Organ – Tetro

Tetro tiene fede al titolo con il suo carico di sensazioni oscure ed opprimenti, prive di sbocchi melodici o aperture di stampo modernistico.

Organ – Tetro

Minacciosa entità sonora proveniente dal nord est, gli Organ colpiscono nel segno al primo tentativo con il loro stoner- sludge doom ossessivo ed annichilente.

Sulle tracce di act come i Belzebong, tra gli altri, i quattro bellunesi ne accentuano la ferocia in senso metallico lasciando meno spazio ad una forma drogata di psichedelia per far convergere il tutto in riff micidiali, esaltati dalla loro stessa reiterazione.
Disco che si può definire di fatto strumentale, vista la marginalità delle parti vocali, Tetro tiene fede al titolo con il suo carico di sensazioni oscure ed opprimenti, prive di sbocchi melodici o aperture di stampo modernistico.
In quest’opera, monolitica nel suo catramoso incedere, spicca la presenza di un brano formidabile come Kholat Syakhl (montagna russa sulla quale, nel 1959, trovarono una morte ancora oggi avvolta nel mistero nove giovani escursionisti), nel quale la distorsione sonora tipica del genere trova la sua sublimazione in un crescendo angosciante ed irresistibile.
Tutto sommato non da meno anche l’opener Slave Ship e la conclusiva Enuma Anu Enlil, con le più brevi Witch House ed Hal a costituire un succoso contorno per portate appetitose pur nella loro notevole pesantezza.
Una piacevole sorpresa, soprattutto per la capacità da parte del quartetto veneto di rendere avvincenti soluzioni sonore in un’area stilistica in cui il confine che separa coinvolgimento e noia è molto sottile, e in questo gli Organ dimostrano la loro abilità nel non finire dalla parte sbagliata; ecco, magari un disco di questa levatura avrebbe meritato una copertina migliore, ma questo è decisamente un peccato veniale.

Tracklist:
1. Slave Ship
2. Witch House
3. Kholat Syakhl
4. Hal
5. Enuma Anu Enlil

Line-up:
Alessandro De Pellegrin – Bass
Giulio Fabbro – Drums
Luca Rizzardi – Guitars, Vocals
Alessandro Brun – Guitars, Vocals

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