sin dall’opener “Desert Girl” si viene investiti da un groove eccitante e una scarica di riff adrenalinici che fanno presa in maniera contagiosa e si dipanano lungo tutti gli undici brani del lotto, in un folle ibrido che si richiama al Detroit Sound di Stooges e MC5 (e di questi ultimi, i nostri hanno realizzato, due anni fa, una cover della loro “Black to Comm“) e, di riflesso, pure Radio Birdman e Saints, ma anche a James Brown e Little Richard (che Pat e Lety hanno omaggiato in una tribute band chiamata The Little Richards) ai Sonics, a Jimi Hendrix. C’è la trascinante “Won your love“, col ritornello dall’uncino perfetto e strutturata proprio per diventare un nuovo cavallo di battaglia ai concerti, anche se, onestamente, ridursi a  fare una analisi track by track non renderebbe giustizia all’energia che si sprigiona dalla mezz’ora tellurica che ci regalaHoof it” (e un plauso va anche a Dean Reis e Steve Kaye che, in fase di missaggio, sono riusciti a catturare su disco la furia sonica che il duo/trio riversa, senza risparmiarsi, nelle performance dal vivo) per cui bisognerebbe soltanto alzare i decibel audio e lasciarsi trasportare dal flusso di questo scatenato rock ‘n’ roll party. E una conclusione affidata a un titolo come “Dance at the end of time” è incredibilmente adatta per questi tempi di merda, in cui il genere umano non è mai stato così vicino a causare la distruzione di questo pianeta, ma almeno rinnova quella massima di Pete Townshend sul rock che non elimina i nostri problemi, ma ci permette di ballarci sopra.
High-octane punk che riesce a ricreare l’atmosfera di sudata trasgressione e gusto per il proibito dei concerti non-stop dei Ramones al CBGB, ma rivisitata con James Brown al microfono al posto di Joey Ramone; grezzo proto-punk e Memphis soul e feeling R&B, attitudine in-your-face e Seventies fuzz rock miscelati in uno sguaiato cocktail da bere per andare fuori di cervello.
Per chi vi scrive, “Hoof it” è sicuramente uno dei long playing più divertenti ascoltati in questo 2022, e probabilmente si ritaglierà un posto nella personale “top ten” di fine anno, un piccolissimo ma giusto omaggio da tributare a uno dei R’N’R live acts più selvaggi degli States.

1. Desert Girl2. Creature3. Hoof It4. Won Your Love5. Pendulum6. The Alchemist Twist7. Turns to Glass8. Underneath the Moonlight9. Rain Down10. Ready11. Dance at the End of Time
Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

SEX MEX – COLD, NOT CUTE Ep

Ad appena pochi mesi di distanza da un prolifico 2023 che li ha visti pubblicare due Ep e il loro ultimo studio album, “Sex Mex ’23” (rilasciato solo quattro mesi fa) i texani Sex Mex tornano a far uscire nuovo materiale, ed è un altro

KIM GORDON – THE COLLECTIVE

Spiazzante. Non pensiamo esista aggettivo più appropriato per descrivere il nuovo album (il secondo del suo percorso da solista) di Kim Gordon. La ex bassista/chitarrista/cantante dei Sonic Youth è infatti tornata a inizio marzo, a cinque anni dall’esordio in proprio, “No home record“, con un

Peawees, a settembre il nuovo album

Si intitolerà “One ride” il nuovo album dei garage rockers Peawees, che faranno uscire il loro ultimo lavoro discografico il 6 settembre su Wild honey records (con licenza esclusiva nordamericana per Spaghetty town records e in Spagna per Folc records). Per l’ormai veterana band di

THE UNCLAIMED – CREATURE OF THE MAUI LOON

Non è certo un’impresa facile quella di trattare del nuovo album di una band sapendo che in realtà (e con buona probabilità) potrebbe anche esserne l’ultimo perché, poco tempo prima della sua uscita, essa ha perso il suo frontman, membro fondatore e fulcro principale. C’è