Giuseppe Argentiero, noto ai più con il suo progetto Vostok ispirato al progetto spaziale sovietico che portò per la prima volta un essere umano in orbita, ci regala il suo esordio come solista.
Niemandrose è il nome scelto per questo suo percorso intimista, il primo senza la sua compagna nei Vostok Mina Carlucci.
Se Niemandrose letteralmente sta a significare “rosa del nulla o rosa di nessuno”, mutuando la poetica di Paul Celan, da un punto di vista strettamente musicale “Stalingrad” rappresenta e si identifica con un disco elegante e raffinato.
Sono soltanto tre gli episodi che lo compongono ma si tratta di momenti di puro lirismo che non fanno minimamente sentire la ridotta distanza su cui si cimenta Giuseppe. Non serve aggiungere altro ad un disco come questo, qualunque altro orpello avesse deciso di sommare ai brani in questione sarebbe stato fuori luogo. Non conta quanto un disco dura ma quanto ci entra dentro, quanto ci trasporta mentalmente, quante emozioni riesce a suscitarci, quante volte lo rimettiamo da capo una volta finito l’ascolto.
Concettualmente “Stalingrad” racconta storie d’amore e di guerra. Storie di chi ha perso tutto in seguito agli eventi bellici e cerca tra le macerie il modo per rialzare la testa e tornare alla vita (“tra le macerie dove nessuno vuole risorgere, le mie speranze sono luce sanguinante“), dedicando il pensiero a chi ci è stato portato via dalla guerra, perdendoci tra i ricordi di chi abbiamo amato e che non dimenticheremo.
Musicalmente siamo alle prese con un album intimista e caldissimo, dove la chitarra acustica di Giuseppe ricama melodie avvolgenti, delicate e seducenti. Un album che tocca direttamente l’anima con la sua ricercatezza sonora volta ad instaurare con l’ascoltatore un legame diretto, emozionalmente molto toccante.
Uno di quei dischi che siamo costretti ad ascoltare nel silenzio delle nostre stanze, spoglie di tutto quell’inutile coacervo di tecnologia che ci ha rubato l’anima. Quella stessa anima che Giuseppe con Niemandrose cerca di farci riscoprire. E che i suoi arrangiamenti delicati e suadenti contribuiscono ad abbellire.
L’album è uscito nella sola edizione in vinile 12”. E che edizione! “Stalingrad” ha una veste grafica a dir poco eccellente, segno che Niemandrose è più di un progetto collaterale per Giuseppe. È un’altra strada che ha scelto per farci riflettere sulle brutture del mondo moderno e su come recuperare l’umanità perduta. Curato in ogni dettaglio “Stalingrad” è sicuramente uno dei dischi che più mi hanno impressionato per l’alta qualità sia sonora che estetica. Numerato a mano nell’edizione limitata a sole 200 copie, rappresenta un oggetto che dovrebbe far parte di quel mondo “magico” che parla direttamente all’anima e che raccoglie musica, letteratura, pittura e tutte le altre forma d’arte degne di tale nome.
Da sempre parlo della ricerca della bellezza in ogni sua forma per realizzare quel salto di qualità culturale che auspico e che ad oggi ancora non ho potuto vedere nella sua concretezza.
Con un disco come questo rischiamo (finalmente) di dare del tu alla bellezza.
Se la storia la scrivono i vincitori sono i vinti quelli che ci toccano il cuore. “Stalingrad” è la perfetta colonna sonora di questa vicinanza emotiva.
Grazie Niemandrose.
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