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Recensione : Paul K – Hyperobjects

Un capolavoro al secondo disco per Paul K, una porta sui tantissimi mondi che stanno dietro di noi.

Un capolavoro al secondo disco per Paul K, una porta sui tantissimi mondi che stanno dietro di noi, un disco in evoluzione continua, che sposa benissimo l’ambient con l’elettronica e la musica contemporanea.

Disco commovente, in stile Ryuchi Sakamoto, Brian Eno e Hinako Omori giusto per dare qualche coordianta. “Hyperobjectives” ha il pianoforte in prima linea, ierofante che guida tutto e dà la direzione, e dietro un universo, suoni che si rincorrtono e creano a loro volta nuove galassie e nuovi firmamenti che risplendono.

Nella musica di Paul K ci sono moltissime cose, il punto di partenza sono l’ambient e la musica contemporanea con forti influenze elettroniche, infatti questo disco può essere catalogato (che brutta parola) sia come musica contemporanea che come musica elettronica. In queste tracce c’è uno spirito potente che esprime la meraviglia rispetto alla vita e a ciò che ci circonda con melodie che partono dal piano, strumento che racchiude quasi tutti gli altri, per andare oltre e con non moltissimi elementi creare atmosfere particolari, rarefatte ed eteree.

Ci si sente molto bene ad ascoltare questo disco, frequenze curative per la mente e non solo, come se si rimettessero al loro posto molti pezzi che prima non riuscivano a stare assieme, dispersi e senza comunicazione.

Una traccia come “Metanoia” racchiude tanto di Paul K, un artista che esplora suoni e situazioni, riportando ad apprezzare la musica per quello che è, sia in sto di quiete che di movimento. Undici tracce da ascoltare sia ad occhi chiusi che ad occhi aperti, fluttuando su iperoggetti come dal titolo, immersi nella modernità dell’elettronica mediata dal pianoforte, strumento eterno e immutabilmente cangiante.

Ci sono tantissimi momenti davvero notevoli nel disco, che regala tantissimi ascolti e travalica moltissimi generi, portando ossigeno per chi vuole cercarlo ancora.

Un capolavoro al secondo disco per Paul K, una porta sui tantissimi mondi che stanno dietro di noi, un disco in evoluzione continua, che sposa benissimo l’ambient con l’elettronica e la musica contemporanea.

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