iye-logo-light-1-250x250
Webzine dal 1999
Cerca
Close this search box.

Recensione : Red Morris – Lady Rose

Lady Rose è un salto nel mezzo al periodo d'oro per la musica del diavolo, anni in cui artisti dal talento straordinario, crearono musica di spessore, senza barriere o etichette, solo grande musica e note libere di emozionare.

Red Morris – Lady Rose

Lady Rose è il primo lavoro, interamente strumentale, per il chitarrista bresciano Maurizio Parisi in arte Red Morris, un album dal mood progressive che prende spunto dalle opere dei gruppi storici dei due decenni 70/80 tra hard rock e prog e tanta buona musica.

Aiutato da tre musicisti davvero bravi come Claudio Amadori alle pelli, Beppe Premi alle tastiere e Renato Mombelli al basso, Red Morris crea una mezzora buona di musica rock piacevole, per niente appesantita da troppi esercizi tecnici fini a se stessi, ma brani dall’appeal elevato anche per chi non è avvezzo agli album strumentali.
Un salto nel mezzo al periodo d’oro per la musica del diavolo, anni in cui artisti dal talento straordinario, crearono musica di spessore, senza barriere o etichette, solo grande musica e note libere di emozionare.
Red Morris riesce nell’intento di trasportarci fuori dal tempo con queste otto, bellissimie songs, che hanno nella varietà e nell’alternanza di atmosfere il loro punto di forza.
Si passa infatti da brani dove l’hard rock di band come i Deep Purple prende il sopravvento (la bellissima e drammatica Mystery), altri dove l’anima prog risulta più accentuata (Black’s Eyes) per passare a vere e proprie perle come Celtica, ottimo brano progressive dalle bellissime atmosfere folk, ed il blues rock irresistibile di My Life Blues (Go Go) brano settantiano che mette in luce la bravura di tutti i componenti della band, regalando una manciata di minuti ad alto tasso rock’n’roll.
Nel mezzo di questi ottimi brani, ancora grande Rock con tracce che continuano a modellarsi e prendere forma con gli ascolti (l’opener Golden Angel e la title track ricordano colonne sonore di film dimenticati in qualche scatolone polveroso, su scaffali di stanze ormai deserte di Cinecittà), lasciando che l’ottima vena compositiva e la bravura dei musicisti ci prendano per mano, facendo da Cicerone nel variegato mondo di Lady Rose.
Gran bel lavoro, arrivati in fondo la voglia di risentire l’album è tanta e per un lavoro strumentale credo sia il complimento più bello che si possa fare: congratulazioni ai musicisti coivolti e naturalmente al chitarrista bresciano.

Tracklist:
1. Golden Angel
2. Lady Rose
3. Mystery
4. Independence
5. Black’s Eyes
6. Celtica
7. My Life Blues (Go Go)
8. My Sea’s Echoes

Line-up:
Red Morris – guitar
Claudio Amadori – drums
Beppe Premi – keyboards
Renato Mombelli – bass

Get The Latest Updates

Subscribe To Our Weekly Newsletter

No spam, notifications only about new products, updates.
3 Comments
  • Avatar
    gianni
    Posted at 22:32h, 20 Ottobre Rispondi

    Grandissimo Red Morris musica che regala emozioni , fantastico album . Gianni

  • Avatar
    A
    Posted at 11:35h, 22 Ottobre Rispondi

    GRANDE ALBUM E BELLISSIMI PEZZI!! Ho acquistato il CD e me lo sto godendo tutto, dalla prima all’ottava traccia! Allora la buona musica esiste ancora!

    • Avatar
      admin
      Posted at 11:50h, 22 Ottobre Rispondi

      e la trovi sempre qui… 🙂

Post A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE

Kensington – Control

La band capitanata da Casper Starreveld ha creato un album che ha il destino già scritto prima di arrivare all’orecchio dei fans, una raccolta di canzoni pregna di atmosfere melanconicamente melodiche, con più di un riferimento al rock alternativo degli ultimi vent’anni, molto britannico concettualmente, ma assolutamente già sentito sui canali e radio specializzate in musica e cultura indie.

The Pier – The Pier

Per gli amanti del genere un album da ascoltare a più riprese, ed una band da seguire visto l’enorme potenziale artistico.

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti australiani incorporano in un’unica opera quella che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta