iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #3

In questa puntata parliamo di: Sabbia, Radien, Lustre, Lumsk e Lethvm. Tra i più interessanti ascolti sotto la canicola segnaliamo questa volta.

In questa puntata parliamo di: Sabbia, Radien, Lustre, Lumsk e Lethvm. Tra i più interessanti ascolti sotto la canicola segnaliamo questa volta.

ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #3

Tra i più interessanti ascolti sotto la canicola segnaliamo questa volta

Lethvm “Winterreise” (Dunk! Records)

Terzo album per i Lethvm. Tematicamente ispirato all’omonima serie di poesie scritte da Wilhelm Müller e magistralmente musicate da Schubert, ”Winterreise” è un’esplorazione cruda e profondamente commovente del dolore, del dolore e delle conseguenti cicatrici emotive. Tra atmosfere pesantemente lacerate, devastazione e ricerca del candore primordiale che guarda alla bellezza, il disco risulta piacevolmente gradevole grazie alla sua versatilità. Disco mirato e realizzato con grande cura, l’album mostra una band perfettamente a suo agio, in grado di lavorare con una tavolozza sonora monocromatica ma al tempo spesso capace di sperimentare una moltitudine di sfumature, e preziosi dettagli. Un disco straziante, di grande intensità e lancinante malinconia, che trasuda angoscia. Uno di quelli che si fanno ricordare.

Lumsk “Fremmede Toner” (Dark Essence Records)

Dopo un silenzio di 15 anni o poco più, i Lumsk tornano con un nuovo album, il quarto della loro carriera. ”Fremmede Toner” ce li riporta alla luce in ottima forma, dopo una serie di avvicendamenti, che ne hanno momentaneamente compromesso il futuro, rallentando la produzione dell’album. Il disco è un concept che trae ispirazione da un raccolta di poesie del norvegese Andre Bjerke.

Dodici episodi caratterizzati da una base atmosferica/ambient combinata con elementi di folk nordico e progressive metal. Si tratta senza alcun dubbio della loro opera più intrigante fino a questo momento, che ci permette di guardare al futuro dei norvegesi pensandolo quanto mai distante dal folk metal vichingo degli esordi. Siamo alle prese con un album decisamente maturo, che lascia presagire un cambio di rotta che, stando a noi, non può che regalare succose novità per le nostre orecchie.

Lustre “Reverence” (Nordvis Produktion 2023)

Lustre è un progetto che in ambito ambient black è riuscito a ritagliarsi un ruolo di primo piano. “Reverence” è il loro più recente EP che ce li ripresenta molto più oscuri e intransigenti rispetto a “A Thirst for Summer Rain”, loro ultimo full lenght dello scorso anno. Un solo maestoso brano, oltre venti minuti di magia per questa ennesima opera di Nachtzeitm, che per l’occasione si avvale della collaborazione di J.J. degli Harakiri for the Sky. Tra i synth mai come oggi in primissimo piano, e quella vena di epicità che continua a emergere durante tutto l’ascolto, il disco si colloca tra le uscite ambient più variegate. Molto meno black quindi, per una resa sonora che guadagna in qualità e pulizia, pur mantenendo un approccio mistico e di grande impatto. Un buon intermezzo in attesa del prossimo album, quello che dovrà dirci quale strada stia prendendo Lustre.

Radien “Unissa Palaneet” (Svart Records, 2023)

Dopo il debutto “Syvyys” (2018, Bunkkeri Records), tornano a farsi sentire i finlandesi Radien. Realtà che nasce come connubio tra doom e sludge, ma che con questo ultimo lavoro vira verso un approccio più intenso e maggiormente granitico, frutto di una ritrovata affinità in fase compositiva. “Unissa Palaneet” è un monolite che si contraddistingue per una densità non indifferente: ogni attimo è complice dell’impeto generale che man mano diventa sempre più imponente. Svart Records colpisce nel segno ancora una volta, e l’album è la perfetta attestazione della crescita della formazione finlandese che pur trovando molte affinità con altre realtà locali più conosciute a livello internazionale, riesce ad andare oltre, senza cadere nel citazionismo. Il loro è un lavoro che risulta decisamente pregno di idee intriganti che lasciano ben sperare per il futuro della band da Helsinki e già ora la rendono una realtà da tenere in considerazione.

Sabbia “Domomentàl” (Kono Dischi)

Casa ideale per una miriade di motivi, uno su tutti l’idea di “consorzio del suono” e di famiglia allargata nella quale ognuno porta il suo bagaglio, e lo mette a disposizione di tutti, con nel cuore e nella mente l’idea di DIY, e scena che da un pezzo manca alle nostre latitudini, Kono Dischi sta diventando un punto di riferimento non solo locale, ma nazionale, merito si delle band che produce ma anche della loro capacità di andarle a scovare. Tra le realtà che da più tempo si sono legate a loro, i Sabbia sono sicuramente tra i più interessanti. E ce lo dimostrano con questo secondo album, che come da tradizione guarda all’eterogeneità musicale prima che a qualunque altra cosa. “Domomentàl” riesce ad essere tante cose, tutte contemporaneamente e tutte validissime da un punto di vista qualitativo. Non solo un disco quindi, ma un approccio e un messaggio veicolato attraverso lo strumento musica. Se finora si trattava di musica strumentale maggiormente concepita con l’intento di porre attenzione al singolo brano, inteso come unità a sé adesso tutto il disco fluisce abbattendo le barriere tra i singoli brani, abbracciando, molto più che in passato, l’idea di diventare una colonna sonora: psichedelica, visionaria e crepuscolare. Uno di quei crepuscoli che non ti aggrediscono con l’oscurità immediata, uno di quelli dove il tempo si dilata e riesci a percepire il cambiare della luce.

Lethvm - Acufeni :: Fastidi Auricolari Contemporanei #3

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
No Comments

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Italia Skins di Flavio Frezza

Consigliamo la lettura di questo interessante “Italia Skins” di Flavio Frezza, volume edito dalla Hellnation, in cui l’autore, per anni in prima linea con i Razzapparte, e protagonista della scena skinhead viterbese

Jaco Pastorius

Jaco Pastorius, era davvero il più grande bassista del mondo, e l’aveva ampiamente dimostrato, una gavetta spossante poi col suo primo disco, omonimo, un miracolo di purezza e perfezione.